di Flavia Macciacchera
Quello di Natale è il momento dell’anno migliore per le vendite online: esse rappresentano l’ancora di salvezza cui moltissimi ormai ricorrono per garantirsi risparmio, comodità e velocità nella consegna. Il protagonista nel campo dell’e-commerce è il gigante Amazon, che dal 1994 e direttamente da Seattle, sta contribuendo a soffocare i piccoli “negozietti sotto casa” delle nostre città. Secondo i dati diffusi nel 2018, il colosso Amazon ha incassato 56.6 miliardi di dollari in ricavi netti, registrando un aumento del 30% rispetto all’anno precedente. Il numero dei fedelissimi all’azienda è impressionante: con i 95 milioni di utenti abbonati all’opzione Prime in tutto il mondo, Amazon detiene orgogliosamente il 43% della preziosa fetta del mercato online negli USA.
Se in precedenza il negozio aveva l’ovvio vantaggio di non prevedere delle esose quanto inutili spese di spedizione, con l’avvento di Amazon Prime si è verificato un trionfo privo di avversari. La brillante invenzione di Prime consente, in cambio di una manciata di euro ammortizzata durante tutto un anno, di poter acquistare sul sito senza pagare le famose spese di spedizione di quasi un milione tra i possibili prodotti desiderati. La novità è stata seguita da un’altra più eclatante: si tratta di Amazon Prime Now, che permette all’ansioso cliente di avere sotto casa entro un’ora il proprio prezioso pacchetto ad un modico sovrapprezzo. Vi è anche la soluzione all’eventuale disagio dell’assenza a casa nel momento della consegna: si chiama Amazon Locker, ed è un servizio di ritiro automatico che permette al cliente di ritirare il pacco in un Locker (armadietto) ed in un momento che più gli è congeniale. Sono armadietti dislocati nel territorio: di color arancio, tanto comodi quanto antiestetici che hanno contribuito ad aumentare le rendite dell’Internet company più famosa del mondo, mentre il commercio tradizionale fatica enormemente.
A questo idilliaco connubio di praticità, rapidità e risparmio, si aggiunge la possibilità di rese gratuite se non soddisfatti del prodotto e la presenza di recensioni di utenti cui poter ricorrere se dubbiosi riguardo la qualità. E’ inoltre presente un servizio di assistenza clienti h 24 ed una miriade di altre geniali trovate che alimentano la fortuna di questo impero, quali il Black Friday ed offerte incredibili durante tutto l’anno. Per essere un’idea che ha preso forma in un garage, niente male. Il demiurgo del prodigio Amazon si chiama Jeff Bezos, classe 1964, ingegnere elettronico di umili origini, laurea alla Princeton University: incarna il sogno americano che si realizza, il self-made man che vede il successo dove gli altri vedono solo fatica e perdite di bilancio. Al settembre 2019 Bezos è considerato l’uomo più ricco del mondo secondo la rivista Forbes, con 114 miliardi di dollari di patrimonio fatto di pacchi di cartone e spedizioni a velocità supersonica.
Dati oggettivi alla mano, quella di Amazon è sicuramente un’intuizione senza eguali ma non è certo una vittoria su tutti i fronti. Le condizioni dei lavoratori degli stabilimenti Amazon sono state più volte sotto i riflettori dei reporters per i ritmi di lavoro sfiancanti e degradanti, senza contare che un mondo pervaso dagli acquisti on line perderebbe di socialità, di confronto e di scontro. La comodità quasi esasperante porta il consumatore ad acquistare passivamente un prodotto di cui non può sentirne l’odore, il calore e la consistenza: un consumo acritico, non degno di far parte di questo XXI secolo. Dall’altra parte però, il commercio online ha il merito di una democratizzazione di opportunità circa gli acquisti: un prezzo contenuto e “quando vuoi”: sono i cardini di questa rivoluzione che galoppa a suon di clicks e corrieri frenetici.
Si assisterà quindi alla chiusura silenziosa di moltissimi negozi indipendenti. Librerie storiche, negozi di vestiti, di musica, oggettistica chiusi: oltre ad un’incredibile perdita per le nostre città e la nostra memoria, ciò rappresenta un incubo per le persone che vi lavorano e che ogni giorno combattono senza ricevere alcun aiuto dallo Stato. Come si presenterebbe un centro storico senza alcun negozio? Con solo ristoranti e bar ed una periferia di palestre e centri scommesse? Ci troveremmo davanti un paesaggio urbano notevolmente degradato. Per adesso è meglio non pensarci, è un futuro questo, ancora (felicemente) lontano.
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