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Al Rose Garden un evento degno di Kim Jong-un

È stato imbarazzante guardare in televisione la cerimonia per la presentazione della candidata alla Corte Suprema Usa da parte del presidente Donald Trump lo scorso sabato al Rose Garden della Casa Bianca. L’imbarazzo non aveva nulla a che fare con la giudice designata, la 48-enne conservatrice Amy Coney Barrett, che verrà confermata o meno dal Senato in base ai suoi meriti e demeriti per sostituire la liberale Ruth Baden Ginsburg, recentemente deceduta. E non era nemmeno generato da Trump, che si è attenuto al discorso scritto e che ha letto in modo molto presidenziale. 

            L’imbarazzo proveniva dalla vista del pubblico presente, che pareva composto invece che da cittadini di una Nazione libera e democratica, da partecipanti ad una manifestazione del dittatore nord coreano Kim Jong-un. Dalle riprese televisive in diretta a partire dalle ore 17:00, si stima che si trattasse di un pubblico di circa 200 persone. E mentre vari commentatori si sono soffermati sul fatto che quasi nessuno indossasse la mascherina e, con le sedie vicinissime tra loro, non si osservasse la benché minima distanza sociale, si é trascurato di notare come gli ospiti facessero a gara per farsi vedere dal Presidente, battendo forte le mani e alzando in alto le braccia. Gli applausi, a volte anche fuori luogo, erano scroscianti, come si possono solitamente vedere in piazza Kim Il Sung a Pyongyang, al Consiglio della Federazione Russa al Cremlino e all’Assemblea Nazionale del Popolo in Cina (come dimostrano le foto).

            La cerimonia, una funzione istituzionale, non doveva essere trasformata in un evento elettorale, ed il pubblico non doveva ostentare devozione e vassallaggio al Presidente (dando l’impressione di essere davanti ad un re o un dittatore), ma invece mostrare  rispetto e dignità.

Foto: Gli applausi al Rose Garden e quelli a Kim Jong-un

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Dom Serafini

Domenico (Dom) Serafini, di Giulianova risiede a New York City ed è
il fondatore, editore e direttore del mensile “VideoAge” e del quotidiano fieristico VideoAge Daily", rivolti ai principali mercati televisivi e cinematografici internazionali. Dopo il diploma di perito industriale, a 18 anni va a continuare gli studi negli Usa e, per finanziarsi, dal 1968 al ’78 ha lavorato come freelance per una decina di riviste in Italia e negli Usa; ottenuta la licenza Fcc di operatore radio, lavora come dj per tre stazioni radio e produce programmi televisivi nel Long Island, NY. Nel 1979 viene nominato direttore della rivista “Television/Radio Age International” di New York City e nell’81 fonda il mensile “VideoAge”. Negli anni successivi crea altre riviste in Spagna, Francia e Italia. Dal ’94 e per 10 anni scrive di televisione su “Il Sole 24 Ore”, poi su “Il Corriere Adriatico” e riviste di settore come “Pubblicità Italia”, “Cinema &Video” e “Millecanali”. Attualmente collabora con “Il Messaggero” di Roma, con “L’Italo-Americano” di Los Angeles”, “Il Cittadino Canadese” di Montreal ed é opinionista del quotidiano “AmericaOggi” di New York. Ha pubblicato numerosi volumi principalmente sui temi dei media e delle comunicazioni, tra cui “La Televisione via Internet” nel 1999. Dal 2002 al 2005, è stato consulente del Ministro delle Comunicazioni italiano nel settore audiovisivo e televisivo internazionale.

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