Sara Iannone, Presidente dell’Associazione culturale “L’Alba del Terzo millennio” ha pubblicato un volume collettaneo “Le Ragioni della Nuova Politica,” dove anch’io ho scritto un breve intervento. Nella sala Vanvitelli dell’Avvocatura Generale dello Stato, in occasione della presentazione del volume, si è svolto un convegno in cui ho svolto una succinta illustrazione del mio brevissimo saggio. Trasmetto a Moondo.Info e a Rivoluzione Liberale una sua libera trascrizione, con una concisa premessa.
In buona sostanza, dopo avere constatato che sul degrado del livello della lotta politica in Italia v’era (e vi è) un’inedita e presso che completa identità di vedute, ho detto che ritenevo importante capire le ragioni dell’ “Inverno del nostro scontento” (per citare John Steinbeck e il suo bel romanzo degli anni Sessanta). Ho proposto quindi di fare al think-tank della Iannone una serie di domande per sollecitare risposte pertinenti. Mi auguro che il volume che dovrebbe essere predisposto sugli interventi possa essere interessante almeno quanto quello già pubblicato.
Personalmente, io farò tesoro anche delle osservazioni dei miei lettori sui due giornali on line indicati sopra.
Ecco il testo delle mie domande. Ritieni:
1) Che per l’ignoranza e l’incompetenza della nostra classe politica vi siano responsabilità concorrenti:
a) dell’articolo 33 della nostra Costituzione che ha dato in mano alla Chiesa e a speculatori privati senza scrupoli, con scuole (prima “parificate” e poi addirittura “paritarie”) l’istruzione della popolazione di un Paese la cui cultura si era già fortemente caratterizzata, in due millenni, dalla presenza di molti ideologismi fanatici e irrazionali e che si è sempre tenuta lontana, nella valutazione dei mali della polis, dalla concretezza dell’esperienza e dell’uso della logica;
b) di una legge elettorale che affida ai capi-partiti (come ai boss delle gang) la scelta dei rappresentati in Parlamento (e quindi dei Governanti per una blanda applicazione della separazione dei due poteri auspicata da Montesquieu), sottraendola di fatto al “popolo sovrano”;
c) dell'”uso politico” della giustizia che allontana le “persone per bene” dall’attività politica per il timore di avvisi di garanzia a gogò (lasciandola nelle mani di chi, non avendo nè arte né parte, non ha nulla da perdere), reso possibile dalla previsione (paragonabile solo a quella analoga dello Stato d’Israele e senza altre condizioni simili in altri Paesi) di un Super-potere giudiziario che è non solo fuori della logica della divisione di poteri ben bilanciati e garantiti, ma che non risponde addirittura a nessuna altra legge se non quella da esso stesso interpretata, che continua a selezionare con il medesimo concorso e a mantenere nella stessa carriera gli impiegati statali cui affidare le ben diverse e delicate funzioni della pubblica accusa e del giudizio, che si autogoverna come uno Stato nello Stato, con un organo di chiara composizione corporativa.
2) Che per l’insipienza o per la mala fede della classe politica italiana, la nostra presenza nell’Unione Europea ha significato per il Paese:
a) l’accettazione di un cambio monetario con l’Euro vera premessa di un suicidio economico,
b) l’invasione nella nostra Costituzione (opera di rappresentanti eletti dal popolo che “sapevano leggere e scrivere”) di norme farraginose, come l’articolo 81, elaborate disinvoltamente da tecnocrati di origine bancaria,
c) la rinuncia a ogni ipotesi di crescita derivante da investimenti strutturali e sovrastrutturali,
d) la caduta libera dall’alto delle potenze industriali maggiori del mondo nel baratro di quelle a crescita zero,
e) la perdita dell’iper-commercio e della vendita dei prodotti di lusso con la cessione di tutti i nostri marchi a quelli francesi
f) il progressivo smantellamento dell’industria pesante siderurgica a tutto vantaggio di quella tedesca.
3) Che per la pavidità dei nostri uomini politici, molto più convinti dell’affermazione del Bene Assoluto a livello universale, che non dediti seriamente alla ricerca del benessere della “polis” da cui sono stati eletti e di cui noi facciamo parte, sono state permesse e continuano a sovrapporsi alla loro azione ingerenze di uno Stato estero che ha sede nei nostri confini, il Vaticano, che pure l’articolo 7 della nostra Costituzione aveva voluto indipendente e sovrano solo nel suo ordinamento e non oltre?
Naturalmente, il punto interrogativo è d’obbligo dopo ogni domanda.
In conclusione, questo che vi ho trascritto è quanto mi è venuto in mente “a caldo”. Se avrò da voi lettori altre domanda le trasmetterò al “think-tank” di Sara Iannone, cui invio questa mia nota per conoscenza.
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