A livello planetario non è un momento di grande popolarità per gli Italiani, soprattutto per quelli che si dedicano all’attività politica. I tempi della res publica romana (limitatamente all’epoca repubblicana “pre-cristiana”), gli anni fulgidi del Rinascimento e anche quelli, molto apprezzati, del cinema neo-realista, che hanno dato giusto lustro al Bel Paese, sono stati da tempo dimenticati, perché, oggettivamente, molto lontani.
Sulla stampa internazionale “l’italianità” ha una chiara connotazione negativa. Cristina Kirchner in Argentina ha detto che gli Italiani sono geneticamente “mafiosi” ed è difficile capire se, dati i pessimi rapporti con l’oriundo (piemontese) Jorge Bergoglio, abbia voluto includere nella diffamazione anche l’attuale Pontefice di Santa Romana Chiesa.
Negli Stati Uniti d’America, Nancy (Patrizia) Pelosi nata D’Alessandro, cittadina di Baltimora ma di famiglia italiana, per la prima volta nella storia della democrazia statunitense ha strappato non da quisque de populo ma da speaker della Camera il discorso di un Presidente Americano (nella specie: Donald Trump) con un gesto teatrale, ritenuto di pessimo gusto persino dalla stampa a lei amica.
Da diversi decenni, l’intera vita politica del Bel Paese del secondo dopoguerra mondiale è sotto il mirino dei mass-media internazionali, ed è considerata un poco raccomandabile esempio di caos anti-democratico, soprattutto per il modo in cui avviene la sostituzione dei leader politici.
In passato, uomini politici internazionalmente noti sono stati eliminati e condannati al silenzio da processi giudiziari risoltisi come si scioglie una bolla di sapone (come nel caso di Alcide De Gasperi e Attilio Piccioni); o assassinati da bande armate d’incerta provenienza e natura (come nel caso di Aldo Moro) o comunque sono morti in circostanze tragiche, da molti osservatori stranieri ritenute indegne di un Paese di grande civiltà giuridica e umana (come in quello di Bettino Craxi).
Dopo la scomparsa, realizzatasi con mezzi meno drammatici ma comunque di varia, complessa e persino misteriosa natura, degli altri leader della cosiddetta prima Repubblica, lo spettacolo che oggi è offerto al mondo dalla classe politica italiana è a dir poco indecoroso.
Capi-partito, da molti ritenuti sotto i livelli dell’alfabetizzazione, si impongono negativamente all’attenzione dell’intero Pianeta con atteggiamenti di palese incompetenza e in un modo che non ha precedenti nel mondo evoluto e civile; che rischia di fare scivolare ulteriormente il nostro Paese nella stima, già scarsa, degli altri Occidentali.
Lo spettacolo recente dell’aula del Senato con l’assenza totale del Governo, raccontata e illustrata con foto e riprese inequivocabili, la dice lunga sullo stato di degrado esistente tra le massime istituzioni e i poteri (Esecutivo e Legislativo) della Repubblica. E ciò, a tacere della ormai chiara, lapalissiana, supina e sconfortante subordinazione sostanziale del Governo e del Parlamento al potere giudiziario. Una tale situazione è altamente drammatica per governare razionalmente un Paese; essa ha un solo equivalente, reso meno evidente da una maggiore e ben controllata cautela, nello Stato d’Israele, dove il Presidente e Capo dell’Esecutivo, espressione della volontà popolare, è stato messo sotto accusa dai pubblici accusatori e dai giudici.
Il caos non finisce qui. La naturale, italica furbizia spinge la Sinistra, come avviene nel resto dell’Occidente, verso il sostegno (in vario modo interessato) della politica globalizzatrice di Wall Street e della City, ma se, qualche uomo politico gauchiste, inizialmente prediletto (anzi nascostamente prescelto) dal sistema bancario è successivamente “scaricato”, perché non ha soddisfatto le aspettative (e c’è chi pensa a Matteo Renzi e ad Emmanuel Macron) deve andare incontro a tempi per lui molto duri, con poche speranze di riabilitazione politica.
Se a tutto questo si aggiunge che, in Italia:
Si avrà il quadro, purtroppo non del tutto completo (per mancanza di dati) dell’italico sfacelo, cui nessuno sembra in grado di porre rimedio. E ciò a causa dell’incompetenza dominante in una classe politica che guidata da capi-partito (più “scadenti e scalcinati” di essa) seleziona unicamente persone che non avendo nulla da perdere sono pronti ad affrontare il rischio di essere colpiti da avvisi di garanzia, provenienti da “droni” vaganti nel complesso panorama giudiziario italiano.
Ai tempi dell’antica Roma aveva un senso l’inquietante domanda: Usque tandem?
Oggi la rassegnazione di un popolo, che già Carducci definiva “morto”, non consente neppure ai pochi sopravvissuti dello Stivale di porsi una tale domanda.
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