Brava gente

“Nano maledetto non sarai mai eletto”, il distico in Parlamento

Esprimere il proprio voto è per i componenti delle due Camere del Parlamento cosa più complessa di quanto possa apparire.

Se è vero infatti che quando si tratta di esprimere il voto favorevole o contrario basta spingere il “bottone” con il colore giusto collocato sul banco dove il deputato o il senatore siede, è vero anche che la questione si fa molto più complessa quando si tratta di votare per la elezione di persone alle cariche più diverse, da quelle interne a ciascuna Camera (presidente, questori, segretari di presidenza) a quelle esterne (giudice costituzionale, membro del consiglio superiore alla magistratura, presidente della Repubblica).

In questo caso occorre scrivere il nome del prescelto su un’apposita scheda e deporla in un’urna di vimini collocata sul banco del Governo, davanti al presidente dell’assemblea che a votazione conclusa, apre l’urna, legge i nomi sulle schede e proclama, nel caso sia raggiunta la maggioranza prevista, il vincitore o i vincitori.

Una fase delle operazioni di spoglio per la votazione del Presidente della Repubblica. Photo credit: Corriere della Sera

Tutto semplice se non fosse che sulla scheda talvolta è scritto tutt’altro che un nome: alcune volte si tratta di espressioni irripetibili, altre volte di slogan ricordi della goliardia o di antiche manifestazioni di piazza, altre volte di voti a “sfottere” tipo quelli espressi a favore di noti farabutti o di individuati delatori che popolano solitamente i locali attigui alle aule parlamentari. Altre volte ancora il voto va a personaggi noti per motivi diversi da quelli politici, come un tempo la pornostar Ilona Staller in arte Cicciolina.

Il colmo della raffinatezza sono però i voti espressi a dispetto con una sottile allusione al destinatario. In questo caso la rima più sfruttata e quella tra maledetto ed eletto: una volta in possesso della chiave, ci vuole poco a scrivere ad esempio, come avvenne nel corso della elezione del presidente della Repubblica del 1971 “nano maledetto non sarai mai eletto”, con chiaro riferimento ad un illustre candidato Dc la cui statura fisica non era pari a quella politica.

Andreotti e Fanfani in una vignetta del 9 marzo 1973, di Sergio Ippoliti.

La vendetta si fece attendere molti anni ma arrivò puntuale nel 1992 quando candidato a quella carica era un altro illustre uomo politico Dc con una schiena non proprio dritta, ritenuto l’ispiratore del distico del 1971: il distico sulla scheda era questa volta “gobbo maledetto non sarai mai eletto”, cosa che infatti non avvenne.

Negli ultimi tempi si è molto perduto l’usanza del distico, anche se non quella delle schede con scritte non proprio adeguate alla serietà del Parlamento. Il Presidente dell’assemblea si limita ad annunciare “scheda nulla” alimentando l’ipotesi più fantasiose su ciò che vi è scritto: ne vale la serietà dell’istituzione anche se non sempre tutti gli interessati sembrano rendersene conto.

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Mario Pacelli

Mario Pacelli è stato docente di Diritto pubblico nell'Università di Roma La Sapienza, per lunghi anni funzionario della Camera dei deputati. Ha scritto numerosi studi di storia parlamentare, tra cui Le radici di Montecitorio (1984), Bella gente (1992), Interno Montecitorio (2000), Il colle più alto (2017). Ha collaborato con il «Corriere della Sera» e «Il Messaggero».

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