A questo articolo seguirà domani un commento di Aldo Di Russo.
Sei nato a Mergellina, alla Clinica Mediterranea, il quattro settembre del 1996 alle 8.45, pesavi 3,650 kg e avevi i capelli rossi come la mamma.
Scena: Mergellina solitaria, auto della nonna, con marcia indietro, alle ore 15 del pomeriggio, presi il palo della luce davanti alla funicolare. Poi, aprii la saracinesca del baretto e urtai con la fronte contro il ferro: sangue. Poi tolsi un quadro dalla parete: colpo della strega. Finale: a letto con febbre a 39°C e schiena bloccata.
Mario Avallone, alle 9,45 venne a vederti in clinica e fu il primo Napoletano Alternativo che tu conoscesti!
Alice è stata la prima ragazza che hai conosciuto, avevi nove mesi(!), eravamo a Lacco Ameno, nel giardino dell’Albergo Reginella, albergo allora, ancora di proprietà del nonno Leonardo. Tu nel passeggino e io ti guidavo. Osservavo una bella ragazza e lei altrettanto, a un certo punto lei mi chiese se io ero Salvatore Pica, perché aveva i saluti di sua madre Mariella, da me conosciuta e frequentata nel 1956/57 a Lacco. Costanza è il nome della mamma di Alice e da quella mattina del giugno del 1997 ci siamo sempre frequentati, lei come mamma di Alice e io come papi di Davide. Oggi tu sei a Roma e frequenti Alice e le sue amiche, io invece sempre a Napoli e frequento Checco Moroso, Gigi Caramiello, Antonio Dentale, Lucio Rufolo, Fabrizio Mangoni, Mario Avallone, Paolino il poeta di Dante Alighieri etc. etc.
Domanda: “Meglio frequentare Alice e le sue amiche a Roma o restare a Napoli e frequentare il mondo partenopeo? E’ logico… ROMA!
Lina fu la prima ragazza al mondo che a due anni prese una cotta (!) per un suo coetaneo e cioè tu, si proprio tu Davide.
Lina la conoscesti nel giugno 1998 all’Albergo Regina Isabella, e vi faceste compagnia fino a settembre dello stesso anno. Tornata a Parigi con i suoi genitori Lina sentiva enormemente la tua mancanza al punto che papà e mamma dovettero portarla a Napoli per rivederti.
Quando si dice le sensazioni e le emozioni… Lina e i suoi genitori arrivarono alle 22,30 con l’aereo Parigi-Napoli e subito li portai a casa, tu dormivi e ancora oggi ricordo Lina che ti toccava la manina mentre dormivi e invocava silenziosamente: Davi-Davi-Davi.
Oggi Lina ha la tua stessa età e continua ancora a venire a Lacco Ameno, con la sua amica di Salerno. Zola la mamma di Lina è presa dal lavoro, il suo papà Francesco Caporale, morì prematuramente, era un gran lavoratore e amava immensamente la figlia Lina.
Tu… nel passeggino e io che lo spingevo, facevamo quasi sempre tutto il lungomare con sosta a Piazza Vittoria al Bar Marotta e puntualmente avevi sete e chiedevi da bere alla tua maniera: “Tom-Tom” per indicare il bicchiere. Ancora oggi il vecchio barista mi lascia i saluti per te dicendomi: “Salutatemi Tom-Tom”.
Esistono i baby-dog, io baby-sitter: io baby-sitter al mare per oltre quattro/cinque anni (1997/2002).
Tutti i bambini si univano a te la mattina. Con grande e dolce rabbia del bagnino Giorgio, ci divertivamo con il gioco del “lupo mangia frutta”. Tutti fermi sotto la montagna e al mio grido “lupo mangia frutta” indicando se mela, pesca, banana e via dicendo tutti a correre per prendere la preda, e si finiva in mitici tuffi a mare. E all’ora di pranzo, tutti al ristorante con me capo tavola che per tenervi buoni, inventavo una storia, era l’unico modo per farvi mangiare tranquilli, spesso si raggiungeva il numero di dodici bambini tutti seduti allo stesso tavolo e il caro cameriere Giovanni, aveva una pazienza impagabile. Solo tuo nipote Alessandro, figlio di tuo fratello Filippo, non aveva bisogno di storie, poiché mangiava alla grande! Quando i bambini partivano, i loro genitori si complimentavano con il portiere per: il Baby-Sitter sulla spiaggia, è un po’ anziano, ma è bravissimo!
