Si discute molto in questi giorni delle notizie totalmente o in parte false che con sempre maggiore frequenza appaiono in innumerevoli blog, ma anche la stampa cartacea in proposito non scherza. È un problema certamente grave perché altera la conoscenza esatta da parte degli individui di quanto accade intorno a loro, ma non è certo fenomeno meno grave delle notizie colpevolmente taciute dai mass-media, costume molto italiano e che rende talora difficile colmare le lacune e riempire lo spazio colpevolmente bianco della storia politica e istituzionale del nostro paese.
L’esempio forse più illuminante riguarda Nilde Jotti, comunista, Presidente della Camera dei Deputati dal 1979 al 1992, una vera icona per i vecchi comunisti e protagonista di un avvenimento conosciuto solo da pochi e ignorato anche nella storia del PCI ed anche in quella del Parlamento italiano.
Siamo nel 1980, segretario del partito comunista è Enrico Berlinguer, autore dello strappo del suo partito rispetto a quello russo, in nome di quell’eurocomunismo che procurerà più sconfitte che vittorie ai suoi sostenitori. Berlinguer si rende conto che i comunisti italiani, dopo la rottura con quelli russi e dell’Europa orientale, non possono restare isolati: decide il gran passo e nel 1980 si reca a Pechino per incontrare Mao Tse Tung, capo dei comunisti cinesi che hanno rotto clamorosamente con quelli russi considerati poco meno che i nemici.
Il viaggio della Iotti in Cina si inserisce in questo contesto: i comunisti italiani sono sulla soglia del potere politico-istituzionale i governi del “compromesso storico” si avvicinano: Berlinguer comprende che il suo partito ha bisogno, dopo tanti anni di forzato isolamento (formale) di accreditarsi a livello internazionale come forza di governo, nasce l’idea dell’invio in Cina, dopo di lui (1980) del comunista avente in Italia il più elevato livello istituzionale.
Al viaggio della Iotti non viene data alcuna pubblicità: Berlinguer non ha alcun interesse a sottolineare l’iniziativa per non rendere più difficile il “compromesso storico” ponendone in evidenza anche le implicazioni internazionali. Anche le notizie sul viaggio furono scarse, e tali restano ancora oggi, tutta la folta delegazione che accompagnò il presidente della camera nel viaggio attraverso il celeste impero osservarono strettamente la regola del silenzio. Nessun cenno sulle biografie ufficiali, nessuna relazione al Parlamento, solo un incontro, dopo il ritorno, con i vertici del PCI al quale il segretario generale della camera, che aveva fatto parte di quella delegazione ufficiale, secondo quanto scritto nelle sue memorie, si rifiutò di assistere.
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