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Chavez avrebbe finanziato, dieci anni fa, il Movimento 5 Stelle. E allora?

Chavez è stato presidente del Venezuela per 14 anni, dal 1999 al 2013. E lo sarebbe magari per altri anni, se non fosse stato per il cancro. Ha, utilizzando gli alti prezzi del petrolio, cambiato elargito soldi e potere ad una larga parte di cittadini del suo paese che, sino ad allora, non disponeva nè di quelli che di questo. Moltissimi cittadini venezuelani l’hanno venerato per questo; altri l’hanno odiato. Ci sta.

In questa sua veste ha sostenuto Cuba, i movimenti di sinistra latino-americani, il governo di Lula; e anche i populisti di sinistra in Europa e, particolarmente, in francia, Spagna e Italia. Sempre un sostegno politico; talvolta, magari anche un sostegno finanziario. Così come Gheddafi, figura molto più discutibile di Chavez ha sostenuto, anche finanziariamente Mandela, figura più luminosa di Grillo; essendone pubblicamente ringraziato per questo. E senza che nessuno ci trovasse da ridire.

Tutto questo ci sta. Anche perchè, in questo mondo così volgare e imperfetto, tutti hanno preso soldi da tutti e per anni. Senza che nessuno ci trovasse da ridire, aprendo scandali o processi politico/giudiziari. Una prassi che si è estesa a dismisura, almeno ma non solo nel nostro paese in virtù di una demenziale cancellazione del finanziamento pubblico ai partiti che ha aperto infinite strade ai vizi privati e all’ipocrisia pubblica.

Di questa pantomima fa parte l’inchiesta aperta da un giornale di seconda fila spagnolo e a dieci anni data dall’evento incriminata. difficile pensare che questo improvviso interesse sia frutto di un altrettanto improvviso amore per la verità e la giustizia. Possibile, anzi probabile che sia stato frutto di un disegno politico non certo scaturito in Spagna; e di una ricerca non certo cristallina e verace anche perchè “commissionata e orientata allo scopo politico che si intendeva raggiungere…”. Ma anche questo ci sta. Perchè se il gioco politico è senza regole, questo vale anche per l’informazione.

Quello che non ci sta è invece è il fatto che su questa vicenda si concentri, a partire da oggi, l’interesse e lo sdegno dei politici e dei media italiani. E il tutto per coprire l’obbiettivo reale dell’operazione: colpire il M5S di ieri per far cadere il governo Conte di oggi. Tutti i giornali si sono prestai a questo disegno, con l’eccezione del Fatto e del Manifesto. E questo non ci sta, nè ci dovrebbe stare.

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Alberto Benzoni

Ha lavorato all’Iri dal 1958 al 1996, per oltre trent’anni all’Ufficio studi e poi a quello Internazionale. Iscritto al Psi dal 1957 al 2013. Viceresponsabile del settore esteri dal 1987 al 1992. Consigliere comunale di Roma dal 1971 al 1985, vicesindaco dal 1976 al 1981 nella giunta di sinistra di Argan e poi di Petroselli. Collaboratore di «Avanti!» e di «Mondo Operaio», di «Ragioni del Socialismo» e di numerosi altri periodici di area. Autore di una storia del Partito socialista e, assieme ad altri, di La dimensione internazionale del socialismo italiano (Roma 1993). Ha scritto anche Il craxismo (Roma 1991) e, assieme a Luca Cefisi, Il pacifismo (Roma 1995). Autore infine, assieme alla figlia Elisa, di Attentato e rappresaglia. Il Pci e via Rasella (Venezia 1999), di Le vie dell’Italia (Milano 2009) e, infine, di La storia con i se (Venezia 2013).

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