Il tuo amico dalla seconda elementare alla licenza liceale e a tutt’oggi. Ferdy alla scuola elementare De Amicis arrivava tutte le mattine, seduto in piedi (!) dietro al motorino di suo padre Ciro da San Giorgio a Cremano, poi diventato Ciro al Chiatamone, da non confondere con Ciro a Mergellina o Ciro a Santa Brigida. Il povero Ciro strillava sempre come un turco napoletano, e tutte le mattine era convocato dalla maestrina di Ferdy, nel vano tentativo di frenare l’impetuosità del figlio in classe. Faceste coppia sino alla licenza liceale e spero che la vostra amicizia non finisca con la tua andata a Roma. Con Ferdy per anni siamo andati alle mostre d’arte, al cinema, a teatro, ma ricordo soprattutto le gite a Ischia. Caro Davide, mi complimento con te per l’agosto del 2014: hai ospitato Ferdy, più di venti giorni, nell’albergo di tua madre, e questo bel gesto l’ho interpretato come la chiusura per te di un’epoca, dove l’amicizia con Ferdy è stata molto importante. Lunga… lunga vita a Ferdinando, detto Ferdy e a Davide detto Don Nicola (!). Mi piace ricordare la prima volta che Ferdy venne da solo, con noi a Ischia. Al ritorno, i genitori quasi non credevano che non avesse fatto danni all’albergo. Ferdy si è iscritto a Medicina, tu a Economia Aziendale. Amo ricordare la mostra di pittura della tua classe alla Picagallery, per la qual cosa la Picagallery fornì alla tua classe, 50 fogli Bristo 50/7° e relativi pastelli. Il tema era libero, ma poi la scuola impose il tema del mare e debbo dire che Ferdy fù l’unico che non apprezzò questo cambiamento imposto dalla preside. Oggi Ferdy suona anche il pianoforte e lo feci debuttare al Circolo Massimo Gorki con discreto successo. Lunga… lunga vita a Ferdy.
Iniziasti con la pallacanestro (basket) e si andava a Piazza Municipio ai famosi Cavalli di Bronzo, durasti un paio d’anni e poi passasti al canottaggio al Circolo Canottieri, ma anche il canottaggio durò poco e alla fine passasti al calcio a Posillipo con il ruolo di portiere ed eri abbastanza bravo, perché da piccolo ti allenavo a Ischia, sotto la casa dei nonni, accanto a una palma piccola che ora è cresciuta enormemente. Passasti poi alla musica, prima pianoforte, poi chitarra e poi alla scuola musicale di Umbria Jazz con il tuo amico Ferdy. Remember che dai 3 anni in poi ogni anno a Ischia andavamo ai concerti ai Giardini della Mortella, e Lady Walton, creatrice dei concerti, ti salutava sempre con amore. Ti ricordo anche l’andata al Teatro San Carlo una domenica mattina, per il balletto PINOCCHIO con musiche di Strawinsky, ti piacque moltissimo (se ne ho voglia ti racconterò come riuscii a portarti quella domenica mattina al San Carlo). Forse questa continua ricerca del nuovo, attraverso i vari sport e la musica, è servita alla tua formazione tra adolescente e “giovin signore” e così facendo, forse, capisti meglio cosa fare da grande. Amo la pedagogia prodotta insieme, e non la pedagogia descrittiva.
Spesso la domenica mattina ti portavo alla Stazione Centrale per assistere all’arrivo e alla partenza dei treni. Tu potevi avere 4/5 anni, ti piazzavo sui carrelli porta-bagagli e con fischietto e paletta ti portavo in testa al binario e tu godevi alla partenza del treno, perché fischiavi insieme al capostazione e alzavi la paletta rossa, divertendo i parenti dei viaggiatori. Una domenica mattina, presero il rapido molti deputati che conoscevo, tra cui ricordo Vincenzo Siniscalchi e Angela Francese. Il capotreno fu colpito positivamente di queste mie conoscenze al punto che “prese fischi per fiaschi” e ci invitò a visitare il treno. Uà, sembravo un Ministro (senza portafoglio!), tu in braccio a me e il capotreno faceva da cicerone. Sono passati oltre 15 anni, ma il ricordo è intatto e piacevolissimo. Usavo il fischietto e la paletta dei vigili da quando avevi sei –sette mesi e ti portavo lungomare nel passeggino.
