Un argomento che sta impegnando tutta la stampa nazionale e locale quello del nuovo deposito unico nazionale delle scorie nucleari.
Anche Viterbo e la Tuscia hanno avuto un “posto d’onore”, anzi per la verità 22, tra i 67 siti individuati in tutta Italia come idonei, più o meno, allo stoccaggio delle scorie.
Dal momento in cui è stata resa nota la mappa delle aree per il contenimento, lo scorso 5 gennaio, il countdown ha fatto partire una forsennata corsa alla “presa di posizione” a mezzo stampa di parte di chiunque: politici, associazioni, portatori di interesse.
Raccolte firme online, promesse di sommosse da parte dei cittadini e tutto quello che ogni volta racconta la superficialità con cui spesso questo Paese affronta decisioni di una certa rilevanza.
Tutti giustamente contrari a “trasformare la Tuscia nella pattumiera d’Italia”, come è normale o banale che sia, ma la questione si aggira solo intorno all’ “inquinamento territoriale” che di fatto già esiste e proviene da ben altre fonti.
In realtà il problema delle scorie nucleari “made in Italy” non è una questione nuova, forse un trampolino politico da cui prendere la spinta, ma già nel 2015 si era posto il problema dello stoccaggio dei rifiuti nucleari e l’Italia da quel momento è rimasta in stand by sulla questione.
Già in quell’occasione erano previsti 4 mesi di consultazione pubblica prima della decisione definitiva su quale sarebbe stato il luogo più idoneo ad ospitare inizialmente circa 78 mila metri cubi di rifiuti a bassa e media intensità e successivamente anche 17 mila metri cubi ad alta attività, questi ultimi per un massimo di 50 anni.
Solo 5 anni fa tutto sembrava pronto per avviare l’iter, invece la mappa è rimasta sconosciuta fino ad oggi e come spesso avviene si è trascinata la questione perché altre sembravano più urgenti.
Purtroppo quello che non è stato messo in evidenza è che l’urgenza di costruire un impianto simile è data ormai anche dalla più spinosa problematica concernente i rifiuti nucleari che negli anni scorsi l’Italia ha spedito all’estero, in particolare in Francia e Gran Bretagna, e che nel 2025 dovranno rientrare nel nostro Paese se pur riprocessati.
Stupisce non tanto che agricoltori, proprietari terrieri e portatori di interesse siano contrari, quanto il fatto che amministratori a vari livelli fossero ignari sia della possibilità che qualche angolo del territorio potesse essere individuato come sito di deposito delle scorie e soprattutto che pochi o quasi nessuno abbia comunicato in maniera formale e chiara ai cittadini come poter prendere informazioni o aderire alla consultazione pubblica direttamente dal sito Sogin.
Pochi hanno poi focalizzato l’attenzione sul Parco tecnologico di circa 40 ettari che accompagna il progetto, forse per mancanza di informazioni, o forse per una presa di posizione imprescindibile? Non Sarebbe molto più semplice capire la ricaduta che il progetto ha realmente valutando forse tutti gli aspetti della situazione? Guardando ai nostri cugini d’oltralpe, cioè i francesi, abbiamo esempi virtuosi di depositi stoccaggio che ospitano fino ad un milione di metri cubi di scorie nucleari e che sono studiati anche dall’Oriente come progetti da imitare.
In alcuni casi la nascita di un impianto di questo tipo non solo ha portato grossi benefici economici al territorio ospitante, ma anche turismo. La domanda quindi, se il progetto rispecchiasse quello francese, sarebbe semmai se in Italia siamo in grado di gestire in totale sicurezza un impianto simile?
Un altro grande dilemma riguarderebbe quali siano gli effettivi rischi rispetto al contenimento della radioattività e se la gestione di tutto il progetto, dalla costruzione o riqualificazione al momento dell’attivazione, possa ritenersi al riparo da infiltrazioni di qualunque tipo?
Inoltre ci sono alternative al deposito unico nazionale di stoccaggio considerando che anche gli altri Paesi dopo anni di valutazioni sono andati nella stessa direzione? Noi di Moondo.info e Viterbo.moondolocal.info non abbiamo naturalmente assunto una posizione, né contraria né favorevole, ma cercheremo di analizzare per quanto possibile la questione sotto ogni punto di vista perché solo attraverso l’informazione è possibile capire.
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