Appena sento parlare di televisione mi si raddrizzano le antenne. Ed eccomi a rapporto per commentare l’articolo di Sodano e Pacelli (“La televisione ed il servizio pubblico al tempo della civiltá digitale“). Sappiamo tutti che la Rai è lo specchio del Governo, più che dello stato. Sappiamo che tutti denunciano la lottizzazione, ma tutti i partiti la fanno. A questo punto sappiamo tutti cosa si dovrebbe fare e sappiamo tutti perché non viene fatto.
Personalmente con la riforma Rai ci ho perso sonno e soldi. Nel 1994 mi venne in mente di presentare una riforma della Rai in vista della “civiltà digitale” sotto forma di un libricino che feci stampare e distribuire dal titolo, ” ‘O sole mio: It’s now or never. Piano di ristrutturazione del sistema televisivo italiano”. Indovinate chi mi fece guerra? La sinistra capeggiata da Walter Veltroni. Guerra che poi nel 2000 documentai in un libro (pubblicato dalla Lupetti Editore), “Veltroni e io: Storia della mancata riforma della Tv in Italia e le conseguenze nell’era della convergenza digitale”. Allora, direte voi, per la Rai non c’è speranza? Sicuro che c’è speranza, ma questa speranza non ha nulla a che fare con la Rai bensì con la leadership politica. Se in futuro l’Italia avrà la fortuna di avere un vero leader politico interessato a lasciare un’eredità storica più che a non lasciare la poltrona, allora la Rai diventerà tutto ciò che potrebbe essere.
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