Non ricordo se stavi in terza o in quarta elementare alla De Amicis, quando istituii i pranzi alla Latteria vicino a Piazza dei Martiri. Inizia con te, e i tuoi amici, Ferdy, Riccardo, Mori e il Rosso de Forgellinis, l’epoca dei pranzi che si tenevano a inizio scuola, a Natale, a Pasqua e a fine anno scolastico. Ferdy si sparava la posa nell’ordinare cibi prelibati, Riccardo e gli altri mangiavano classico. Questa tradizione si esaurì con il penultimo anno del Liceo Umberto e ancora oggi quei pranzi mi mancano.
Va bene… la vita continua! Dario Mori scelse la scuola media Tito Livio e de Forgellinis scelse poi il liceo scientifico. Al cinema con 4/5/6 di voi è uno dei ricordi più fantastici. Spesso la domenica pomeriggio li andavamo a prendere con il taxì e dentro al cinema “apriti cielo” patatine, coca-cola, pop corn erano obbligatori e costavano più del biglietto. ma il momento tragico era quando uno di voi doveva fare la pipì. Pregavo sempre gli spettatori delle poltrone vicino alle nostre di dare un’occhiata a tutti voi, mentre, io, accompagnavo ai bagni il bisognoso. Mi ricordo che durante il primo tempo dormivo e russavo alla grande, con vostro grande divertimento. Dopo quasi dieci anni di film per bambini, la mia psiche di antico spettatore cinematografico è totalmente cambiata. Caro Davide i vostri film, nella loro molteplicità e piacevolezza erano e sono portatori di significati altri dai film dei grandi. Non riesco più a vedere un film per adulti. Velocità, imprevedibilità, alta tecnologia, estetica, ma soprattutto i vostri film erano e sono portatori di etica, morale, forma, comportamenti, ironia e trasgressione continua: tutti questi ingredienti sono più vicini alla mia eterna natura da Peter Pan e oggi non resisto più di dieci minuti al cinema, così è stato per Gomorra di Matteo Garrone e per la Grande Bellezza di Paolo Sorrentino. Perdonami la presunzione ma amo ricordare che Sorrentino, regista della Grande Bellezza è stato aiuto regista del mio unico film girato come attore, con la regia di Maurizio Fiume, dove anche Vincenzo Salemme debuttò nel ruolo di mio segretario. Recitare è sdoppiarsi, amo l’identità e l’appartenenza! Il film si chiama DROGHERIA.
Proprio oggi, 8 dicembre tua madre è a Roma con te, io non sono venuto per la presentazione del mio libro il 6 dicembre al Blu di Prussia. La mamma, tu e io siamo venuti a Roma sempre l’8 dicembre credo fino ai tuoi 8/9 anni e la cosa bella era andare a Piazza Navona a divertirci con i fucili, i cavalli girotondo, i bigliardini e tutti i giochi che la piazza in festa offriva (a pagamento) a voi bambini. Spendevamo un banco di soldi (sponsor come sempre, tua madre) e tornavamo a casa di zio Sergio, sempre con tanti regali vinti che tu poi regalavi a tutti i tuoi amici.
Tra i tuoi sport infantili dove hai primeggiato c’è stato il calcio. Il primo sport da te praticato è stato, come ho detto, il basket, a Piazza Municipio di fronte al Maschio Angioino; il secondo, canottaggio al circolo Canottieri al Beverello, il terzo nuoto al Circolo Posillipo e infine di nuovo il calcio, con il ruolo di portiere ai campi di Posillipo. Eri proprio bravo in porta e ti divertivi da morire. Probabilmente questa serie di sport altro non sono stati che una continua ricerca di te e alla fine il calcio ti è rimasto dentro, probabilmente perché più consono alle tue esigenze di velocità psicologica, imprevedibilità e di osservazione degli altri quando giocavano mentre tu eri fermo. Ho saputo dalla mamma che anche a Roma fai calcio. Insisti, resisti et persisti! Mi piace ricordare che il tuo primo allenatore sono stato io, sotto alla casa del nonno a Ischia. Sotto una palma e sull’erba ti facevo tiri a misura e tu li paravi alla grande. Oggi, la palma è cresciuta in altezza come te, io no…!
