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Cà Dario – Cinquecento anni di misteri

“Inclinata come una cortigiana decrepita sotto la pompa dei suoi monili”. Con queste parole Gabriele D’Annunzio descriveva la veneziana Ca’ Dario nel suo romanzo Il fuoco.

Dipinto più volte in condizioni di luce sempre diverse da Claude Monet nel 1908, il palazzo nel sestiere di Dorsoduro affacciato sul Canal Grande e costruito nel 1479, si porta dietro da sempre una leggenda per cui tutti i suoi proprietari o anche chi vi soggiorna è vittima di morte violenta e di sciagure di ogni tipo. E pensare che, il progetto dell’architetto e scultore Pietro Lombardo, fu voluto da quel Giovanni Dario artefice della pace tra Venezia e i turchi. Ma, i suoi discendenti, vissero nel palazzo per molto tempo senza grandi scossoni.

Uno dei palazzi più belli e famosi al mondo, affacciato sul Canal Grande, inconfondibile tra tutte per la sagoma inclinata (a causa di antichi cedimenti delle fondazioni), gli elegantissimi rosoni e i marmi policromi., accompagnato però da una fama sinistra. Una vera e propria ‘maledizione’ che inseguirebbe i suoi proprietari (e non solo): a partire dagli eredi del suo primo costruttore e proprietario Giovanni Dario, lutti e fallimenti avrebbero segnato le vite di tutti coloro che, nel corso dei secoli, ne sono stati i proprietari o gli si sono solo avvicinati.

L’ultimo, l’imprenditore Raul Gardini,  morto suicida (?) nel 1993.

In 500 anni di storia, a questo straordinario palazzo sono stati affibbiati epiteti e nomignoli cruenti e spaventosi: da “la maledizione di Ca’ Dario”, a “il palazzo maledetto” e “la casa che uccide”.

Fino a far parlare i veneziani di un “palason sensa el paron”, di un Palazzo che non riesce a trovare un padrone. O, forse, semplicemente non lo vuole. Ma cosa c’è di vero in tutto questo?

A tutti questi interrogativi cerca di rispondere in modo storicamente corretto e attendibile il bel libro di Gianluca Sposito “Cà Dario. Cinquecento anni di misteri”, Edizioni Intra passando attraverso documenti storici, fotografie, racconti, voci e leggende.

Gianluca Sposito è avvocato e storico del diritto. Insegna “Argomentazione giuridica e retorica forense” nell’Università di Urbino ed è autore di numerose pubblicazioni in ambito storico-giuridico e linguistico-retorico.

Questo elegante palazzo, famosissimo a Venezia e in tutto il mondo, sembrerebbe essere oggetto di una maledizione che porterebbe tutti i suoi proprietari o abitanti a finire sul lastrico o a morire improvvisamente. Dalla sua costruzione, infatti, si sono susseguiti una serie di eventi spiacevoli che hanno alimentato questa credenza popolare che è perdurata fino ai nostri giorni convincendo anche i più scettici sull’effetiva maledizione che Ca’ Dario si porterebbe dietro. Ma partiamo dalle origini di questa tetra storia e ricostruiamo insieme le tappe di tutte le morti che si sono susseguite, dalla costruzione in poi, a Ca’ Dario, facendolo diventare l’edificio meno voluto e più temuto di tutta Venezia.

La storia inizia nel 1479 quando il cosiddetto palazzo “maledetto” venne commissionato da Giovanni Dario all’architetto Pietro Lombardo come dote per il matrimonio tra la figlia Marietta e il ricco mercante di spezie Vincenzo Barbaro. Alla morte di Giovanni Dario, segretario del Senato della Repubblica di Venezia, la casa venne ereditata dalla figlia e proprio da questo momento iniziarono ad accadere strani eventi che negli anni hanno portato a contribuire alla fama non proprio gradevole di questo palazzo. Il marito di Marietta, infatti, subì subito un crollo finanziario e successivamente venne accoltellato. La stessa moglie, scioccata dall’episodio, si suicidò e, poco dopo, anche il figlio dei due, Vincenzo, venne trovato morto in Grecia, vittima di un agguato. Il palazzo, a questo punto, venne ereditato dai discendenti di Vincenzo Barbaro finché uno di loro, Alessandro, membro dell’ultimo Consiglio dei Dieci della Repubblica di Venezia, all’inizio del XIX° secolo lo vendette a un commerciante armeno di pietre preziose, Arbit Abdoll.

