È finlandese la più giovane premier al mondo.
Sanna Marin è la nuova premier finlandese scelta dal Partito Social Democratico. A 34 anni è la più giovane premier al mondo. E’ stata cresciuta da due donne, guiderà un governo in rosa.
Su queste brevi notizie della politica finlandese la stampa e i media hanno trovato finalmente, ma non del tutto correttamente, terreno fertile per parlare di donne e politica. E che donne!
Perché Sanna Marin è giovane e per di più bella.
E’ stata cresciuta da due donne.
Guiderà un governo prevalentemente formato da donne.
Mentre in Italia, è risaputo che le donne che fanno politica sono tutte “racchie”, “cozze” o “puttane”.
E’ risaputo che due madri “lesbiche”, al contrario di una coppia tradizionalmente formata da uomo-donna, non possono dare un esempio di equilibrio affettivo nel crescere una bambina.
E’ risaputo che nelle istituzioni le rappresentanti possono-devono essere nominate per “quote rosa” più che meriti.
E’ risaputo che se mai una donna arriverà, per caso-circostanza a risolvere un vuoto di leadership, per dipanare una politica infilata dentro un buco nero, sarà votata, manipolata e osteggiata dagli stessi che l’avranno proposta.
Insomma chi inneggia a questa aria fresca, forse perché proveniente da un Paese nordico come la Finlandia, per fare scoop al femminile è stato accontentato.
E giù tutti ad inneggiare alla vera democrazia che lo ha consentito, ad approvare il curriculum di esse (sono anche brave!), a sbattere le ciglia con aria di approvazione e per celiare un qualche rimprovero alla politica nostrana.
Farsi belli facendo intendere che anche loro, assolutamente, sono d’accordo e sarebbero consenzienti a produrre un cambiamento simile, sempre nel caso si verificassero le circostanze e soprattutto se ci fossero donne adeguate, “ca va sans dire”.
E tutti pronti, in modo strumentale, a paragonare la politica, lo stile di vita, l’organizzazione sociale della Finlandia con la situazione italiana. Le cui differenze che ci contraddistinguono sono bene evidenti.
Dimensioni diverse, storia diversa, ricchezza diversa di quel Paese che ha messo il cittadino e i suoi bisogni al centro della politica che ha potuto fare un piano dir redistribuzione delle proprie ricchezze in modo equo e fruibile.
Un modello cui fare riferimento certo e magari: un paese in cui è stato possibile eleggere una giovane donna alla massima carica politica.
Questi i dati stretti: “Helsinki, 9 dicembre 2019 – Oggi il consiglio del Partito Socialdemocratico ha deciso di approvare la proposta di Rinne per un programma di governo e di lasciare il governo. Il consiglio di partito ha nominato i suoi primi candidati ministeriali e candidati al Consiglio di Stato. Il consiglio di partito ha deciso di nominare Sanna Marin, la prima vicepresidente dell’SDP, come futuro primo ministro, 34 anni”.
Questa la sua prima dichiarazione: ”Sono una mamma di 34 anni ed un politico di Tampere. Lavoro come membro del parlamento e vice presidente del Partito socialdemocratico. Sono anche attivamente coinvolto nella politica locale a Tampere e nella regione di Pirkanmaa. Attualmente lavoro come membro del consiglio comunale di Tampere. Ho studiato amministrazione locale e regionale presso la School of Management dell’Università di Tampere. Ho un Master in Studi amministrativi (B.Soc.Sc.). I valori per me importanti sono l’uguaglianza, la libertà e la solidarietà globale. Questi sono anche i valori fondanti della socialdemocrazia. Anche le questioni ambientali e la sostenibilità ecologica sono molto importanti per me”.
E siccome nell’era di Internet mettersi a fare l’elenco del suo curriculum, tentare di spiegare la politica finlandese è quasi inutile, in quanto basta un click per sapere tutto, non resta che riflettere su quello che ci accade intorno.
Erano gli anni del ‘900: quelli in cui centinaia, migliaia di uomini e donne, bambini e vecchi, hanno perso la vita in una guerra contro ogni forma di dittatura, di occupazione straniera, per raggiungere la democrazia.
Ed erano gli anni del ‘900 quelli che videro impegnati uomini e donne nella riconquista della dignità sociale e nella ricostruzione del proprio territorio. Erano anche gli ultimi anni del ‘900 quelli in cui sono cresciuti tanti giovani, imparando la storia dei loro padri, pieni di speranze per il futuro.
Ed è stata proprio la democrazia conquistata che ha consentito nei decenni successivi di manifestare legittime proteste, l’avvicendarsi dei governi, guidato la politica e la società.
A porre per primo le rivendicazioni che emergevano da una parte della società, le donne, ci ha pensato a suo tempo il Movimento femminista.
Con esso e per un certo periodo le donne di partito anche scontrandosi con i propri leader, le donne del sindacato, le donne della cultura ecc.
Ma la forma democratica del nostro paese non ha sposato una politica di genere, senza rinnegare alcuni interventi importanti, fino a quando non è stata costretta dall’Europa.
Tutto ciò per dire che in una società realmente democratica, come la vorremmo, la questione di genere, di parità salariale, di equità, di pari opportunità ecc. avrebbero dovuto essere risolte da tempo.
Ma poiché ogni volta che si parla di donne si rischia di scrivere un saggio (tanta è la sua complessità), un’ultima riflessione va rivolta proprio a loro in questa ultima vicenda finlandese.
Anch’esse fulminate sulla via di Damasco!
Evviva! Ancora una donna premier!
La riscossa delle donne si avvera!
E così felicitazioni autoreferenziali, scambi di commenti seguiti da cuoricini, baci e tutti gli emoticon possibili.
Non è così che si conquista il primato della Finlandia a casa nostra.
Al contrario, e forse sarà l’unica ed ultima carta da giocare per questo millennio più teso alle trasformazioni tecnologiche e alle sue conseguenze che a quelle sociali, dovrebbero trovare l’arma giusta per fare sentire il proprio disappunto e la propria forza pur senza imitare modelli obsoleti.
Possibile che una sardina valga più di una donna?
Che tutti, proprio tutti, vogliano che abbocchi al loro amo mentre le donne non vengono considerate neppure come mangime?
In fondo nuotiamo tutte/i nello stesso mare.
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