Quando il 6 Agosto 2019 Apple ha annunciato che avrebbe reso disponibile la Apple Card (solo per un gruppo di persone scelto casualmente tra gli iscritti alle news del sito Apple “notify me[1]”) l’interesse è subito andato verso le possibili ripercussioni che avrebbe avuto sul sistema bancario tradizionale la nuova carta di credito “esclusiva” per i clienti Apple e integrabile nell’iPhone tramite una semplicissima procedura di lettura della carta da parte del dispositivo e di combinazione con il proprio account digitale Apple.
Tali ripercussioni erano la logica conseguenza di quanto dichiarato nella pagina dedicata al nuovo servizio di Apple[2]: A new kind of credit card. Created by Apple, not a bank. (ndr., enfasi aggiunta), una sorta di presa di distanze dal mondo bancario, come a volerlo relegare in un contesto di mercato in cui il consumatore, seppur “digitalizzato”, non aveva alternative, mentre grazie alla nuova AppleCard il passaggio verso il futuro era garantito.
Da un’analisi[3] delle Term e Conditions legate al nuovo servizio di pagamento di Apple apparse sul sito di Goldman Sachs qualche tempo dopo l’annuncio del lancio della AppleCard, è parso però evidente che non era in atto una guerra tra i due colossi, bensì un’alleanza, dove la componente marketing del progetto AppleCard è l’obiettivo principale dell’Azienda americana, rispetto all’effettivo servizio di carta di credito.
Dal punto di vista di Apple, la nuova feature (la carta di credito) unitamente al programma c.d. di earning daily cash (la percentuale giornaliera di “denaro” “restituita” da Apple sull’account dei propri clienti sul costo dei beni acquistati tramite la Apple card ed utilizzabile solo nel mondo Apple) ha aumentato la percezione del valore intrinseco nel possedere un oggetto marchiato Apple. In particolare, possedere ad esempio un iPhone è utile come mezzo di pagamento, cioè di credito, e come mezzo di comunicazione, ed entrare a far parte del sistema Apple consente di ottenere un beneficio diretto nell’utilizzare il nuovo sistema di pagamento, cioè “dollari” per acquistare altri oggetti Apple.
Non vi è dunque un vero ingresso in un nuovo mercato (quello delle carte di credito) da parte della Mela statunitense, bensì la scelta di rafforzare il proprio brand e testare una nuova area di possibili introiti.
Dal punto di vista di Goldman Sachs non vi sono passi indietro nel
marcato, anzi ne emerge un nuovo e duplice vantaggio di business: quello legato
al servizio wholesale per la fornitura della carta di credito e quello
dei dati. Nel primo caso Goldman Sachs ha saputo gestire ed evitare la
possibile verticalizzazione del servizio di credito da parte di Apple, con un
nuovo flusso di ricavi preferenziale, cioè quello generato dai soli
Clienti Apple. Nel secondo caso, l’Istituto bancario statunitense, che
aveva già accesso ai dati relativi al creditworthiness (il meccanismo di
accesso al credito, cioè delle informazioni relative alla solvibilità dei
singoli individui) a breve potrà conoscere, quantomeno potenzialmente, le
informazioni generate dagli utenti Apple e combinarle con quelle già in
proprio possesso, aumentando in maniera significativa il valore dei dati
gestiti dalla propria infrastruttura.
[1] https://www.apple.com/apple-card/notify-me-store/
[2] https://www.apple.com/apple-card/
[3] https://www.agendadigitale.eu/cittadinanza-digitale/pagamenti-digitali/apple-card-altro-che-not-a-bank-come-funziona-e-perche-il-vero-business-restano-i-dati/
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