Nei sei posti apicali solo uomini.
Dicono che le donne sono ingrate a chiedere di più, dopo tutto quello che hanno ottenuto e che non dovrebbero continuare a lamentarsi.
Dicono che non hanno competenze idonee a ricoprire incarichi manageriali.
Dicono che le donne hanno come priorità la famiglia.
Allora cosa hanno da lamentarsi per l’evidente esclusione di tante eccellenti professioniste dalle nomine per la direzione di reti e telegiornali che la RAI ha appena deciso?
Quello che c’era da dire a proposito della parità di genere, dell’uguaglianza dei diritti di rappresentanza, di quante sono le donne qualificate degne di occupare posti di ogni livello in cui si richiedano competenze che loro possiedono, è stato detto.
Detto e ripetuto da anni, prima che il vento di rinnovamento, che sembra l’effetto paradossale di un “virus”, c’investisse richiamando ognuno a contribuire al cambiamento dell’organizzazione complessiva della società.
Per fare un esempio, che non è l’unico, le donne hanno posto da tempo l’esigenza di un nuovo modo di vivere e di riorganizzare le città, a misura di tutti, con occhio alle esigenze ed alle differenze dei ruoli sociali. Una concretezza di idee e proposte che non sono state ancora recepite.
Consapevoli che il cambiamento non s’inventa a tavolino, a dimostrazione che il passaggio dal vecchio al nuovo non può essere traumatico e non può sradicare quanto di buono c’è stato, esse hanno messo a disposizione analisi e proposte tese a correggere e colmare i divari e le differenze che portano disparità e diseguaglianze fra tutti i soggetti.
Hanno da tempo chiesto di porre rimedio a insufficienze, quali la scarsa utilità di leggi inapplicate, il perpetuarsi di stereotipi su cui s’innesca in modo scandaloso lo sfruttamento silenzioso e omertoso del corpo femminile.
Rinnovamento-cambiamento è quello che passa non solo attraverso il riconoscimento pur importante di ruoli diversi e interscambiabili (congedi parentali) ma soprattutto si esprime attraverso l’azione di governi che non improvvisino la politica e tengano conto del vissuto specifico e collettivo, dei bisogni espressi.
Rinnovamento-cambiamento è una politica non motivata da tornaconti elettorali o alleanze parlamentari ma votata dai cittadini e in quanto tale riconoscibile da essi.
Non mirando alla perfezione impossibile, al sogno, ma solo a rispondere in modo adeguato alla spinta di una realtà diversa e in costante mutamento, le donne non possono che cogliere come un cattivissimo segnale l’atteggiamento assunto nella circostanza delle nuove nomine RAI.
Cosa c’entra? Intanto la politica non può mancare di coerenza tra le cose che promette e quelle che fa. Sono state fatte a ridosso di alcune dichiarazioni degli organi più importanti dello Stato, dal Presidente Mattarella, dal Presidente del Consiglio, dalla Ministra per le Pari Opportunità e la Famiglia.
Emerge così la stonatura con il riequilibrio di genere fatto artificiosamente per riequilibrare i comitati ad hoc per l’emergenza del Coronavirus e l’inutilità di un comitato di donne per un “Nuovo Rinascimento”.
Richiamate a fare la loro parte (s’intende: di sacrificio personale, di un passo indietro in economia e nel lavoro, di sostituzione permanente di servizi) le donne sono state trattate ancora una volta come comparse di una sceneggiatura inadeguata.
Le altre, quelle che provano a prendere posizione, quelle cioè che portano le stimmate di grandi fatiche e professionalità incontestabili a dimostrazione del “valore-donna” restano ininfluenti.
Purtroppo le donne dovranno fare i conti con il fatto che il merito, quello che meglio le contraddistingue, non appare più come un valore insostituibile e che il genere non c’entra rispetto agli interessi che muovono “alte sfere”.
La RAI, come qualsiasi altro ente dove si manovra il vero potere, si mostra ancora una volta luogo di scontro, e di giochi politici che offrono personali quanto temporanei risultati di una partita dove si contano vincitori e vinti.
A meno che il cambiamento-rinnovamento non porti regole nuove.
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