Qualche anno fa ho pubblicato una raccolta di saggi sul tema della prima colazione “La prima colazione: come e perché” editore AGRA di Roma. Nel capitolo introduttivo descrivevo l’importanza che occupa la prima colazione nella cadenza dei pasti quotidiani nella maggioranza dei cittadini non solo Romani e italiani ma del mondo intero. Molti altri tuttavia trascurano questo pasto vuoi per pigrizia, per mancanza di tempo, per mancanza di appetito. Molti preferiscono consumare la colazione a casa con tutta la ritualità del caso, la scelta della tazza, il latte preferito, il caffè, le fette biscottate, il pane casareccio, i biscotti, il popcorn, i muesli, miele, marmellate varie, burro. Altri ancora preferiscono andare al bar portando addirittura gli stessi bambini perché grandi e piccoli preferiscono il cornetto o la ciambella fritta, il Danese, il Radesky e così via.
Io preferisco farla a casa mia ma i gusti col passare degli anni sono un po’ cambiati e spiegherò perché. Quando ero fortemente impegnato nel lavoro ero costretto a far colazione fuori casa trovandomi spesso malissimo perché il cornetto che offre la maggior parte dei bar non mi piace in quanto mal cotto, bruciacchiato, carico di margarina, moscio, maldestramente arricchito con una crema artefatta, una marmellata che è una gelatina, con la Nutella che detesto. L’alternativa al cornetto rappresentata dai maritozzi che a volte assomigliano al vecchio quaresimale, a volte contengono qualche raro chicco di uvetta, a volte assomigliano ad armi improprie. La mia preferenza, quando sto a casa, è per i biscotti osvego della Gentilini che afferro perfettamente allineati tra loro con pollice, indice e medio per intingere nel caffè e latte. La prima singola immersione interessa un terzo circa della lunghezza dei biscotti, per un tempo breve, così da portarli in bocca prima che il peso del latte li faccia cadere nella tazza con conseguenti schizzi ovunque anche sulla cravatta.
Segue una seconda immersione del terzo medio dei biscotti ed infine una terza quella dei monconi rimasti tra le dita facendoli scivolare con garbo nel latte per raccoglierli poi tutti insieme con il cucchiaio. Il latte deve essere caldo ma non bollente per non perdere la fragranza punto d’altra parte se scottano bisogna raffreddare li facendoli saltare sulla lingua. Mangiavo dodici biscotti finché un amico cattivo (Giancarlo Sbarigia) mi ha fatto notare che il calcolo delle calorie non era molto favorevole al concetto scientifico che vorrebbe poter consumare il 20% delle calorie che poi dovrebbero essere assunte durante la giornata fra pranzo e cena.
Con gli anni ho perso una certa sensibilità per il gusto del dolce, mi piacciono i dolci anche i gelati ma non li gusto più con particolare trasporto e non ho trovato sostituti così interessanti quanto lo erano i Gentilini che mangio ancora in minor misura con affetto e riconoscenza per una ditta storica, onesta sempre in crescita anche sul mercato internazionale. Come non citare a questo proposito Marcel Proust che negli ultimi anni, a colazione, quando portava alla bocca le Madeleines veniva invaso da un piacere delizioso che sembrava perpetuare il rapporto amoroso con la madre. I tempi sono cambiati potrei allegare numeri statistici ma tutti possono credere essere vero che è diminuito il numero delle persone che fanno colazione a casa. E’ il risultato paradossale di una campagna promossa dall’istituto nazionale della nutrizione. Quando si è verificato il boom economico la cultura e la scienza dell’alimentazione ha voluto promuovere la colazione in casa ma la gente che ha guadagnato un minimo di agiatezza ha preferito alla colazione più affettuosa e tradizionale di casa propria quella del bar folgorante di luci antidepressive, invaso da vapori di caffè, il fumo delle sigarette e profumi di pasticceria. Si è rinunciato alla stessa moka perché il miglior caffè è quello del bar e forse è anche vero ma nel frattempo l’industria ha inventato una macchinetta per il caffè con le cialde.
