Si conferma un valido indirizzo questo ristorante capitanato dal bravo chef Marco Ambrosino, il quale propone una cucina di ispirazione mediterranea e prettamente con ingredienti stagionali; non a caso, infatti, il menù cambia frequentemente. Oltre alla scelta à al carte, sono disponibili dei percorsi degustazione e un menù lunch (disponibile solo a pranzo) di tre portate.
Per la nostra verifica abbiamo optato per quest’ultimo, il quale ci consente di inserirlo nella fascia del pranzo e considerarlo tra le migliori pause golose in città. Molto interessante anche la carta dei vini che contiene per lo più etichette naturali o biodinamiche, piccole produzioni non molto note dai ricarichi corretti. Dopo essere stati accolti da una gustosa pagnottella fatta in casa e dell’olio di cultivar tonda iblea servito in una ciotolina al tavolo, abbiamo assaggiato il piccolo benvenuto offerto dalla cucina: un infuso di Marsala, capperi e olio al timo, una focaccia di pomodoro con ripieno di maionese al miso e polvere di pomodoro sopra, una finta oliva ripiena di olio tonda iblea, sambuca e olio all’arancia e un macaron di farina di mandorle e burro di acciughe, dal piacevole contrasto dolce/salato.
Subito dopo è stata la volta de “le orme del gabbiano”, due gustose frittelle di alghe servite con una maionese al finocchietto che riproduceva le orme dell’uccello, e dell’intenso pomodoro San Marzano alla brace con limone, crema di mandorle e tartufo nero. Intensità e persistenza le troviamo anche nelle ottime eliche “zuppa forte” di pesce e cicoria, dove la pasta ben al dente era insaporita da un ristretto di pesce e della cicoria tagliuzzata sopra.
Carni tenere quelle del rombo, “cenere di mare” e fagioli fermentati, dove quest’ultimi però non aggiungevano nulla al piatto. In chiusura un buon infuso analcolico di erbe e della piccola pasticceria, invero non particolarmente incisiva.
28 Posti: ambiente
I lavori di ristrutturazione del locale sono stati eseguiti dai detenuti del carcere di Bollate e i tavoli, le sedie e gli armadi del ristorante derivano dal laboratorio di falegnameria che è stato avviato dall’associazione Liveinslums Onlus Ong all’interno dell’istituto penitenziario. L’atmosfera, nel suo complesso, è essenziale e curata; d’estate, poi, è disponibile anche un tranquillo dehor allestito sulla via che porta direttamente ai Navigli.
Servizio: Cortese anche se un po’ troppo di maniera.
Voto 4/5
28 Posti, Via Corsico, 1 – Milano. Telefono 02/8392377
Recensione tratta da La Pecora Nera Editore