Dopo quasi cinquant’anni di mostre organizzate per giovani debuttanti, decisi di organizzare di nuovo una collettiva della tua classe alla De Amicis, quinta elementare. La tua maestra accettò con entusiasmo e la mostra ci fu. Comprai l’attrezzatura per dipingere, 25 fogli Bristol 50/70 e 25 scatole di pennarelli, il bello è che volle partecipare alla mostra anche un’altra classe e così servirono altri 25 fogli e pennarelli. Con la maestra si disse che i ragazzi erano liberi di scegliere il tema pittorico.
Dopo qualche giorno la maestra mi comunicò che la preside aveva suggerito “IL MARE” come tema, con grande rabbia di noi tutti e soprattutto di Ferdy. La mostra si tenne alla Picagallery con grande orgoglio dei genitori e grande vostro divertimento. Alla fine capii il perché del tema “IL MARE”: alla Città della Scienza ci doveva essere un grande convegno sul MARE, durante il quale sarebbero stati esposti i vostri dipinti. I quadri furono portati alla Città della Scienza, ma la mostra non fu mai realizzata (!). L’anno seguente, in prima media alla Fiorelli, proposi la stessa idea della mostra, alla professoressa di arte, che mi ricevette e mai mi rispose (!).
LA ROMANA era life, giovanissima e molto LIFE, era sempre allegra e al Regina Isabella, spesso cantava al piano-bar accompagnata dal Mitico Pasquale il pianista. E’ stata la tua prima Tata.
SABA l’etiopica era dolce ma problematica. Venuta in Italia per studiare medicina, non trovava il tempo (!) per farlo e alla fine è rimasta TATA. Peccato… meritava di più dalla vita. E’ stata la più dolce Tata che hai avuto.
LA RUSSA era proprio ruspante. Aveva studiato sotto il regime comunista e come tante sue connazionali emigranti in Italia, era molto più avanti delle padrone di casa napoletane, esprimeva fisicamente la durezza della sua terra e della sua infanzia, cresciuta com’era sotto un regime tosto-tosto-tosto: la dittatura comunista. Oggi in Russia il regime comunista è crollato ma esiste il regime democratico (! ?).
LILIANA di Capoverde sempre lamentosa per l’assenza del marito, e finalmente, quando il marito venne a vivere a Napoli, si trasferirono a Bologna. Fine.
RAFFAELLA di Castellammare. Cresciuta sotto il Vesuvio ne risentiva l’enorme influenza Mitologica e Catastrofica. La sua caratteristica erano i sogni che faceva la notte e a me, la mattina, come Freud e Jung (!) toccava interpretarli, rassicurandola sempre della positività del significato del sogno. Era tenera nella sua ingenuità, aveva perso la mamma da bambina e il padre la mise in collegio dalle Monache. Era portatrice sana di Turbe e la sua lettura della vita era sempre bislacca. Continuò poi a fare la Tata, da Dario Mori il tuo amico di Via Chiaia. Finì il ciclo delle tate o baby-sitter e da quel momento toccò a me, con immenso mio piacere, svegliarti la mattina, prepararti la colazione e uscire insieme, tu a scuola e io alla mia galleria.
Nei giardini dell’Albergo Reginella, c’è un campo da tennis, dove ti portavo spesso a giocare. Avevi sì e nò 3 anni e le racchette erano di plastica, piccoline. Spesso si rompevano e spesso perdevamo la pallina, allora facevamo finta di giocare veramente. Un cameriere del Reginella si fermava spesso a osservarci ed era molto scettico sulle nostre capacità tennistiche, quasi ci prendeva in giro, la qualcosa mi destabilizzava. E finalmente un giorno ricordandomi del film “Mon Oncle” del mitico Jacques Tati, che giocava col nipote a tennis, anche loro senza pallina, decisi la vendetta.
La vendetta venne una mattina: tu tirasti fortemente una pallina inesistente che ti scappò dalle mani, io mi rivolsi al cameriere – spettatore, pregandolo di “raccogliere la pallina” (!), da quella volta non si fermò più ad assistere e così continuammo a giocare virtualmente in santa pace. Nei tuoi giochi giovanili/infantili/adoscenziali non hai mai praticato il tennis. Sono convinto che quelle nostre partitine e il cameriere spettatore incredulo, crearono in te delle turbe che ti hanno impedito di pensare al tennis. O NO!!??
