Riceviamo e pubblichiamo
di Claudia Cotti Zelati
La conversazione di Repubblica con Sergio Castellitto parte dalla solidarietà a Tiziano Ferro: “Trovo che sia ingiusta la rabbia di cui è stato investito per aver posto un problema che riguarda un comparto produttivo che, come tutti gli altri, aspetta risposte… E’ inevitabile diventare più corporativi, gli artigiani parlano dei loro problemi, i negozianti dei loro, gli artisti delle loro esigenze e così via”. Dietro i volti noti di cinema, musica, tv, c&rsq…
L’indagine “Vita da artisti”, promossa dalla Cgil, ha evidenziato come il 95% dei lavoratori dello spettacolo siano disposti ad accettare qualsiasi condizione pur di lavorare; e che la media della retribuzione annua è intorno a soli 5 mila euro. Il sommerso è enorme, e secondo altri studi, si attesta oltre l’80%!
Si tratta ovviamente del lavoro autonomo, ovvero di tutti quegli artisti che non sono occupati nelle (poche) Fondazioni Lirico Sinfoniche e che non sono riusciti ad ottenere ancora una docenza stabile. Decine di migliaia di professionisti precari e intermittenti dell’intrattenimento, del pop, del jazz, della world music, del teatro, che faticano ad andare avanti (in condizioni normali, figuriamoci oggi!), spesso costretti al lavoro irregolare per via di un sistema burocratico che assolutamente non agevola l’emersione (adempimenti farraginosi e molteplici, aliquote contributive altissime e avallo normativo della concorrenza sleale dei dilettanti rispetto ai professionisti*).
Il fatto che “la cultura sia sovvenzionata” è un’approssimazione assolutamente parziale: il FUS copre solo alcune realtà istituzionali e di tradizione. Nelle musiche altre, invece, solo Umbria Jazz gode di una legge ad hoc, e solo pochissime altre realtà vengono sostenute.
Gli artisti senza alcuna rete di protezione, e sono tantissimi, che ora soffrono enormi problemi esistenziali, meritano non solo sostegno e dignità, ma anche una riforma sistemica per permettere a tutte le espressioni culturali e professionali di poter continuare ad esistere e a contribuire al benessere della società.
Alla luce di questa disarmante realtà e dopo aver constatato la polverizzazione del mio lavoro nell’ambito dell’Arte Cultura e Spettacolo, il 26 marzo 2020, ho promosso la petizione su change.org “Richiesta di indennizzo per calamità. Se non muori di Covid 19, muori di fame“, da sottoporre all’attenzione del Governo e delle Istituzioni.
Nel documento da me redatto propongo 15 punti. Ci metto la mia faccia, mi presento, dichiaro chi sono. Di seguito quindi riporto l’incipit della petizione e sottolineo tre punti fondamentali e fondanti di questa iniziativa.
“Richiesta di indennizzo per calamità. Se non muori di Covid 19, muori di fame”,
Mi chiamo Claudia Cotti Zelati, sono una libera professionista di Roma, plurilaureata, e vivo in modo drammatico, come molti miei colleghi, questo periodo che, neanche su un libro di fantascienza di Isaac Asimov, avrei potuto leggere.
Il domani sembra essere svanito dal nostro immaginario. Non c’è idea di futuro e di futuribilità. La categoria professionale a cui appartengo, quella legata al mondo della cultura, degli eventi, della musica, del teatro, dell’intrattenimento e dello spettacolo dal vivo, è invisibile; i danni e le macerie economiche che sta generando questa calamità, sono reali, tangibili, fisici, psicologici perché si riferiscono alla sopravvivenza e alla dignità dell’esistenza di ogni individuo.
Faccio appello a tutte le Istituzioni politiche Italiane, proponendo un “INDENIZZO DI CALAMITA’” a favore dei liberi professionisti e di quelle categorie di lavoratori ibridi, difficilmente categorizzabili, che non percepiscono reddito continuativo, analogamente ai liberi professionisti/autonomi/partite iva che non godono di garanzie di continuità lavorativa, di Cassa Integrazione, Disoccupazione e Reddito di Cittadinanza.
Di seguito, elenco per punti, quelli che sono gli aspetti più urgenti, legati al quotidiano di ogni cittadino italiano.