Non passò molto tempo che questo andò in rovina e fu costretto a cedere il palazzo, per sole 480 sterline, all’inglese Rawdown Brown. Siamo nel 1896 quando la contessa Isabelle Gontran de la Baume-Pluvine divenne la nuova proprietaria del palazzo. Questa lo fece restaurare e vi ospitò il poeta francese Henri de Régnier che restò a Ca’ Dario fino a quando non contrasse una terribile malattia che lo costrinse a lasciare Venezia.

Nel dopoguerra il palazzo fu acquistato da un miliardario americano, Charles Briggs, che fu costretto a rifugiarsi poco dopo in Messico a causa di voci sulle sue frequentazioni. Da qui le morti legate a Ca’ Dario divennero sempre più ravvicinate.

Nel 1970 il conte di Torino Filippo Giordano delle Lanze acquistò il palazzo e venne assassinato al suo interno da un marinaio croato che fu ucciso, anch’esso, subito dopo la fuga. A questo punto Ca’ Dario divenne di proprietà del manger del gruppo musicale The Who, Christopher “Kit” Lambert. Fu proprio nella sua permanenza in questo palazzo che Kit Lambert diventò sempre più dipendente da sostanze stupefacenti fino a che questa sua condizione gli provocò la rottura della collaborazione con la band e un arresto per detenzione di droga con un successivo tracollo economico.

I The Who tornano protagonisti della storia del palazzo nel 2002 quando il bassista del gruppo, John Entwistle, dopo aver preso in affitto Ca’ Dario per una vacanza di una settimana a Venezia, viene stroncato da un infarto. Prima di morire, Kit Lambert, ancora proprietario del palazzo riuscì a cederlo a Fabrizio Ferrari, un veneziano che vi si trasferì con la sorella Nicoletta. Neanche lei riuscì a sopravvivere alla “maledizione di Ca’ Dario” in quanto morì in un misterioso incidente stradale senza testimoni. Lo stesso proprietario subì un crack finanziario e un arresto con l’accusa di aggressione nei confronti di una modella.

A questo punto il palazzo passò nelle mani del finanziere Raul Gardini, coinvolto nello scandalo di Tangentopoli e morto suicida.

Dopo la morte di Gardini fu sempre più difficile vendere il palazzo anche se il regista Woody Allen era molto tentato di farlo ma venne convinto all’ultimo di lasciar perdere.

Nel 2006 il palazzo venne infine acquistato da un ignoto compratore rappresentato da una società americana di cui ancora oggi è proprietario.

Nei secoli le varie ipotesi formulate sulle origini della presunta maledizione di Ca’ Dario sono diverse. C’è chi sostiene che il palazzo venne costruito su un cimitero di templari e chi pensa che la maledizione sia stata influenzata da un talismano presente sulla porta acquea del palazzo vicino. Qual è la verità, non si sa, ad ogni modo, per scaramanzia, meglio starne alla larga.

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Paolo Spirito

Trentino di nascita (Cles, 19/08/1955), vive e risiede a Roma. Laureato in Lettere Moderne con Lode nell’A.A. 1979-80, presso l’Università degli Studi di Roma “La Sapienza”. Giornalista Pubblicista, Programmista-Regista RAI e Autore Televisivo, già Responsabile dell’Ufficio Teatro Prosa della Presidenza Nazionale dell’A.G.I.S.-Associazione Generale Italiana dello Spettacolo. Ha collaborato alla realizzazione di molti programmi di successo: “Scuola Aperta”, “Italiano e Italiani, oggi nel mondo”, “Pronto…Chi Gioca?”, “Il Piacere di Conoscere”, “L’Ago della Bilancia”, “Tutto sul Due”, “I Fatti Vostri”, “Detto tra noi”, “Cronaca in Diretta”, “Made in Italy”, “Uno Mattina Estate”, “Check Up”, “Una notte a Sirminione”, “Uno Mattina Sabato & Domenica” e per ultimo “Linea Verde” per Raiuno cui attualmente collabora. Autore di documentari televisivi, ha ideato e diretto: “Pieve di Cadore Film Festival”, “BrixenART Film Festival”, “Flower Film Festival di Assisi”, “Valsolda Schermi d’Arte 2012”, “Ponza Schermi d’Arte”, “Capri Schermi d’Arte”, “Furore, Schermi d’Arte 2015-Massimo Ranieri, l’Avventura del Cinema”, “Minori, Schermi d’Arte 2018”, “Genzano, Schermi d’Arte 2018: Omaggio a Toni Servillo”. Nel 2007 ha scritto soggetto e sceneggiatura del film “Sogni Reali” con Giorgio Albertazzi e Paola Saluzzi. Il 10 ottobre 2015 gli è stato conferito, nel Comune di Furore (SA), il Premio Furore di Giornalismo per la sua lunga attività a Linea Verde Raiuno.

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Tag: cà Dario

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