Avevi tre anni, ti accompagnavo tutte le mattine con l’autobus R3 e scendevamo alla Riviera proprio di fronte al tuo asilo. L’R3 lo prendevamo anche per andare alla De Amicis e scendevamo a S. Pasquale a Chiaia, mentre con la Scuola Media di Via Fiorelli e il Liceo Umberto passammo alla clandestinità materna, e cioè prendevamo i taxi di nascosto della mamma, lei non voleva assolutamente e noi invece lo volevamo (!). Dal Liceo Umberto in poi, da Mergellina davamo sempre una passaggio a qualche tuo compagno di classe o di liceo, sempre a Francesco Tancredi, di cui mi piace ricordare le cene a casa sua come pure ricordo quelle a casa di Ferdy. Le loro mamme, ottime cuoche.
Avevi 2 anni, quando scoprimmo insieme i Giardini della Mortella, luogo fantasticamente fiabesco, che dopo il Castello Aragonese di Ischia Ponte, fu la più bella scoperta che facemmo a Ischia e da quel momento li facemmo nostri. Il pomeriggio del sabato e della domenica davano e danno concerti di giovani talenti musicali provenienti da tutti i conservatori del mondo. Tu, con me, sempre, in prima fila stimolando la gioia di Lady Walton nel vederti ascoltare la musica. Lady Walton e suo marito Sir Walton scoprirono Forio d’Ischia tra fine anni ‘30 e inizio anni ’40 e, innamoratisi del luogo, decisero di fermarsi a vivere sull’isola. Comprarono il villino della Mortella e con il tempo altri terreni attorno; chiamato il più grande architetto di giardini del mondo, l’inglese Page, questi ne fece il più bell’orto botanico privato d’Italia. Con la morte del marito, Lady Walton decise, per onorare la sua memoria, di ospitare giovani musicisti e così fu. Tu, li vivesti intensamente per quasi dieci anni questi giardini, ci portavi tutti gli amichetti dell’isola e facevi la visita guidata come un vero capo boy-scout, mentre io, al bar del giardino leggevo e conversavo con i miei amici camerieri. Per te che studi economia aziendale è importante capire che a volte delle imprese private producendo solo “pura categoria dello spirito e del piacere”, e il Giardino della Mortella questo era, possano diventare il più grosso business dell’isola. La leggenda metropolitana ischitana dice che Lady Walton, prima di decidere di aprire il suo giardino al pubblico, previo pagamento per l’ingresso, propose al Comune di Forio di fare una Società di Gestione, ma il Comune rifiutò (!). Credo che il tuo amore per la musica ti sia stato trasmesso dai concerti alla Mortella cui hai assistito per quasi tutti i tuoi primi dieci anni ed è in omaggio a te e a Lady Walton, che ho trasmesso musica classica, come DJ dal balcone del sindaco di Lacco Ameno. Fino ad arrivare alla mia apoteosi (!) da DJ, organizzando in piazza Santa Restituta un Compact Festival Lirico dedicato a Maria Callas: per sette sere trasmisi sette opere liriche della grande MARIA CALLAS con grande affluenza di pubblico. L’anno dopo, il Sindaco mi chiese di rifarlo, ma, come tu sai, non amo ripetere sensazioni già provate.
Credo che fino a 3-4 anni, tutte le mattine compravamo, su tua richiesta, dal tabaccaio di Mergellina, un ovetto Kinder per scartarlo tutto e tu prendevi il regalino interno e poi buttavi la cioccolata. Il tutto sorprendeva negativamente il tabaccaio che mi guardava stupito per la mia indifferenza verso il tuo modo di agire: lui non sapeva che in quella epoca tu eri allergico alla cioccolata.
Credo che insieme al tuo amico Ferdy, avete visitato più musei e mostre di pittura di un adulto:
Al Mitico Museo Nazionale con la sezione Egiziana che tanto vi entusiasmava forse molto vicino al vostro linguaggio cinematografico e tante visite alle gallerie private napoletane. Di tutto e di più, artisti locali, nazionali e internazionali. Tra questi primeggiò la mostra di Damiel Hirst al Museo Nazionale, quella di Barisani al Castel dell’Ovo e i manifesti cinesi a Villa Pignatelli e vi divertiste come a Edenladia. Ora tutte queste visite, certamente hanno prodotto una sensibilità del bello, che spero vi accompagni per la vita.
E’ stato Antonio Matacena a iniziarvi alle recite, nel teatrino dell’Albergo, eravate proprio bravi, tutti mi dicevano che avresti dovuto fare l’attore da grande. Chi vivrà, vedrà!
