Alcune competenze importanti per l’identità e l’economia dell’Italia, ha scritto Stefano Rolando, non sono state assegnate ai nuovi commissari. Per esempio sono sparite la cultura, il patrimonio culturale, le industrie creative, persino la ricerca. E altro: dalle lettere individuali che la presidente Ursula von der Layen ha redatto e inviato a ciascun commissario si comprende che il grosso delle voci mancanti è stato assegnato alla signora Mariya Gabriel, bulgara, appartenente al gruppo dei Popolari, ma non c’è più traccia della competenza riguardante l’informazione ai cittadini.
Così come nel programma del nuovo governo manca qualsiasi cenno alla riforma delle anchilosate strutture economiche del Paese, prigioniero di uno Stato corporativo e di lobby straccione come quelle che gestiscono concessioni statali.
Quando affermiamo che è necessario ancorarsi ad un solido europeismo significa battersi perché la gestione Von der Layen – Lagarde sia capace di innovare le politiche europee e il governo Conte si dimostri all’altezza del compito che gli è stato assegnato dal Capo dello Stato.
Al di là di ogni formalismo tocca ai ministri dell’Economia, della Difesa, degli Esteri e degli Interni e al commissario Gentiloni determinare le trasformazioni necessarie e su queste costruire un largo consenso che tagli le ali alla protesta populista.
Se questo non avverrà il Bel Paese sarà un campo di battaglia elettorale fra due eserciti, che ci lasceranno un cumulo di macerie.
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