Cuore inquieto

La messa

“Senza la Messa Domenicale non possiamo vivere”. E’ la famosa testimonianza di martiri cristiani durante la persecuzione di Diocleziano nel 304. Mi è venuto in mente quest’episodio a proposito delle misure restrittive adottate dal governo italiano che ha vietato la celebrazione pubblica della Santa Messa per l’emergenza Coronavirus. Ci sono state delle proteste in proposito ma ho l’impressione che non siano state sufficientemente energiche e sentite dal popolo fedele. Diciamolo pure: mi pare che ci sia una differenza tra la fede di quei primi cristiani e quella che si vive oggi.

A me è caro l’insegnamento di San Josemaría, fondatore dell’Opus Dei, che attribuiva al normale laico cristiano “mentalità laicale e anima sacerdotale”. Altre volte diceva che dobbiamo essere “contemplativi in mezzo al mondo”. Lui stesso aveva un profondo senso mistico (“mettiti nelle piaghe di Cristo Crocifisso” scriveva in Cammino 288) perfettamente compatibile con la santificazione del lavoro ordinario e dei doveri quotidiani del cristiano normale.

 Ho l’impressione che vada ribadito questo insegnamento di San Josemaría.

L’episodio di Marta e Maria nel vangelo è significativo. Marta non fa delle cose cattive, sta preparando da mangiare per Gesù e i discepoli, ciò nonostante Gesù la rimprovera lodando Maria che è ferma in ascolto del Maestro.

Se Marta è considerata santa è perché ha seguito l’esempio della sorella Maria mettendo a frutto l’insegnamento di Gesù. Non ha senso quindi, da parte dei cattolici, dire: io mi attengo allo stile di Marta e mi dedico alla vita attiva. Marta è stata rimproverata. Si può essere invece dei contemplativi come Maria operando efficacemente.

Padre Pio, San Francesco, Santa Caterina da Siena e altri santi sono stati dei mistici, portatori delle stimmate di Gesù, che hanno operato intensamente. Non c’è contraddizione fra contemplazione e azione. Viceversa, dedicandosi prevalentemente all’azione e trascurando l’identificazione con Cristo, si diventa superficiali e, alla fin fine, egoisti.

Perciò avere una sana mentalità laicale significa per il cristiano avere gli stessi sentimenti di Pio, di Francesco e di Caterina e nello stesso tempo sposare pienamente la propria condizione e lo stile di vita proprio di un laico.

Siamo circondati da una mentalità secolarizzata che dà importanza all’azione caritativa trascurando il desiderio di essere un altro Cristo. Devo reagire e continuare a chiedere a Gesù di darmi il Suo Cuore, come fece con Santa Caterina. Sono nulla, non so nulla, non posso nulla ma, grazie alla preghiera, posso essere un vero cristiano.

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Giuseppe Corigliano

Ingegnere, napoletano, si è occupato di formazione giovanile e di comunicazione. Ha pubblicato per Mondadori nel 2008 "Un lavoro soprannaturale" per il quale ha ricevuto il premio Capri San Michele. Nel novembre 2010, sempre per Mondadori, è apparso"Preferisco il Paradiso. La vita eterna com’è e come arrivarci", che ha avuto sei edizioni ed è stato ripubblicato negli Oscar Mondadori. Nel giugno 2012 per l'editore Cantagalli è uscito un suo libro intervista ad Ettore Bernabei. Nel gennaio 2013 ha ricevuto il premio giornalistico "Le buone notizie" mentre nel febbraio 2013 è uscito per Mondadori "Quando Dio è contento/ Il segreto della felicità". Nell'ottobre 2015 pubblica con Mondadori "Siamo in missione per conto di Dio/La santificazione del lavoro"e nel novembre del 2017 "Cartoline dal Paradiso 2”. Nel 2019 con Mondadori pubblica “Il cammino di San Josemaría”. Collaboratore di Rai Vaticano, dirige la Fondazione Perseus, ollabora con la rivista Tempi. Ha realizzato documentari su S. Josemaría Escrivá, S. Alfonso de’ Liguori, sull’Introduzione al Cristianesimo di Joseph Ratzinger e sul magistero della Chiesa. Dal'70 all'80 ha fatto parte della direzione dell'Opus Dei per l'Italia ed è stato direttore della comunicazione dell'Opera in Italia per quarant'anni (dal 70 al 2011).

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