Quest’oggi il nostro consueto incontro settimanale con l’arte contemporanea è dedicato a Raffaele Boemio, artista maturo campano che durante la sua carriera manifesta e condivide una incisiva e costante analisi sulla dignità umana.
Esplorando diverse forme espressive quali pittura, scultura e fotografia, indaga con perizia e minuziosità temi assoluti, profondendo attenzione, con conseguente correlazione, alla sua evoluzione personale ed al racconto artistico che da essa trae origine e linfa.
Nel 1978 fonda con l’artista Haebel e Domenico Natale il “Gruppo X /Arte” innovativo e singolare esperimento d’indagine estetica del sociale, componente basilare nell’intero percorso artistico a venire, in cui attraverso sequenze tematiche affronta e sviscera la fragilità e la precarietà del nostro tempo. Si susseguono opere pittoriche, appunti di viaggio, sperimentazioni digitali, sculture ascrivibili in periodi ordinati quali “Trappole maieutiche”, “Biographico”, “Afona”, “Ready made”, “Ready dead” e “Frammenti migranti”.
Visitare il suo studio è un’esperienza sensoriale. Cicli di opere riconducibili ai periodi menzionati, raccontano di sedimentazione e ricerca perpetuate dagli anni della formazione ad oggi. Una intensa e prolifica carriera in cui, nonostante l’ampio raggio cronologico, l’artista riesce a conservare coerenza ed eccezionalità nel contenuto. Tra le tele di diverso formato, i lavori su carta, oggetti recuperati ed apparentemente dimenticati, sculture in ferro e legno, appunti e pensieri su fogli sparsi si percepisce un ordine surreale, in cui l’inconscio è conscio, in un tempo fermo nella analisi viscerale dell’io.
L’opera scelta è una scultura appartenente al ciclo “Afona”. Realizzata nel 2002, in un periodo in cui l’attenzione al tema si protrae anche negli anni a seguire. Il dialogo è reso possibile attraverso una riappropriazione fisica dello spazio, in un tempo in cui il caos esterno ci ha silenziati, incapaci di emettere un suono vocale, quest’ultimo si va palesando nella forma delle opere che caratterizzano un lungo arco temporale. Corpi abbozzati, spesso senza arti superiori, tagliano lo spazio, segnando rotte e percorsi plausibili. In questo caso assistiamo al movimento verso il basso di un corpo mutilo, in traiettoria verso tre lembi riflettenti (trattasi di specchi), memoria di un passaggio imprescindibile (vita-morte) sintetizzato nella scena del Tuffatore che ha dato il nome alla Tomba ritrovata nel 1968 a sud di Paestum (Sa). L’artista indugia su un attraversamento nodale, il passaggio da uno spazio noto verso un mondo ultraterreno. L’afonia dunque quale risposta urgente al rumore assordante, condizione salvifica, rifugio sicuro.
La tecnica: scultura in ferro, ottone e specchio, dimensione 68 x 60 x 25 cm. Quest’opera, come spesso accade nelle realizzazioni scultoree di Boemio, vede la combinazione di più materiali. L’artista “accumula” nel suo studio elementi recuperati casualmente, per poi riassemblarli e lavorarli creando l’opera, quale passaggio finale di un evento iniziato mesi oppure anni prima.
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