Il 25 novembre dovrebbe essere sempre, ogni giorno dovremmo ricordare questi numeri assurdi, che ci dovrebbero far vergognare perché tutto ciò accade sotto i nostri occhi e si consuma a pochi passi da noi.
Nel 2021 ogni giorno in Italia 89 donne sono state vittime di violenza. Secondo l’ultimo resoconto della Direzione centrale anticrimine della Polizia di Stato, nel 36 per cento dei casi, l’autore del femminicidio è stato il marito o il convivente. Le vittime hanno superato 100 e nell’ultima settimana ci sono state sei vittime.
Segneremo il viso con un segno rosso,oggi, moltiplicheremo le iniziative e saremo tutte impegnate a ricordare le vittime e a condannare la violenza. Ma oltre alle manifestazioni sarebbe bello poter avere leggi più dure contro il femminicidio, e soprattutto sentenze e giudizi che non lascino alcuno spazio a dubbi e visioni distorte. Molte delle vittime avevano provato a scappare, ad allontanare il pericolo e la minaccia, ad allertare le forze dell’ordine.
Cronache di morti annunciate, di figli orfani o vittime della furia omicida. Ogni giorno un titolo nei telegiornali, nomi e volti. Il condizionale che viene adoperato quasi sempre ed una frase che ci tormenta “si sarebbe potuto evitare”. Certo che si sarebbe potuto evitare, certo che si sarebbe potuto fare di più, certo che ognuno di noi può fare la sua parte. Ma perdonatemi anche la giustizia deve dare un segno chiaro e forte che nulla verrà perdonato e che nessuno di questi assassini dovrà mai ricevere giustificazioni. Un segno chiaro deve darlo la società, devono darlo le famiglie, le scuole e soprattutto la comunicazione.
Dobbiamo rimettere al centro l’umanità e non il possesso, pensiamo che una donna sia un oggetto, siamo ritornati indietro, chissà cosa frulla nella mente malata di questi individui “se non è più mia non sarà di nessun altro”, “le ammazzo i figli e la ammazzo”. Lasciamo sole persone che provano a lanciare l’allarme, a chiedere aiuto, a cercare di sfuggire alla morte.
Oggi più di ieri perché il Covid, il green pass, e tante altre cose tengono le luci accese su tante questioni e polemiche, mentre famiglie intere vengono distrutte, distruggendo altre famiglie e finendo per essere dimenticate il giorno dopo. Diamo un’onorificenza a queste donne, a questi bambini e bambine che negli istanti prima di essere uccisi si sono fidati dei loro aguzzini e li hanno anche amati.
Io non voglio immaginare il terrore, lo stupore di quegli attimi, in nome di tanto dolore bisognerebbe agire insieme. Più le donne diventano forti e consapevoli e più vengono colpite e offese, più scardinano sicurezze e mentalità patriarcali, più si mettono in pericolo.
Abbiamo involontariamente cancellato il dialogo, il senso di comunità, la condivisione dalle nostre vite, viviamo vite parallele con la nostra tecnologia sempre a disposizione, abbiamo abbandonato le periferie al degrado e all’isolamento, le persone alla solitudine, e non guardiamo più in faccia per strada le persone impegnati sui cellullari a fare cose “indispensabili”, per il virus non ci incontriamo più in ascensore e non possiamo più sorridere a chi è in difficoltà perché le mascherine ci tolgono ogni espressione, figurarsi leggere sui visi, paura e difficoltà.
Ritorniamo umani e salviamo qualche vita, educhiamo i nostri giovani a saper perdere non solo nei giochi ma anche nella vita, si può perdere un amore ma non togliere una vita.
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