Che é successo in Italia con l’elezione presidenziale? Nulla, nel senso che apparentemente é rimasto tutto come prima: Sergio Mattarella é tornato a fare il presidente della repubblica e Mario Draghi a fare il presidente del consiglio. Il nulla é cambiato, stile “Gattopardo”, é comunque solo nelle apparenze poiché ora Draghi sará libero di imporre la sua volontá ad un Parlamento che non vuole tornarsene a casa senza prima aver maturato la pensione.
Il “New York Times” ha scritto che i parlamentari renderanno la vita difficile a Draghi poiché saranno impegnati a prepararsi alle prossime elezioni politiche del 2023. Nulla di tutto questo. Ora Draghi, non piú incline a tollerare le incompetenze dei ministri e l’inadeguatezza dei parlamentari (ora che é sfumata la sua tentata ascesa al Colle e non serve piú ingraziarseli), sceglierá con maggior decisione la sua squadra governativa ed imporrá scadenze legislative ai parlamentari. Potrá imporre piú facilmente il prendere o lasciare tra l’approvare le sue proposte di legge o andare al voto prima della scadenza della legislatura, cosa che i parlamentari (specialmente del M5S) vogliono evitare, visto il rischio di non essere rieletti e, per molti di loro, di non maturare la pensione.
Ció che resta poco chiaro é perché Draghi abbia insistito a candidarsi al Colle quando tutti volevano restasse al Governo.
Nonostante questo incidente di percorso, Draghi si trova ora in una posizione win-win: o resta a Palazzo Chigi o va al Quirinale, considerando che Mattarella dará probabilmente le dimissioni prima della fine del suo secondo mandato e che i partiti, per liberarsi di Draghi, lo manderanno piú volentieri al Colle.
Fino a quando Mattarella sará presidente a Draghi é assicurata la poltrona di Primo Ministro, quindi per liberarsene i partiti dovranno per forza “spedirlo” al Quirinale.
Questo é il probabile scenario futuro. Per quanto riguarda l’analisi sull’andamento dell’elezione presidenziale, il risultato é stato un chiaro successo del PD, che puntava su Mattarella sin dal principio, coprendo le sue intenzioni con candidati inaccettabili.
La destra (Fdi, Lega e FI) si é trovata spiazzata, impreparata, incoerente e frazionata. La responsabilitá é di tutti. Anche se il presidente di Fdi Giorgia Meloni si vanta di essere stata coerente proponendo e insistendo con un solo nome (Carlo Nordio), la realtá é che si trattava di un nome non condivisibile e quindi perdente in partenza. Stessa cosa fatta da Fi con la proposta di Silvio Berlusconi. Quanto alla Laga, ha sfornato nomi in continuazione senza trovarne uno di condivisibile.
La Lega ha avuto anche l’ingenuitá di affidarsi alle decisioni del M5S, ben sapendo che il capo politico del movimento (Giuseppe Conte) non é un capo effettivo e che all’interno del movimento molti stanno cercando di screditarlo, rendendo l’intero M5S poco affidabile.
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