Gli oliveti sono un patrimonio ambientale e culturale, non solo produttivo. Poi va valorizzata la funzione produttiva a cui assolvono i frantoi oleari e va intrapresa, e perseguita, la strada della produzione di oli di alta qualità che valorizzano biodiversità e tipicità.
L’olivicoltura italiana è in ginocchio, lo diciamo tutti gli anni, eppure la situazione non cambia mai. Probabilmente perchè le strade intraprese sono state sbagliate. Non si è mai scelta una linea ma una pluralità di interessi che hanno disperso i fondi in mille rivoli, anzichè incanalarli in una direzione.
Quale direzione?
Secondo i Frantoi artigiani, la strada non può essere che una: la produzione di oli di alta qualità che valorizzano biodiversità e tipicità, il legame con il territorio e il rispetto dell’ambiente, oltre a garantire la salute dei consumatori.
E’ necessario che l’olio artigianale non sia relegato in una nicchia del mercato: sugli scaffali della grande distribuzione l’extravergine dei frantoi deve avere un posizionamento distintivo e riconosciuto che garantisca al consumatore la possibilità di scegliere in modo consapevole.
E’ necessario tutelare il cibo artigianale prima che sia completamente sommerso nella marea montante del cibo industriale. In questa affermazione non c’è alcuna negazione della importanza dell’attività industriale: tuttavia non si può non vedere come lo sviluppo industriale abbia nel settore agroalimentare luci ed ombre. La politica dei prezzi bassi sta divenendo fattore di rischio per la salute dati gli ingredienti di sempre minor valore e le sostanze chimiche utilizzate nel processo di produzione.
Alcune idee del Consorzio sono a costo zero: il codice dei prodotti alimentari, etichette che descrivono il processo di produzione, ingredienti e additivi, un mercato distinto del cibo senza chimica. E soprattutto la valorizzazione dell’Albo professionale dei Mastri Oleari istituito dalla Regione Puglia che con la legge n.9 del 2014 che ha riconosciuto l’impresa olearia artigiana quale unità produttiva dell’olio dalle olive.
Altre iniziative richiedono coraggio politico e visione. I politici italiani devono farsi portatori della esigenza di rendere effettiva la concorrenza europea tra paesi produttori dell’olio d’oliva adottando misure a questo scopo e non considerando aiuti di Stato questi interventi diretti non già a favorire le aziende nazionali ma a rendere effettiva la concorrenza.
In altri termini intendendo aiuto di Stato un qualunque intervento pubblico diretto a risollevare le sorti dell’olivicoltura e della produzione olearia italiana si finirebbe per favorire di fatto l’esistenza sul mercato europeo di un monopolio nel settore olivicolo-oleario da parte di un solo Paese, finendo così per impedire quella libera circolazione di merci su un piano di parità economica cui tende la Comunità.
In un simile contesto, per dare visibilità e riconoscibilità al progetto, Stefano Caroli, presidente di AFP, e Lisa Clodoveo, docente dell’Università di Bari, hanno annunciato il nuovo concorso oleario “Mastro d’oro” dedicato esclusivamente agli oli dei frantoi artigiani il cui esito si avrà a Tuttofood il prossimo 8 maggio nel corso di un convegno di italia olivicola su olio e salute.
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