L’Internet of things e altre tecnologie applicate al mercato della protezione possono rivelarsi utili a far comprendere al
cliente il principio che è alla base della funzione sociale delle assicurazioni.
La mutualità è la caratteristica saliente, e per certi versi distintiva, delle compagnie assicurative. Si pensi al suo valore storico, a come nacquero in modo strutturato a fine 800 i primi prodotti assicurativi che tutelavano i lavoratori e la loro salute. Si tende (purtroppo troppo spesso anche a livello degli addetti ai lavori del comparto assicurativo) a considerare tale finalità sociale come un retaggio del passato. Non solo ciò sembra essere sbagliato, ma anzi, qualora si acquisisca consapevolezza della rilevanza della mutualità anche nell’attuale contesto di mercato, essa può diventare un potente volano
del business di ogni compagnia.
A ben riflettere, discipline come la scienza delle informazioni, la teoria dei sistemi e la statistica confermano che guardare in questa direzione è inevitabile. Tutte queste discipline giustificano il fatto che il costo di ciascun assicurato sia determinato dalla probabilità del sinistro. Il lato mutualistico/assicurativo è anche quell’attitudine ad accompagnare una persona nei momenti principali della sua vita. Quando una persona contrae matrimonio ha la possibilità di sottoscrivere una polizza di invalidità o inabilità per tutelare la propria famiglia. Allo stesso modo, quando nasce un figlio può pensare ad un’assicurazione integrativa che contribuisca al benessere del suo nucleo familiare. Nella stessa direzione può stipulare una polizza previdenziale integrativa al momento dell’acquisto di una nuova casa, e via discorrendo.
Tuttavia, va purtroppo ricordato che il valore della mutualità e dei prodotti assicurativi non è mai stato pienamente compreso dagli italiani. Un dato su tutti: il mercato assicurativo di casa nostra è sostanzialmente sorretto dalla Rca, da cui deriva il 50% degli incassi delle compagnie. La ragione è ovvia: la sua obbligatorietà, il che è un limite. Forse il problema è proprio questo, che si dia per sufficiente la protezione per legge. O forse la responsabilità è stata delle compagnie, che non sono state in grado di spiegare come l’assicurazione sia un prodotto che grazie al principio di mutualità crea valore per ciascun sottoscrittore.
Oggi la rete e i sistemi digitali ci forniscono una possibilità, a mio parere, da sfruttare completamente: quella di rendere consapevoli le persone di questa funzione di accompagnamento delle assicurazioni nelle fasi principali della vita del cliente. Pensiamo all’Internet of Things (loT), quel sistema di tecnologie basate su internet e teorie della comunicazione che consente il dialogo tra l’uomo e le macchine, e di gestire più ambiti della nostra vita, a partire da quello della salute. Paradossalmente, sono questi strumenti attualissimi che potranno far riscoprire e attualizzare l’antica funzione sociale delle assicurazioni suggerendo in quali settori tutelare noi, la nostra famiglia e i nostri beni nel corso della vita.
Articolo pubblicato su Insurance Daily del 06/06/19
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