Conservo due ricordi di Sergio Zavoli: il primo risale a quando lo ascoltavo religiosamente alla radio. La radio in questione era un Minerva con “l’occhio magico” che indicava la posizione sul quadrante (chiamata “scala parlante”) dove si trovava il segnale più forte.
Tra i programmi radio che ascoltavo vi erano il “Giornale Radio” ed il derivato “Radiosera“. Tra i miei conduttori preferiti del “Giornale Radio” vi era appunto il grande giornalista recentemente scomparso, Sergio Zavoli.
In seguito, lo Zavoli “virtuale” riprodotto dall’altoparlante radiofonico divenne uno Zavoli reale con cui potevo parlare in persona, quando era diventato presidente della Rai, nel periodo 1980-1986.
Ecco cosa scrissi (tradotto dall’inglese) per Television Radio Age.
, La rivista che dirigevo a New York City, il 6 ottobre 1980: “La nota stridente del Prix Italia [tenutosi a Riva del Garda il mese scorso] é avvenuta durante la cerimonia della premiazione, con Sergio Zavoli che ignora gli alti dirigenti delle Tv di altri paesi al punto da rifiutarsi anche di essere presentato ad alcuni di essi. L’atteggiamento di Zavoli riflette la tipica arroganza e mancanza di visione dei piccoli servi politici“.
A seguito dell’articolo fui chiamato a Roma per essere rimproverato dall’allora segretario generale del Prix, Alvise Zorzi (che ci teneva tanto a farsi chiamare Conte) e, a New York, dall’allora presidente di Rai Corp. Renato Pachetti, che, dopo avermi intimato di non scrivere più negativamente di Zavoli, per anni evitarono di invitarmi a qualsiasi incontro organizzato dalla Rai.
Ecco cosa era accaduto. Dal 1979 avevo preso a cuore il Prix Italia, il piú vecchio festival televisivo del mondo, che era diventato una finestra per la televisione italiana a livello internazionale. Per l’edizione del settembre 1980 mi ero prodigato per farvi partecipare alti dirigenti di societá televisive straniere. Tra questi vi era Roberto I. Marinho, vice presidente di Rede Globo del Brasile.
Mentre un gruppo di partecipanti al Prix, con in testa Zavoli, si stava recando alla sala per le premiazioni, Roberto, che tra l’altro parlava benissimo italiano, mi chiese se potessi presentarlo al presidente della Rai. Mi ero quindi avvicinato a Zavoli per dirgli che il vice presidente (e figlio del proprietario) della principale rete Tv del Brasile desiderava conoscerlo. Senza nemmeno girarsi mi rispose con un “non mi interessa minimamente“, con mio enorme imbarazzo, e poi rabbia. “Ma come“, fu la riflessione “un importante personaggio del settore fa un lunghissimo viaggio per onorare la Tv italiana e viene offeso in questo modo dal padrone di casa?“
I miei rapporti con la Rai comunque migliorarono dopo il 1986, con l’arrivo di Enrico Manca (presidente dal 1986 al 1992), di Walter Pedullá (1992-93) e quindi con la presidenza di Letizia Moratti (1994-96).
Foto: l’autore (a destra) con Roberto I. Marinho (a sinistra) ed il vice presidente di TV Globo, Joe Wallach (al centro) nel 1980.
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