Quando è stata lanciata sul mercato ha avuto un successo enorme. Infatti anche alcuni miei parenti stretti si sono sottoposti ad estenuanti file per comprare la macchinetta ed ora non vanno più neanche al bar. A me quel caffè non piace perché non è sufficiente la macchinetta, per bere un buon caffè è sempre l’uomo ovvero chi introduce la capsula e chi governa la macchina che fa il caffè buono. Come in tutte le cose la meccanizzazione non assolve l’uomo dalla responsabilità di saperle fare. E poi il cornetto è diventato un feticcio. Si va in giro per Roma in piena notte per trovare il bar fico che apre per vendere i cornetti facendo contenti tutti i ragazzotti e sciacquatole, tutti disoccupati, che si danno un ruolo. Poi lo stesso caffè del bar è raro che non sia corretto con qualche droga, qualche additivo euforizzante non di cocaina ma con il ginseng che va molto di moda. Se al bar azzardi a chiedere semplicemente un cornetto e non specifichi quale tipo di cornetto vuoi il cameriere si ferma, appoggia il gomito sul bancone e comincia ad elencare le specialità della ditta. Raramente usa le pinze per dolci ma frettolosamente afferra il cornetto avvolgendolo con fazzoletto di carta, rovinandolo se è croccante, pasticciandolo se è farcito di crema che non è crema, di marmellate indefinibili o di pasta color marrone che sembra cioccolata o forse Nutella appiccicosissima. Conosciamo tutti l’elenco delle varianti del caffè ristretto allungato, etc.
Ma anche il cappuccino può variare da un cliente all’altro ovvero chiaro, scuro senza schiuma, bollente, con il cacao, al vetro, in tazza grande, freddo (d’estate) con il decaffeinato, con o senza zucchero, col miele e non finisce più. Poi non bisogna dimenticare che in qualche rarissimo paese del Friuli qualcuno fa colazione con un grappino, purtroppo. Quel digiuno della notte seppur breve crea un deficit di zucchero nel cervello per cui volendo metterlo in servizio presto e bene bisogna fornirgli un po’ di zucchero ma non quello bianco o marrone che vi propongono al bar ma quello dei carboidrati complessi dei quali poterlo estrarre ovvero pane, fette biscottate, biscotti, focaccia e così via. C’è da scegliere bene perché entrando in un supermercato il settore dei biscotti è sempre ricchissimo, semplici, al cioccolato, con lo zucchero glassato, granulare, alla crema, alla Nutella, alla marmellata, senza glutine.
Di una cosa ci si deve occupare: la qualità di grassi dei biscotti anche di quelli senza glutine perché contengono olio di palma che sembra favorire l’aumento di peso, mangiandone tanto ovviamente. Una pubblicità megalomanica ti fa pensare che lo yogurt faccia bene ma solo se preso al mattino a digiuno per farlo aggiungere nell’intestino tenue quando potrà stare a contatto con la mucosa liberamente. Chi lo vuole dolciastro deve aggiungere un cucchiaino di marmellata fatta in casa con poco zucchero quando non è necessario conservarla troppo a lungo. Mia madre metteva nella pentola un chilo di frutta e un chilo di zucchero sufficiente a conservare il prodotto mezzo secolo. Pochi ricordano l’opportunità di consumare a colazione la frutta fresca. L’educazione alimentare ha promosso da molti anni la formula “five a day” ovvero frutta a colazione pranzo e cena, verdure a pranzo e cena. Introiettare calorie vuol dire anche spenderle con una camminata vigorosa di mezz’ora al giorno. Il latte dopo una certa età sarebbe meglio sostituirlo con il tè verde che ha molte proprietà salutari. Apprezzo molto l’aringa affumicata ma a noi meridionali mediterranei non piace e non dobbiamo necessariamente scimmiottare in Nord europei.
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