“Conoscevo l’opera di Magritte, da tempo. Quando ero ancora un giovane studente di medicina, ad Alessandria d’Egitto, mi ero innamorato del mondo sorprendentemente nuovo che egli aveva creato. Avevo sognato di possedere un giorno un suo quadro, e a stento avrei potuto immaginare allora che avrei finito per spostarmi dallo studio della psichiatria al mondo dell’arte e che, un giorno, avrei organizzato la prima retrospettiva italiana di Magritte. Questa venne inaugurata nella mia galleria di Milano il 6 dicembre 1962, con alcuni dei capolavori più noti.”
A parlare è Arturo Schwarz, testo pubblicato nel catalogo mostra “Magritte. Il mistero della natura”. (Palazzo Reale 2008).
Il sostegno agli artisti viventi è un problema urgente da affrontare nel nostro Paese. Di ciò che realizzano in questo momento epocale sarà fondamentale conservarne memoria. Ma è risaputo che in Italia non vi sia e non vi sarà un programma serio e strutturato destinato al contemporaneo, ci si auto celebra ricordando quanto di grandioso si sia fatto dimenticando il presente ancor prima che si sia manifestato.
Questo l’incipit di un mio recente post sui social e sintesi di un’urgenza: tracciare ed ordinare la produzione artistica in questo momento storico. Utopico si, ma occorre un dialogo serrato sull’importanza dell’arte contemporanea in Italia. Partendo dagli artisti, da chi ogni giorno non può sottrarsi alla pulsione viscerale di raccontare se stesso, il proprio di tempo che, decodificato e strutturato, diventa universale, analisi ed approfondimento del qui ed ora.
Ad ogni appuntamento un artista, un’opera, una tecnica.
Oggi siamo in compagnia dell’artista Marjan Fahimi di origini iraniane, a Teheran si laurea in Letteratura Italiana, cultura che la affascina e seduce decidendo così di trasferirsi e studiare a Roma dove consegue una seconda laurea in Architettura e Progettazione Urbana.
Artista raffinata, in continua ricerca e sperimentazione, oggi affina combinazioni di colore acrilico con resina bicomponente, tracciando un possibile connubio tra declinazioni astratte e soluzioni figurative. La formazione e l’esperienza nel settore architetturale generano un fare artistico in cui si supera il significato bidimensionale, focalizzando il discorso sul piano materico, l’artista sente di dover plasmare dalla materia la forma, insita e preesistente, in un atteggiamento del portare via proprio della scultura. A riprova di ciò le installazioni realizzate di recente.
Attualmente lavora sul tema dell’iride, soggetto che simultaneamente si presenta come un fiore, uno specchio o un buco-fessura da guardare ed attraversare, aspetto poliedrico che maggiormente le interessa. La sperimentazione e l’approfondimento del potenziale evocativo di tale soggetto nascono in occasione della sua partecipazione alla mostra “Forma mentis – Estetica del tatto” al Museo Tattile Statale Omero di Ancona, in cui comunica con il fruitore oltre che visivamente, attraverso la scrittura braille posizionata nell’iride. Nel tempo le opere si sono rimodulate e la sperimentazione iniziale cede il passo a risultati notevoli, in cui padroneggia la tecnica presentando combinazioni cromatiche in equilibrio.
L’opera scelta è “Green Iris”. Concepita in un tempo sospeso, in cui ognuno vive un riadattamento al nuovo, Marjan Fahimi continua la sua creazione senza esitazione alcuna, elaborando dettagli e sfumature inconsuete. Un occhio sul mondo, uno sguardo in noi stessi. Eppure di fronte all’opera non ci si sente scrutati, osservati, indagati ma piuttosto conquistati, ipnotizzati. I passaggi cromatici e le sfumature ci consegnano un campo assolato di girasoli. La forma circolare, armonica e spirituale, linea continua senza un inizio né una fine, eleva al cielo. Il tutto è in equilibrio e, come spesso accade nelle sue opere, possiamo decidere se la fenditura al centro del lavoro vada attraversata oppure contemplata.
Tecnica mista su legno, diametro 100 cm. Come anticipato siamo dinnanzi una tecnica combinata di resina e colore acrilico, il più delle volte l’artista sceglie, in via preliminare, di segnare la base lignea realizzata personalmente, con un filo di ferro e che nella stesura successiva della materia pittorica genera inattesi risultati. Padroneggia la tecnica, consegnando risultati diversificati. Da un approfondimento della sua produzione artistica si nota una diversità nella scelta del soggetto, in bilico tra arte astratta e figurativa, in cui ciò che le interessa è il dialogo costante con il fruitore attraverso una comunicazione sensoriale ed esperienziale.
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