L’odio, quell’odio immotivato che rischia di farti cadere nella trappola dell’aggressività e della rabbia, a tua volta.
Succede sempre più spesso in tv, sul web e sui social, basta essere un po’ diversi, essere stranieri e non avere la bandiera dell’Italia tra i simboli del profilo. Esistono ormai dei gruppi che interagiscono offendendo e aggredendo, urlando e usando spesso profili falsi e senza nomi, e non sono solo troll.
Ma anche in tv lo stile è alquanto trash, bisogna fare audience o incitare la folla? Si fa informazione o si cerca di orientare il pubblico verso versioni ideologiche ben stabilite? E’ vero non è una novità ma c’è modo e modo di farlo, anche nella vecchia Rai del Pentapartito le reti erano schierate, ma le tribune politiche erano impostate sulla dialettica ed il confronto.
Un dilagare di vaffa e di offese anche personali inondano Twitter e Facebook e sembra che a tutti venga concesso di poter colpire con violenza senza poi dover affrontare la persona a viso aperto, senza responsabilità, senza decenza, chiaramente la buona educazione o solo educazione e buon senso non sono che una chimera.
Vi racconto il caso di una giornalista brava, in gamba, coraggiosa, preparata, italo-marocchina, nata in Marocco ma cresciuta in Italia, nel nord operoso e produttivo, con un accento marcatamente piemontese e, dall’epoca dell’università, romana di adozione: Karima Moual. E’ una donna del Sud del mondo, napoletana, come calabrese, pugliese come sarda o siciliana, ispanica come mediorientale. Si occupa di immigrazione, integrazione, multiculturalismo, scrive per la carta stampata e lavora in tv, una donna impegnata nel sociale, attenta alle dinamiche di un mondo in continua evoluzione che tende allo scontro più che alla condivisione.
In questa ultima settimana è stata ospite, opinionista, in tre trasmissioni delle reti Mediaset, Quarta Repubblica, Mattinocinque e ieri sera a Dritto e Rovescio. Un compito difficile il suo, parlare di immigrati che non hanno solo colpe ma anche mille ragioni e motivazioni per fare viaggi così pericolosi, la disperazioni di chi come alla roulette russa gioca con la vita e la morte. Il suo temperamento è passionale e appassionato e se le viene concessa la parola, parla di integrazione, di rendere gli ingressi regolari, di guerra tra poveri, di strumentalizzazione di un’emergenza che l’Italia condivide con altri paesi europei a causa delle connotazioni geografiche. Non nega mai i problemi, l’illegalità e la clandestinità. Ad ogni sua apparizione televisiva sotto i suoi post, fiumi di odio, di violenza verbale, toni minacciosi e chi prova a farle i complimenti, a darle ragione viene oltraggiato a sua volta. Onde di insulti, di ‘tornatene a casa’, ‘ al tuo paese non ti farebbero neanche parlare’ e molto altro che non credo vada la pena di ripetere.
Le leonesse non scappano e affrontano la sfida e oggi Karima in un post su Facebook racconta le sue emozioni dopo la sua ultima apparizione televisiva: ”Discutere con chi non la pensa come noi, non è facile di questi tempi e diventa un atto di coraggio che si paga caro, anche emotivamente parlando. Io lo faccio da sempre e senza paura. Potrei anche risparmiarmelo lo so e tanti colleghi me lo hanno consigliato. Ma quando si è passionali anche nel proprio lavoro è difficile reprimere il proprio carattere. E poi, dalla valanga di commenti sessisti, volgari, e razzisti arrivati via social dopo le mie varie partecipazioni televisive compresa questa mia ultima di ieri sera su Rete4 a Dritto e Rovescio, a un dibattito così intossicato come quello sull’immigrazione, mi fanno capire che sto facendo benissimo. Sto dando davvero fastidio alla parte peggiore di questo paese, che fortunatamente non è la maggioranza. Vi ho fatto veramente incazzare e vi do fastidio perché ho toccato il vostro punto debole, che è ben fotografato dai vostri commenti beceri. Perché alla fine non si tratta poi qui di discutere in merito al tema immigrazione con fatti e dati alla mano, ma sul punto che vi è insopportabile e indigeribile vedere una giornalista italiana di origine straniera discuterne da una platea di prima fila con altri colleghi, anche alzando la voce, seppur sempre nel merito delle questioni. Il merito delle questioni, che nei vostri commenti sfuma lasciando spazio a “tornatene al tuo paese, non dare lezioni a noi italiani marocchina di m…, musulmana, a casa tua non ti farebbero parlare, di africani come te non ne abbiamo bisogno, ci avete invaso…” E così, dopo 30 anni in Italia, vissuti scalando con fatica la piramide dell’integrazione culturale e professionale, con ostacoli vari, scopri che all’apice, si riduce il tutto al “tornatene a casa marocchina di merda”. Trent’anni cancellati così. Trent’anni di italianità vissuta con passione, in un momento in cui il degrado culturale e umano, per non dire morale impera, non tutto è ricollegabile alla crisi economica con cui giustifichiamo tutto, sono i valori che mancano e che hanno lasciato il posto alla violenza. Non sarà questo a fermarmi, anzi. Sono orgogliosa di aver avuto una storia di migrazione quindi, immigrata, di essere di origine straniera, quindi marocchina ma non ci provate con il vostro odio e razzismo a cancellare il mio percorso di integrazione, quello di una donna, moglie, madre e giornalista italiana. Che lo accettiate o meno io sono anche questo e combatterò per poterlo dimostrare lavorando duro senza vittimismo…..a chi ha deciso di attaccarmi, sarà solo tempo perso, più il vostro che il mio”.
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