In Francia, il gioco del cruciverba contagiò anche Georges Perec, l’autore de La vita istruzioni per l’uso e de La Disparition, il romanzo scritto senza mai fare uso della lettera ‘e’. Tra i tanti generi letterari da lui praticati c’è anche questa “scrittura cruciverbistica”, che egli, autore di pregevolissimi mots croisés, curò con molta attenzione. Il merito di Perec è quello di aver introdotto in questo gioco, totalmente arido nella sua apparenza formale, un elemento certo ravvivante e nobilitante:
Al di là, infatti, della fase formale del gioco, quella che consiste nell’individuare la maniera migliore di fare incrociare le parole, la ricerca delle definizioni investe un’attività fluida, suscettibile di diventare veri e propri enigmi; “testi” di affascinante ambiguità che interessarono anche Greimas, che dedicò all’argomento un intero capitolo del suo Du Sens (essais sémiotiques). In esso si tratta l’aspetto definizionale della questione: l’analisi dei vari tipi di definizione distingue le definizioni “frastiche”, le “sub-frastiche”, le “metalinguistiche” e così via, fino ad individuare anche l’”isotopia semantica” riscontrabile in un certo tipo di definizioni, quelle che giocano sui diversi significati delle parole.
L’attenzione è giustificata quando, ad esempio, per definire GHIGLIOTTINA, si usi l’espressione «la capitale francese» o anche «provocante scollatura»; quando una «somma riscossa» serva per definire la RIVOLUZIONE e, per indicare il DISGELO, si faccia cenno ad una «liquidazione di fine stagione» o, infine, quando la FEBBRE (non quella cruciverbistica, si intende) venga imprevedibilmente definita come «una calorosa manifestazione d’affetto».
L’invenzione di un cruciverba comprende due diverse fasi: una è quella dell’incasellamento dei vocaboli, effettuato in maniera da realizzare la migliore combinazione di incroci, tale che assicuri la doppia lettura orizzontale e verticale; questo è un fatto esclusivamente formale. Al contrario la ricerca delle definizioni è un lavoro fluido, suggestivo, è una ricerca nel mondo della lingua volta a scoprire affascinanti ambiguità. Quest’altra fase è quella che agli occhi degli enigmisti giustifica e fa apprezzare il Perec cruciverbista: è questa quella che conduce a riabilitare l’operazione dei mots croisés e ad intravederne l’interesse linguistico, anche se sviluppato nell’àmbito del gioco. Se sostanzialmente le parole incrociate si fondano su questioni definizionali più o meno semplici, giocando con le lettere delle parole per costruire un mosaico a doppia lettura formale, orizzontale e verticale, la ricerca delle definizioni può condurre a un risultato diverso raggiunto attraverso l’uso di bisensi e di espansioni semantiche: storie a doppio significato, frasi a doppia lettura.
Il “fenomeno”, infatti, dà luogo a ciò che rappresenta la quintessenza dell’enigmistica vera e propria e destò l’interesse di semiologi come Umberto Eco, Patrizia Violi e Giovanni Manetti che ne furono contagiati, “costretti” alla lettura di un’infinità di esempi dai quali trarre una trattazione sistematica, una vera e propria sistematica dell’ambiguità. L’argomento occupò un intero numero di “Versus”, con il titolo accattivante de La grammatica dell’arguzia che illeggiadrì il serio discorso semiologico. In esso vennero analizzati con rigore i diversi percorsi logici che permettono di collegare le due parti di questo sorta di gioco definito dall’arcigno nome di «crittografia mnemonica».
L’ambiguità è resa possibile grazie ai molteplici bisensi, alle sorprendenti omonimie e alle svariate articolazioni del nostro lessico e si sviluppa secondo diverse modalità strutturali. Si dice “le piante spoglie” e non si sa se pensare a un paesaggio autunnale o a povere salme oggetto di lagrime; si parla di “credenza piena”, ma è incerto se ci si debba riferire ad un ben provvisto mobile di cucina o a una fede assoluta, incrollabile; si nomina “lo stadio olimpico” e può darsi che lo sport non c’entri affatto, giacché si vuole soltanto alludere a una situazione di serena imperturbabilità. Un “disegno sfumato” sarà una figura dai contorni incerti e digradanti o un progetto andato in fumo?
Queste ambigue espressioni (di estremo interesse per studiosi di semantica, di retorica e di grammatiche generative) sono per lo più “frasi fatte”, nelle quali è possibile scorgere l’alternarsi di due possibili letture, proprio come in un gioco di dissolvenze; esse mostrano pienamente le possibilità lessicali, metaforiche e semantiche della nostra lingua e le sue sorprendenti capacità a produrre e generare una pluralità di significati.
È chiaro allora come le «crittografie mnemoniche» abbiano attratto l’attenzione di linguisti, un interesse analogo a quello suscitato in Greimas da quelle particolari scritture enigmistiche per le quali il semiologo lituano ebbe a parlare di «comunicazione differita» e perciò paragonabili ad altre comunicazioni estetiche; la scrittura enigmistica risulta, infatti, caratterizzata «dalla presenza di un messaggio-oggetto mediatizzato, intercalato fra destinante e destinatario, messaggio che richiede, proprio per questo, la messa in atto di particolari procedure di riconversione».
Tutto quanto sopra probabilmente può contagiare il lettore, anche se non immediatamente, almeno dopo il dovuto periodo di incubazione; e allora il decorso della malattia potrà anche essere piacevole e allettante.
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