Cuore inquieto

Come mai alcuni sentono il bisogno di interrogarsi su Dio?

Mi sono sempre chiesto come mai alcuni sentono il bisogno di interrogarsi su Dio e di mettersi in rapporto con Lui, mentre altri sembrano refrattari e indifferenti. Con gli anni mi sono reso conto che per tutti l’appuntamento con Dio arriva in un modo o nell’altro. Mi rimane l’interrogativo, comune a tutti, su come vivere al meglio questo rapporto.

A 18 anni ho sentito che il Signore mi chiedeva di impegnarmi come il buon Samaritano con cui mi piaceva identificarmi perché, essendo samaritano, non ci si aspettava nulla di buono da lui.

Da allora il rapporto con Dio, sostenuto dalla Comunione quotidiana, si è rafforzato anche se, come per tutti i mortali, resta sempre incompleto anche se appagante. Rimane perciò l’impegno a migliorare sempre questo rapporto…

Quando ero giovane mi risultava spontaneo impegnarmi per diffondere il rapporto con Dio fra compagni e colleghi. Ero io che agivo, con l’aiuto di Dio.

Più in là ho capito che il vero impegno è la preghiera che poi trascina con sé l’azione. Sollecitavo Dio perché si realizzassero gli obiettivi apostolici necessari. Aver conosciuto il messaggio entusiasmante di San Josemaría Escrivá mi rendeva fremente per portare a tanti il messaggio di santità in mezzo al mondo.

Ora mi sembra chiaro che l’importante è che si faccia la volontà di Dio, il che non vuol dire rimanere inerti ma operativi con la pace nel cuore. Per un napoletano essere di buon umore è la posizione interiore stabile ma per un cristiano la serenità è la condizione giusta. L’unico attentato alla serenità è se mi rifiuto di accettare la volontà di Dio, ma se guardo a Gesù non c’è nessun motivo per perdere non solo la pace ma il buon umore.

Il buon umore non è un atteggiamento egoistico, anzi l’egoista non è mai di buon umore perché gli manca sempre qualcosa. Il buon umore non assicura solo la pace all’anima ma la trasmette agli altri: direi che il primo gesto di carità è stare di buon umore perché, anche senza accorgersi, si illumina la vita agli altri.

Lo sapevo già, non è una scoperta recente, ma ora mi è particolarmente chiaro che il mio primo impegno è di stare contento perché comunque mi piace la volontà di Dio, poi viene il resto…

Può sembrare irrispettoso ma mi sembra importante dire che la volontà di Dio: “mi piace”. Spero che il Signore mi sostenga in questo atteggiamento.

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Giuseppe Corigliano

Ingegnere, napoletano, si è occupato di formazione giovanile e di comunicazione. Ha pubblicato per Mondadori nel 2008 "Un lavoro soprannaturale" per il quale ha ricevuto il premio Capri San Michele. Nel novembre 2010, sempre per Mondadori, è apparso"Preferisco il Paradiso. La vita eterna com’è e come arrivarci", che ha avuto sei edizioni ed è stato ripubblicato negli Oscar Mondadori. Nel giugno 2012 per l'editore Cantagalli è uscito un suo libro intervista ad Ettore Bernabei. Nel gennaio 2013 ha ricevuto il premio giornalistico "Le buone notizie" mentre nel febbraio 2013 è uscito per Mondadori "Quando Dio è contento/ Il segreto della felicità". Nell'ottobre 2015 pubblica con Mondadori "Siamo in missione per conto di Dio/La santificazione del lavoro"e nel novembre del 2017 "Cartoline dal Paradiso 2”. Nel 2019 con Mondadori pubblica “Il cammino di San Josemaría”. Collaboratore di Rai Vaticano, dirige la Fondazione Perseus, ollabora con la rivista Tempi. Ha realizzato documentari su S. Josemaría Escrivá, S. Alfonso de’ Liguori, sull’Introduzione al Cristianesimo di Joseph Ratzinger e sul magistero della Chiesa. Dal'70 all'80 ha fatto parte della direzione dell'Opus Dei per l'Italia ed è stato direttore della comunicazione dell'Opera in Italia per quarant'anni (dal 70 al 2011).

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