Brava gente

Di Maio, Bongiorno e i ladri di polli

La vicenda delle nuove norme sulla prescrizione, motivo di dissidio tra Movimento 5 Stelle e Lega, da cosa molto seria si sta trasformando in una farsa, una tragica farsa. Da molti anni gli uomini ricchi e potenti che hanno commesso qualche peccatuccio non vanno più in galera come avviene per i ladri di polli, restano comodamente nelle loro ville con tanto di servitù, continuando la loro vita senza scosse ed attendono il trascorrere degli anni. Passato il tempo stabilito torneranno nelle aule giudiziarie (o meglio vi manderanno i loro avvocati) per sentire il giudice sentenziare che è passato ormai troppo tempo da quel peccatuccio e che di conseguenza lo stato rinuncia a punirlo. E tutti rimangono felici e contenti.

E’ una esperienza che hanno fatto illustri banchieri come Cesare Geronzi, avvocati disinvolti come Mills, dirigenti delle Ferrovie dello Stato a proposito del rogo alla stazione di Viareggio, grandi bancarottieri come Calisto Tanzi che con la sua Parmalat ha bruciato i risparmi di molte migliaia di persone, ha potuto profittare per alcuni reati della famosa prescrizione e sta scontando la pena residua dalla sua villa alla periferia di Parma, dalla quale può assentarsi dalle 9 alle 12, forse nella preoccupazione che a 80 anni non si strapazzi troppo. Anche Silvio Berlusconi ha potuto beneficiari di una bella prescrizione, non riuscendo ad evitare peraltro l’affidamento al servizio sociale come un ragazzetto un po’ troppo sbarazzino, anche se l’età era un po’ più avanzata.

Di Maio-Bongiorno

E’ stato facile per i grillini sventolare la loro bandiera contro la prescrizione, salvo poi in concreto prevedere solo la sua sospensione dopo il primo grado di giudizio: chi è condannato non potrà più ricorrere in appello solo per perdere tempo tra cavilli e rinvii, in attesa che passi il tempo sufficiente affinchè il reato sia dichiarato non più punibile perchè prescritto. E’ una rete a maglie larghe attraverso la quale sarà facile passare anche per i pesci più grossi che, se la norma venisse approvata sposterebbero la loro attenzione sul processo di primo grado per dilazionarne il più possibile le conclusioni, sempre in attesa della sospirata prescrizione.

La Lega la pensa diversamente: della questione se ne può parlare ma in un provvedimento di carattere generale sulla giustizia, cioè in un futuro di la da divenire. Troppi sono gli imprenditori leghisti perchè li si possa disilludere togliendo loro la possibilità di scrollarsi di dosso quelle guerricciole con la giustizia, magari per una bancarotta piccola piccola, o per un incidente sul lavoro, mortale o meno che sia.

A garantire il buon esito della battaglia leghista è Giulia Bongiorno, un tempo deputato di Alleanza Nazionale ed ora conquistata dal verbo di Salvini: di prescrizione l’avvocato Bongiorno è un vero esperto, dopo aver ottenuto che per alcuni reati a proposito di amicizie un po’ pericolose ne profittasse al processo di Palermo anche Giulio Andreotti. Non permetterà a nessuno di distruggere il suo passato: se norme come quelle ora in discussione fossero state allora vigenti forse il Divo Giulio avrebbe conosciuto le patrie galere.

Tra sventolare di bandiere pentastellate e severi richiami a questo o quel principio giuridico la discussione prosegue: nessuno sembra riflettere sulla possibilità di una giustizia più sollecita. Sarebbe cosa troppo seria per un governo ormai sulla linea del tramonto. Intanto per i ladri di polli la galera presto o tardi arriva sicura.

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Mario Pacelli

Mario Pacelli è stato docente di Diritto pubblico nell'Università di Roma La Sapienza, per lunghi anni funzionario della Camera dei deputati. Ha scritto numerosi studi di storia parlamentare, tra cui Le radici di Montecitorio (1984), Bella gente (1992), Interno Montecitorio (2000), Il colle più alto (2017). Ha collaborato con il «Corriere della Sera» e «Il Messaggero».

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