È interessante l’incontro tra l’enigmistica italiana e la letteratura potenziale. Questa, si sa, nasce da quel “laboratorio” francese dell’Oulipo (l’Ouvroir de Littérature Potentielle) nato dalla felice aggregazione di letterati appassionati di scienze esatte e di matematici amanti della letteratura. L’attività degli oulipiani è stata sempre tesa alla ricerca di nuove forme di far poesia, di fare letteratura, sperimentando vie nuove e nuove costrizioni. Costrizioni spesse volte formali ma, in ogni caso, per gli oulipiani il gioco è fatto allorché, assunto un determinato vincolo, vien fuori un prodotto tutto costruito nel rispetto di quella regola.
Una della tante acrobazie di questi giocolieri francesi della parola è la boule de neige, originale composizione nella quale si assiste al continuo dilatarsi della scrittura in virtù dello scritto formato da parole dal numero di lettere sempre crescenti di una sola unità (proprio come una palla di neve…). La tecnica è in qualche maniera riconducibile a quella del classico technopaegnion, un carme figurato costituito da una serie di versi di differente lunghezza, che generano nel loro insieme un disegno. L’effetto è meglio assicurato da una visione a distanza della massa scritta, che, in tal modo, più nettamente si staglia sullo sfondo bianco della pagina.
Gli enigmisti sono però più esigenti, in quanto non si accontentano generalmente della sola restrizione formale; questa, se c’è, non rimane mai fine a sé stessa, ma diventa il pretesto, il punto di partenza per tessere su di essa le trame di una vera e propria bivalenza semantica. È certamente più sofisticato, ad esempio, il risultato di questo enigma di Paolo Marucchi, nel quale la doppia significazione viene addirittura dichiarata nella stessa figurazione del testo.
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