Oggi alle 12 Giuseppe Conte si presenterà alla Camera, terrà un discorso sulla situazione politica dopo l’uscita dal governo di Italia Viva e poi chiederà il voto di fiducia. Domani farà lo stesso al Senato, dove la situazione è incerta perché il presidente del Consiglio deve rimpiazzare i voti dei 18 senatori renziani, voti fin qui decisivi per avere la maggioranza assoluta fissata a 161: senza Italia Viva infatti il governo ha 151 voti. Servono quindi dieci “responsabili” o “costruttori”, ma non sembra che finora lo scouting sia andato a buon fine. Corteggiatissimo l’Udc, che ha tre senatori e che però nel weekend s’è sfilato: rimarrà nel centrodestra con Forza Italia, ha fatto sapere il partito con una nota in cui si parla di «valori in vendita».
«Quei pochi che hanno parlato con lui nelle ore che precedono il discorso più importante della sua vita, raccontano tutti la stessa cosa: Giuseppe Conte è “in palla”, è “sicuro di farcela”, ma non ha ancora deciso su un dettaglio che potrebbe rivelarsi decisivo: inserire o no, nel suo discorso alla Camera di oggi, un passaggio che faccia a capire a tutti che lui, da ora in poi, è in campo. Che lui è pronto a guidare, un domani, un vero e proprio partito» [Martini, La Stampa].
Stando ai retroscena, Conte si accontenterebbe di arrivare alla maggioranza relativa al Senato. I voti che il governo è sicuro di avere al Senato sono 155-156: cioè quelli che aveva prima, senza Italia Viva, più un paio di senatori a vita che normalmente non ci sono in aula ma che parteciperebbero al voto, e due o tre senatori che avrebbero già accettato di passare alla maggioranza («tra renziani e berlusconiani» dice Repubblica). Renzi ha anticipato che Italia Viva si asterrà dal voto (secondo i retroscenisti per evitare che qualche senatore si rifiuti di votare contro, spaccando il partito). In questo modo, 155 voti al Senato basterebbero e avanzerebbero al governo per avere la maggioranza relativa. Ma sarebbe un risultato debole, e peraltro diverso da quello che auspicava Sergio Mattarella, che vorrebbe una soluzione più stabile.
«La vigilia l’ha passata in casa, a soppesare e lucidare fino a notte ogni vocabolo del suo ecumenico appello agli italiani e a tutte (o quasi) le anime del Parlamento» [Guerzoni, Corriere della Sera].
Nel weekend Italia Viva ha perso due deputati: Vito De Filippo, che torna nel Pd, e Michela Rostan. Entrambi hanno annunciato che oggi voteranno la fiducia al governo Conte.
Nicola Zingaretti ha aperto la direzione del Pd con un discorso in cui ha escluso trattative per riportare Renzi nella maggioranza: Una cosa è rilanciare, rinnovare, cambiare, mettersi in discussione, altra cosa è distruggere, avere un approccio liquidatorio, aprire una crisi al buio che rappresenta l’opposto della volontà di migliorare l’azione di governo. Se non si rispettano le opinioni degli altri, avendo la presunzione di tenere in considerazione solo le proprie, allora viene meno la fiducia e la possibilità di lavorare insieme».
In questi giorni Renzi rilascia interviste a raffica sui quotidiani ed è spesso in televisione. Ieri è stato ospite di Lucia Annunziata a Mezz’ora in più su Rai 3 e ha detto: «Io sto dalla parte dell’Italia, sono un patriota. Ma se mi chiedete se faccio parte della maggioranza dico: non più. La fiducia non gliela votiamo. Abbiamo dato disponibilità a votare il decreto ristori e lo scostamento».
Dunque ha deciso di andare a Roma?
«Sì, parto domani (oggi, ndr) per essere pronta a fare il mio dovere martedì a Palazzo Madama. Non partecipo ai lavori del Senato da molti mesi perché, alla mia età, sono un soggetto a rischio e i medici mi avevano caldamente consigliato di evitare. Contavo di riprendere le mie trasferte a Roma solo una volta vaccinata, ma di fronte a questa situazione ho sentito un richiamo fortissimo, un misto di senso del dovere e di indignazione civile
Posso chiederle come ha deciso di votare?
«Certamente. Ho deciso di dare la mia fiducia al governo. Questa crisi politica improvvisa l’ho trovata del tutto incomprensibile. All’inizio pensavo di essere io che, con la mia profonda ingenuità di persona lontana dalle logiche partitiche, non riuscivo a penetrare il mistero. Poi però ho visto che quasi tutti, sia in Italia che all’estero, sono interdetti, increduli, spesso disgustati» [Liliana Segre a Gad Lerner, IlFattoQuotidiano].
Oltre a Liliana Segre, Mario Monti e Elena Cattaneo hanno fatto sapere che martedì saranno sicuramente in Senato per votare. Di Renzo Piano, Carlo Rubbia e Giorgio Napolitano ancora non si sa.
• Oggi Conte si presenta alla Camera e chiede la fiducia, domani sarà al Senato, dove la conta dei voti è incerta
• Zingaretti esclude trattative con Renzi, che si definisce «un patriota»
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