Oggi esistono due mondi: quello che appare sul web e quello reale. La saldatura tra i due livelli manca: tra loro c’è uno spazio grigio che nessuno sembra preoccuparsi di riempire.
Il nostro giornale nasce per coprire questo spazio, consapevole che oggi più che mai, nella società informatizzata, il problema che si pone è l’uomo ed il suo sapere, la vera ricchezza è la conoscenza, attingere direttamente alle idee, alle opinioni di uno e di tutti, senza alcuna distinzione precostituita.
Forse non ce ne siamo accorti, o peggio facciamo finta e ci adattiamo pensando di poter sopravvivere lo stesso, il fatto è che si è arrivati ad un punto tale che non è più possibile non accorgersi che il degrado civile e culturale è arrivato a forme inimmaginabili solo pochi anni fa.
In rete anche i poveri possono vivere da ricchi per procura, basta seguire i così detti influencers, simulacri di una realtà virtuale per noi e reale per loro. La democrazia si confonde con il parere della maggioranza in tutti i campi e non come l’attività fatta al meglio per l’interesse di tutti.
La cultura non si definisce a maggioranza, la qualità di un prodotto si definisce solo all’interno di un gruppo di esperti che siano certificati tali dalla comunità che in grado di discernere la verità dalla menzogna, la storia dalla finzione, le opinioni dalla forza della ragione, doxa da episteme. Purtroppo l’arma che dovremo cercare di spuntare è proprio quella secondo cui tutti possono avere opinioni su tutto indipendentemente dalla propria esperienza e dal proprio studio.
Questo è il generatore di confusione a più alto impatto distruttivo: l’idea che dando lo stesso peso a tutti indipendentemente dalla competenza e dalla esperienza specifica si sia più democratici.
Uguali di fronte alla legge e di fronte ai diritti fondamentali, ma non di fronte ad un parere scientifico o professionale. Il parere di un scienziato a proposito di virus vale quanto quello di un cantante solo nei talk show televisivi.
Eppure, goccia dopo goccia, si è arrivati al punto in cui, facendo sentire gli uomini uguali di fronte a qualsiasi parere, si mettono in crisi proprio i diritti di uguaglianza; li si fa sentire padroni mentre li si rende schiavi del parere dominante asserviti alla loro stessa comunità di idoli nello schermo.
Moondo combatte questo degrado, mettendo insieme persone con pareri diversi scelte solo in funzione delle conoscenze ed esperienze, che a loro volta saranno catalizzatori di un mondo analogo nella speranza di allargare la piazza o costruire una piazza che non c’è più per contribuire a generare idee.
Moondo garantisce uno spazio in cui si pratica il confronto e lo scontro, se necessario, in cui si sfugge dalla omologazione e dal già detto, un luogo in cui l’ambizione è quella di costruire cultura e non solo raccontarla.
Per questo motivo e mossi da tali convinzioni già da due anni proponiamo il primo esperimento in Italia di giornale online dedicato a commenti, approfondimenti e long-form.
Chi si approccia a scrivere per il web si sarà sicuramente imbattuto in una frase di questo tipo: “L’internauta pretende la massima comprensione della notizia nel minor tempo possibile, il digital journalist (giornalista digitale) deve scrivere pezzi brevi e facilmente condivisibili sui social network”. Siamo davvero sicuri che questo sia l’obiettivo del giornalismo digitale, o meglio che sia l’unica forma di giornalismo digitale possibile? Noi crediamo di no!
E’ vero oggi le news hanno l’immediatezza di una foto su Instagram o di una diretta Facebook e viaggiano nei 280 caratteri di Twitter. I principali player inseguono le notizie e proprio per questo innescano un circolo vizioso: occorre “battere” il concorrente sul tempo, pubblicare la foto più scioccante, pensare al titolo che faccia più scandalo!
Tutto questo genera un paradosso informativo per cui un giornale digitale, che potenzialmente amplia in modo esponenziale le possibilità di comunicare rispetto al cartaceo (fotogallery, video, audo, link, ecc.), fornisce di fatto meno commenti, meno approfondimenti, in poche parole, meno informazioni!
Crediamo sia corretto ristabilire coerenza tra mezzo e linguaggio, per questo abbiamo scelto di diventare il primo giornale italiano dedicato al long form. Non inseguiamo le notizie, ma le forniamo ai lettori attraverso i commenti e gli approfondimenti delle nostre firme, ognuna libera di esporre il proprio punto di vista, spesso in contraddittorio tra loro!
Moondo vuole riprendere il dialogo interrotto con l’avvento della Rete, sfruttandone le potenzialità, non subendone le debolezze. Ripartendo dalla forma d’informazione meno diffusa sul web: il long form.
Vogliamo contribuire alla costruzione di un nuovo orizzonte di democrazia partecipata attraverso un libero confronto di opinioni, di tesi, di progetti, contrastando il trend di una comunicazione superficiale fatta di botte e risposte che alimenta il conflitto ed azzera il confronto.
Abbiamo invitato a collaborare quanti condividono questa scelta editoriale avendo la certezza che scrivere, riflettere, approfondire vuol dire innanzitutto rinunciare alla pigrizia intellettuale, consapevoli che “da che mondo è mondo” vince chi è capace di pensare per
cambiare. E questo chiama in causa innanzitutto l’uomo perché noi siamo ciò che sappiamo.
Sapere, costruzione del futuro, progettazione della conoscenza, per lo sviluppo dell’uomo e della società in cui vive, questo è l’obiettivo di Moondo.
Un obiettivo che tutti coloro che collaborano alla sua pubblicazione ritengono di poter perseguire.
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