Rassegna della settimana dal 22 al 28 giugno
L’ennesimo picco di temperature è stato registrato in settimana nel Circolo Polare Artico. Secondo il servizio meteo russo Pagoda i Klimat, nel villaggio siberiano di Verkhoiansk, il termometro ha toccato i 38 gradi centigradi, quasi il doppio della media stagionale, superando cosi il precedente record di 37, 8 gradi che era stato raggiunto nel giugno del 1915 a Fort Yukon, in Alaska.
Questo piccolo paesino si trova a 4600 kilometri a nord- est di Mosca, gli abitanti sono pochi e abituati da anni ai continui sbalzi di temperatura, basti pensare che nel 1892 si è raggiunta la cifra record di -67,8 gradi, mentre lo scorso gennaio si è rilevato – 57,2.
Nel 1988 il caldo aveva toccato i 37,3 e la media in questo periodo è sui 20 gradi. Nel nord ovest della Siberia a maggio le temperature sono state di 10 gradi superiori alla media. L’ondata di calore ha generato incendi, scioglimento del permafrost e un’invasione di falene, le cui larve erodono la corteccia delle conifere lasciandole ancora più esposte e sensibili agli incendi.
In Russia il 25 giugno gli elettori hanno cominciato a votare in un referendum costituzionale che permetterà al Presidente Vladimir Putin di restare al capo del potere fino al 2036. La riforma prevede d’inserire nella costituzione una definizione del matrimonio come “unione eterosessuale”.
Come riporta il giornale Internazionale, secondo l’istituto di sondaggi Levada, la popolarità di Putin negli ultimi due anni è scesa dal 79 al 59 per cento. Le votazioni si concluderanno il 1 luglio.
Sono cominciati a Vienna il 2 giugno i negoziati per una proroga dell’ultimo accordo sul controllo delle armi nucleari ancora in vigore tra i due paesi il trattato New Star firmato il 18 aprile 2010 e in scadenza il 5 febbraio 2021 prevede un limite massimo per le parti di 1520 tra testate e bombe nucleari.
Il rinnovo dell’ accordo è a rischio perché il presidente degli Stati Uniti Donald Trump vorrebbe includere anche la Cina che non intende partecipare ai negoziati trilaterali.
Il festival di Yulin non si ferma, anche dopo l’emergenza sanitaria Covid-19 il mattatoio di cani torna per dieci giorni senza sdegno. Lo scorso aprile il governo centrale di Pechino aveva promesso di chiudere questo circo al massacro, era intervenuto anche il ministero dell’Agricoltura di Pechino con una bozza di legge sul “riordino delle risorse alimentari”. Il provvedimento conteneva l’elenco del bestiame, dai maiali al pollame allevati per finire nella catena alimentare, ma cani e gatti non erano inclusi.
Il legislatore cinese si era interessato ai cani sottolineando il loro ruolo che non li vedeva più solo degli animali domestici, ma anche dei compagni per l’uomo .
Una bozza che non si è mai tramutata in legge e che anche quest’anno riapre le porte al wet market (mercato bagnato) inzuppato dal sangue degli animali uccisi e squartati in condizioni abominevoli.
Il Festival di Yulin ha come vittime i cani, che ogni anno a partire dal solstizio d’estate richiama migliaia di persone: venditori, macellai, cuochi, ristoratori e appassionati che amano nutrirsi di carne di cane, perché secondo alcune credenze la carne di cane in estate riduce il calore interno del corpo, aiuta la circolazione del sangue e rinforza la virilità.
Ogni anno ci sono proteste internazionali, petizioni di gruppi animalisti, rivolte di cittadini cinesi, ma anche quest’anno dal 22 giugno per 10 giorni la mattanza si è aperta orgogliosa e puntuale. Ogni anno diecimila cani vengono massacrati a giugno, si spera che questo sia veramente l’ultimo anno.
In Cina si torna a inaugurare costruzioni vertiginose che erano state bloccate dal Covid-19. La novità di adesso è l’Exploration Deck, un ponte di vetro a 250 metri d’altezza sul complesso Raffles City Chongqing.
I biglietti per l’inaugurazione sono andati a ruba in pochissimo tempo anche perché la vista e lo spettacolo sono mozzafiato. La terrazza offre un panorama a 270 gradi dello skyline di Chongqing, ed è la più alta nel suo genere nella Cina occidentale.
La terrazza da 10 mila metri quadrati ha una lunghezza di 300 metri per 32,5 metri di larghezza e offre quel brivido di poter camminare fra le nuvole mentre si ammira il fiume marrone Yangtze che si unisce al cristallino fiume Jialing. Ci sono voluti 7 anni per completare il ponte di cristallo che ora si merita tutta l’attenzione possibile.
Arrivati al 47 piano i visitatori vengono trasportati in un mondo futuristico che immagina la vita sul pianeta Marte, grazie alla mostra da National Geographic. Poi al termine della galleria si arriva sul terrazzo trasparente, collegato a sei degli otto grattacieli di Raffles City.
Possiamo proprio dire di essere 250 metri sopra il cielo!
Party, sole e vittorie calcistiche, queste sono le basi per un’ottima estate londinese, peccato che da marzo l’Inghilterra, come il resto del mondo, stia facendo i conti con un virus che obbliga il distanziamento e limita ogni tipo di “normalità”.
Giovedì, con il primo grande caldo della stagione, la folla si è riversata sulle spiagge di Bournemouth e Sandbanks, nel Dorset e l’area è stata invasa da automobili e bagnanti. Sono state inflitte 558 multe per tutte le automobili parcheggiate e si sono verificati numerosi incidenti causati dall’eccessivo uso di alcool.
“Vogliamo che le persone si godano gli spazi esterni e vogliamo che godano delle strutture per il tempo libero come la spiaggia, ma non vogliamo nemmeno vedere il numero di nuovi casi, quindi stiamo chiedendo alle persone di obbedire alle linee guida sui percorsi sociali” come ha riportato il portavoce del governo a Dowling Street.
Il governo britannico prenderà in considerazione la possibilità di chiudere le spiagge in caso di picco infezioni, ha avvertito il segretario della salute Matt Hancock in un’intervista rilasciata alla CNN.
Il Brasile si conferma il paese dove la pandemia Covid-19 progredisce più rapidamente, questa settimana sono stati registrati 54.771 nuovi casi come riporta il giornale Internazionale. Diverse fonti locali avvertono che il numero dei test effettuati è gravemente insufficiente, quindi i numeri reali sono stime approssimative.
Fra le gravi preoccupazioni in Brasile c’è la situazione degli indigeni. L’organizzazione Apid ha registrato almeno 7200 casi e 332 morti su una popolazione di circa 900 mila persone. Gli indigeni brasiliani vivono nelle aree più nascoste della foresta amazzonica, dove il virus probabilmente è stato portato dai Garimpeiros, i cercatori d’oro illegali.
Nella regione l’unico ospedale disponibile e più vicino, attrezzato con una terapia intensiva, è a Manaus, dove il tasso d’infezione è altissimo. Le comunità indigene accusano il governo di aver trascurato le conseguenze di rischio della pandemia sulla comunità, che a detta di molti, viene sfruttata da Bolsonaro per eliminare totalmente la comunità indigena.
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