di Tiziana Buccico
Finalmente tra le tante angosce e i tanti mutamenti che questa emergenza sanitaria ci ha “regalato”, c’è una cosa che credo di non aver mai preso in considerazione per carattere e per educazione alla vita: invecchiare. Ho scritto finalmente, perché credo che faccia bene a tutti noi vedere il lato positivo dell’idea di invecchiare, invecchiare significa vivere meglio, godersi la vita, cogliere l’attimo e non amareggiarsi per tutto. La vita è la vita, quanto dura non si sa, cosa ci aspetta direi boh, ma so oggi con consapevolezza che non devo perdere tempo a farmi troppe congetture e troppe preoccupazioni, si è vero che non ho vissuto le guerre, ma cosa c’è di più simile se hai paura del contatto con la tua famiglia, con i vicini, quando hai remore a baciare gli amori della tua vita.. e così mentre i miei capelli bianchi o grigi mi ricordavano che il parrucchiere era chiuso o fonte di pericolo, ho deciso che quel cambiamento non poteva modificare la mia positività, la mia voglia di vivere, ho convissuto per un anno con un nuovo colore di capelli, ho capito che i segni dell’età non ti fermano se tu non vuoi.
E poi, benedetto Netflix ho scoperto una nuova dipendenza, serie, film, documentari e la possibilità di vederli ovunque con il cellulare, in qualsiasi luogo ed a qualsiasi ora. Mi sono imbattuta in cult per giovani, mi sono sentita assolutamente “sul pezzo”, ma poi il tempo era tanto e così ho iniziato a navigare, ho recuperato il tempo perduto ed ho divorato ogni produzione Netflix. I capelli bianchi si sono intrecciati con i colpi di sole e il mio castano naturale, per i webinar, le riunioni con gli amici e parenti ho usato turbanti e fasce, sorrisi smaglianti e sciarpe iraniane.
Nel macrocosmo di serie mi sono imbattuta in “Grace and Frankie”, un salto in California sulla costa più famosa del cinema americano, con due immense attrici Jane Fonda e Lily Tomlin, due mostri sacri di Hollywood, due donne straordinariamente diverse, due universi paralleli a confronto. Le loro vite e le loro carriere, le loro storie e il loro talento a disposizione di chi si è goduta una serie ideata benissimo, in ogni episodio piccoli colpi di scena, in ogni episodio la voglia di ringraziare gli sceneggiatori che hanno costruito dialoghi drammatici ed esilaranti al tempo stesso grazie all’interpretazione di due donne che hanno raccontato tutto, ma davvero tutto dall’intimità alle paure più profonde.
Come si invecchia, come si può diventare amiche anche se molto mature, cosa è la solidarietà tra donne, le sorprese inaspettate, la voglia di non mollare. Frankie alternativa da sempre, controtendenza da sempre, rivoluzionaria ma tenera come poche, Grace, bella e perfetta, fredda ma pronta a trasformarsi in un vulcano ed a rivedere tutta la sua vita. Due donne che si ritrovano sole, loro malgrado i rispettivi mariti per anni si sono amati di nascosto, fingendo la normalità. Dopo la cena in cui scoprono di essere state doppiamente tradite inizia la loro seconda vita, con i capelli grigi, le extension, gambe traballanti, rughe, attacchi di panico, malattie e figli a cui badare nonostante l’età, e la grandissima capacità di far rientrare nei loro cuori e letti nuovi amori e compagni. Diventeranno imprenditrici coraggiose e rivoluzionarie, decideranno di vivere anche se l’età incalza, guardando il mare e bevendo un drink, contro tutto e tutti.
Mi sono commossa ma ho anche capito che come loro voglio vivere la vita con intensità e con tutte le sfide che mi lancerà. Certo invecchiare non è facile è una cosa che tutti rimandiamo e qualche volta neghiamo sino al ridicolo, la saggezza e la maturità sono regali di un’età che incalza ma che non amiamo. Dopo mesi decido di ritornare sull’argomento, mi imbatto in un attore che amo e odio, un attore con un cognome di prestigio, un uomo controverso anche nella sua vita: Michael Douglas.
The Kominsky Method, sempre benedetto Netflix, è una vera chicca, inizio dopo pranzo quando la canicola romana non dà tregua, resisto, l’inizio non mi piace, non riesco a capire quale è il messaggio, che storia racconta…ma resisto non mollo come non mollerei un libro. E faccio proprio bene perché diventa davvero un appuntamento a cui non riesco a rinunciare, entro in un mondo diverso, mi faccio rapire dall’universo maschile di uomini che affrontano la vecchiaia in maniera diversa, ma che blindano la loro amicizia con battute, sarcasmo, autoironia e saggezza spensierata. Un gigante Douglas, magro, con i capelli lunghi brizzolati, un’andatura da cinema e quella faccia da schiaffi che per noi donne sono calamite fatali, stivaletti con la punta e sciarpe, niente trucco e niente inganno. Cado nella trappola, non mi perdo un dialogo, rimango incantata da una sceneggiatura letteraria, un susseguirsi di battute da ricordare.
Il gioco della vita raccontato con maestria, il gioco terreno che ci lega alle cose materiali, alla fugacità. Funerali all’americana con musica, e un drink dietro l’altro. E allora mi fermo e rifletto sulla voglia di vivere, sull’importanza dell’attimo, sulle sciocche ansie e le inutili preoccupazioni.
Ho imparato a non giudicare per età, ho imparato che bisogna cercare sempre il meglio della vita, che bisogna amare i capelli grigi, le rughe e quella saggezza che affascina più di corpi scultorei. La verità della vita vissuta è un racconto unico e straordinario, irripetibile e originale.
La vecchiaia è come tutto il resto. Per renderla un successo devi iniziare da giovane.
Theodore Roosevelt
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