Da quando nascesti, tutte le mattine uscivamo per passeggiare long-beach, e io prendevo prima un caffè allo Chalet Ciro. Avevi forse quasi due anni, quella mattina, sorbii il caffè al bancone, mentre tu eri seduto sullo scalino dello chalet; finito di bere, mi girai e non ti trovai più seduto lì dove ti avevo lasciato: apriti cielo, strillai come un pazzo e tutti gli avventori del bar si diedero da fare per trovarti, e per fortuna così fu. Uno di loro ti aveva visto attraversare la strada e correre verso la stazione della funicolare e lì ti trovò. Fu la più grande paura della mia vita, eppure ne ho passate delle belle!
Amavi Pinocchio, avevi 7 anni e lessi che al Teatro San Carlo, la domenica mattina, davano il balletto di Pinocchio con musiche di Strawinsky. Io, che ti avevo letto più volte la favola di Pinocchio, pensai che ti sarebbe piaciuto. Il problema era portarti a Teatro, convinto che avresti fatto resistenza attiva, pensai allora di usare il mio metodo di vita detto “metodo Stanislao“ aggirare gli ostacoli usando imprevedibilità e velocità. Uscimmo di casa con una tua pistola-giocattolo di plastica color giallo. Nel salire sul taxì feci l’occhiolino all’autista che vista la pistola mi chiese ironicamente se andavamo a fare una rapina e io risposi: sì 2 alla Banca S. Carlo in piazza plebiscito, lui capì a volo e mise in moto i motori. Arrivati alla meta, posai la pistola sul marmo della cassa e chiesi due biglietti che ancora ricordo, palco 18, 3° piano. Entrammo e il sipario si alzò e da quel momento entrasti in una tua magia visiva così intensa che non volevi andare più via. Dieci anni dopo, mi chiedesti perché non ti avevo portato più al San Carlo: avevi collezionato più di 10 Pinocchi, in tutte le misure da 10 cm a 1 metro.
Era il 2010 e annunciarono l’arrivo in Italia, con relativo concerto a Udine, tu amavi il Rock duro e quello soft, lo imparasti attraverso le tue play-station di cui, credo, hai una collezione invidiabile. Queste play-station più crescevano con ironica-finta durezza, e più le colonne musicali erano hard-hard. Così il Rock-hard divenne tuo. Allora per me era d’obbligo farti assistere al concerto degli AC/DC. Alle 8 del mattino mi misi in fila alla Concerteria di Via Crispi e riuscii a comprare gli ultimi due biglietti per Udine. Udine era complicato (per motivi scolastici) andarci e tu e la mamma sceglieste gli AC/DC a Parigi… e così fu!!!
Sotto l’ex terrazzo dell’Albergo, ex Roof-garden oggi Ristorante al coperto, c’era uno spiazzo con un piccolo recinto e proprio lì facevano ‘salotto’ i pescatori di rientro da una notte di pesca. Lo spazio m’incuriosiva e chiesi a un pescatore: “in origine a cosa era desinato questo spazio?” risposta: “qui GIOCAVANO A BOCCE I CLIENTI DELL’ALBERGO”. Apriti cielo, il tuo papi, immediatamente organizzò un torneo di bocce con i ragazzi di Lacco Ameno e facemmo nascere il Trofeo Coca-Cola, nel senso che alla fine di ogni pomeriggio bocciofilo, tutti, spettatori e giocatori (i vincitori e gli sconfitti), tutti al Bar della Piazza a bere Coca-Cola… e io pago!!! Il tutto andò avanti per qualche anno e poi anche le bocce furono superate dall’avanzare della vostra età. Ancora oggi dei giovani di Lacco Ameno che partecipavano ai nostri tornei lo ricordano con molto piacere… la nostalgia – saudade.
Potrei continuare all’infinito, ma adesso mi fermo, ricordo solo i tanti libri letti insieme – uno su tutti “Il richiamo della foresta “ di Jack London – e le tante favole inventate per te quando andavi a dormire. Poi i viaggi fatti, la mamma, tu, io e Riccardo per l’Italia per i tuoi compleanni. Finale: i tuoi 18 anni li abbiamo festeggiati a Piazza Bellini. Al ristorante di Mario Avallone. E così si chiude, col /dal primo Alternativo che hai conosciuto, il Cerchio Incantato della tua prima vita.
Firmato: Papi, in arte Salvatore Pica
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