E’ necessario che le più alte cariche dello Stato, i Rappresentanti della politica tutti, di qualsiasi formazione e appartenenza ideologica, si stringano solidalmente e unitamente nella consapevolezza che una enorme fascia del Paese reale è allo stremo delle proprie risorse economiche e psicologiche, che rischia il suicidio o nella migliore delle ipotesi di ritrovarsi in condizioni umane di insostenibile indigenza. Le categorie sopracitate, al momento invisibili o quantomeno trascurate sin da tempi non critici come questo attuale, sono lacerate da obblighi fiscali e situazioni debitorie che gli impediscono di continuare le proprie attività, uniche fonti di sostentamento.
Chiediamo pertanto che ci sia davvero la volontà di non lasciare indietro nessuno e che anche a Noi, operatori di categorie in ombra, si dia la possibilità DOMANI di tornare a vivere con fiducia in un auspicabile prossimo futuro e contribuire così a creare valore con il nostro lavoro, mettendo al servizio del Paese le nostre competenze e professionalità e di non abbandonarci lasciandoci morire per mancanza di ENTRATE. Perché tutto questo sia possibile elenchiamo una serie di provvedimenti secondo noi assolutamente indispensabili:
1) Abolizione versamenti imposte F24 per almeno 18 mesi; BONIFICA/SANATORIA di tutte le imposte PREGRESSE affinché si faccia TABULA RASA, in modo tale che alla fine di questo momento storico critico paragonabile a un inferno si possa ricominciare ex novo. Ciò consentirebbe ad ogni lavoratore autonomo, impresa privata o libero professionista che sia di riattivarsi con dignità e reale possibilità economica.
Un libero professionista, inattivo in questo momento per decreto, non potrà certo far fronte agli obblighi fiscali che arriveranno a breve. In tal senso gli indicatori ISEE devono essere il punto di riferimento per l’identikit della condizione economica del soggetto nel presente indicativo.
Travolto da uno tzunami di bolette delle utenze, affitti/mutui, cartelle esattoriali, avvisi bonari con obbligo di rateazione anche fino a 20 mesi per imposte superiori ai 5000 euro, (ad esempio), si troverà completamente annichilito finanziariamente perché non sarà più nella condizione di sostenere tali gravami.
2) Per tutte le partite iva e in particolare per tutti i Lavoratori e Consulenti del mondo dello Spettacolo, dell’Arte e della Cultura in generale non protetti da contratti di lavoro dipendente a tempo indeterminato, il riconoscimento di un INDENIZZO DI CALAMITA’ per almeno 18 mesi, per un importo di € 1.000,00 mensili esenti da imposta. INDENNIZZO DI CALAMITA’ per tutti quegli operatori che nel settore Arte, Cultura, Spettacolo e Intrattenimento rientrano in una fascia di lavoro considerata “lavoro sommerso” pari a un importo di €700,00 mensili per un periodo di 18 mesi.
In particolare, in quanto ai possibili beneficiari, si fa riferimento agli iscritti al fondo ex-Enpals, che a prescindere dai versamenti regressi, non potendo contare sul minimo di almeno 30 contributi, (in quanto il nero è prassi dilagante e condizionata dalla stessa burocrazia) sono lavoratori ancor più precari degli altri; a condizione, ovviamente, che essi non godano di contratti di lavoro subordinato e di non essere iscritti ad altre casse di previdenza obbligatoria.
Tale richiesta parte dalla considerazione che per i suddetti lavoratori del “sommerso”, in un momento drammaticamente critico come questo, liberi professionisti, titolari di piccole o medie imprese già al collasso economico, non instaurano rapporti esterni di collaborazione a titolo di consulenza o altro.
3) Chi ha acceso un prestito (libero professionista, impresa o privato che sia), con una finanziaria o istituto di credito bancario, deve avere la possibilità di sospendere il pagamento delle rate e riprenderlo tra 18 mesi senza nessun aggravio di mora e/o ulteriore quota interesse. STOP al pagamento delle bollette luce, acqua e gas per almeno 18 mesi.
Claudia Cotti Zelati – claudiacottizelti@gmailcom
*nota: la concorrenza sleale è dovuta all’esonero contributivo consentito ai doppio-lavoristi dello spettacolo in base al comma 188 Legge Finanziaria 2007, da anni contestato da molte associazioni di categoria.
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