Vittime e ancora vittime, almeno 290, 500 feriti, ben 11 paesi che piangono morti innocenti in un vile attacco a catena. Tra le vittime tre dei quattro figli di un famoso e ricco imprenditore danese dell’abbigliamento Anders Holch Povlsen, ospiti del hotel Shangri La. La morte tocca tutti, la morte non distingue e ci lascia tutti senza parole. Le forze dell’ordine sono a caccia del gruppo jihadista srilankese National Thowheed Jamath, probabilmente mandante dei diversi attacchi legati ad una rete internazionale che sino ad oggi conta 24 arrestati.
Ma la paura nonostante il coprifuoco e il tentativo di blindare il paese e in particolare la capitale, Colombo, non è scemata. Una nuova esplosione in un furgone vicino a una chiesa mentre gli artificieri disinnescavano l’ordigno, sono stati trovati 87 detonatori vicino alla principale stazione degli autobus, e è stato ferito in modo lieve da una scheggia anche l’inviato di Repubblica Raimondo Bultrini.
Papa Francesco lo dice chiaramente durante il Regina Coeli del Lunedì dell’Angelo, in piazza San Pietro: «Auspico che tutti condannino questi atti terroristici, disumani, mai giustificabili». Il presidente dello Sri Lanka Maithripala Sirisena ha dichiarato per oggi 23 aprile, un giorno di lutto nazionale. Lo ha fatto sapere lo stesso ufficio del presidente, aggiungendo che nello stesso giorno Sirisena incontrerà i rappresentanti diplomatici per sollecitare e organizzare gli aiuti internazionali, anche nelle indagini. Nella stessa nota della presidenza si parla, citando rapporti delle agenzie di intelligence, di “gruppi internazionali” che potrebbero essere coinvolti negli attentati.
E’ stata intanto rafforzata la sicurezza intorno alle chiese cattoliche dell’isola. Un paese sotto attacco, che oltre a piangere le vittime si trova di fronte ad un’emergenza che durerà per molto e condizionerà le sorti di un’ economia che investe molto nel turismo , adesso messo a serio rischio.
Ma quello che più colpisce è una sorta di abitudine, per essere buona, o strano e apparente silenzio dell’opinione pubblica e soprattutto dei social. Di solito dopo avvenimenti terribili come questi compaiono sui profili e come post bandiere del paese colpito, frasi del tipo “Je suis.. Io sono cingalese” etc. Questo non è accaduto o almeno non è stato così palese.
Queste vittime valgono di meno? E’ un periodo di feste e la gente è distratta? Ci siamo abituati a simili tragedie? Eppure pochi giorni fa le immagini di Notre Dame hanno occupato ogni fotogramma e spazio possibile, sul web ovunque la chiesa simbolo della Francia, prima e dopo lo spaventoso incendio. Una raccolta di fondi immediata e milionaria con moltissimi zeri.
E così il contrasto è stridente, è forte e forse dovrebbe farci riflettere. Atti vili come questi non hanno colore, fede e motivo che li giustifichi, attentati e guerre sono di per sé ingiusti e le vittime sono tutte uguali!
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