Ieri sera alle otto Cherif Chekatt, di anni 29, francese di origine marocchina, nato a Strasburgo, schedato dalle polizie con la lettera S in quanto notoriamente radicalizzato, indossato un vestito nero, un cappellino, le scarpe da basket, ha percorso la zona pedonale della Grande Ile di Strasburgo sparando sui passanti e ammazzandone almeno tre, di cui due sarebbero donne. Secondo un testimone, un poliziotto è a saltargli addosso, ma Cherif s’è divincolato, è scappato, ha sequestrato un taxi, s’è fatto portare nel quartiere Neudorf, ha poi obbligato il tassista a fermarsi e ha continuato la fuga a piedi. La polizia è andata a cercarlo in rue d’Epinal 5, poi ha perquisito i due palazzi vicini. Ma niente. Cherif è ancora in fuga, nel momento in cui scriviamo (ore 6 del mattino) non è stato ancora trovato (per leggere tutto il servizio andare su anteprima.news e seguire le istruzioni)
Dopo il rinvio del voto parlamentare sulla Brexit, la premier britannica Theresa May sta chiedendo di rinegoziare l’accordo per uscire dall’Unione europea. Ieri ha incontrato prima il premier olandese Mark Rutte a l’Aia, poi Angela Merkel a Berlino e infine Tusk e Juncker a Bruxelles. Tutti hanno risposto negativamente. «Quel patto non si tocca e i negoziati non si riaprono» ha detto il presidente della Commissione Ue Jean-Claude Juncker. Secondo il premier italiano Conte «bisogna prepararsi anche allo scenario poco auspicabile di recesso senza accordo».
«Ma perché May si sottopone a quest’altra umiliante via crucis? Quello che la premier sta cercando di strappare è un allegato al documento firmato da Regno Unito e altri 27 membri Ue, una “dichiarazione esplicativa”, che sottolinei la temporaneità del cosiddetto backstop, odiatissimo dai Brexiters, e cioè quel regime speciale per l’Irlanda del Nord, che rimarrebbe in una sorta di mercato comune europeo fino a quando non verrà trovata una soluzione a lungo termine, il tutto per evitare il ritorno di un confine duro tra Belfast e la Repubblica d’Irlanda, col rischio di nuove tensioni sull’isola» [Guerrera, Rep].
Intervenendo in Parlamento, il premier francese Edouard Philippe ha riconosciuto che le misure annunciate da Macron per disinnescare la rabbia dei gilet gialli avranno «un impatto in termini di deficit nel 2019». Secondo le stime del governo gli aumenti di 100 euro degli stipendi minimi, i bonus ai lavoratori e le detassazioni costeranno tra gli 8 e i 10 miliardi di euro. Così il deficit francese dovrebbe schizzare al 3,5% nel 2019 contro il 2,8% previsto.
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