Il numero complessivo dei contagi contabilizzati dalla protezione civile ha superato le 15.000 unità (15.113) con una crescita di 2.651 rispetto a ieri (la crescita di ieri su l’altro ieri era stata di 2.313 ma non comprendeva i dati dell’Abruzzo). Il tasso di crescita giornaliero (nuovi contagi su totale contagi del giorno precedente) è lievemente diminuito passando dal 22,8% al 21,3%; il tasso di crescita nelle tre regioni critiche (Lombardia, Emilia Romagna e Veneto) è risultato oggi leggermente inferiore a quello del resto d’Italia (20,1% vs 26,3%) ma in assoluto i tre quarti dei nuovi contagi sono concentrati nelle tre regioni.
Gli “attualmente positivi” sono saliti a quota 12.839 (15.113 contagiati meno 1.258 guariti meno 1.016 decedeuti). Gli “attualmente positivi” sono una variabile di stock (che si misura in un dato momento, come il saldo di un conto corrente bancario), alimentata in entrata dai flusso dei “nuovi contagi” (la valuta che fai affluire sul conto in un dato periodo) e ridotta in uscita dai flussi dei decessi e guarigioni (la valuta che spendi in un dato periodo). E’ una variabile cruciale dal punto di vista della “gestione sanitaria” (con diverse gradazioni tra terapie intensive, ospedalizzati e gestiti a domicilio) che va “stabilizzata” (o di cui va ridotto l’incremento) prima che si determinino situazioni critiche (innanzitutto la saturazione dei posti in terapia intensiva). Ovviamente l’obiettivo è di raggiungere questa stabilizzazione attraverso la riduzione del flusso in ingresso (nuovi contagi) attraverso le misure di contenimento della mobilità e l’incremento del flusso dei guariti (perfezionamento delle terapie). Attualmente mi pare che la sfida cruciale sia quella di ridurre il flusso in ingresso in modo da renderlo “compatibile” con la tempistica dell’incremento delle strutture ospedaliere (in particolare intensive).
Il rapporto decessi/contagi è lievemente cresciuto al 6,7% ma comprende l’insieme dei decessi di persone positive al coronavirus ma non necessariamente decedute “a causa” del coronavirus; si concentra una fortissima concentrazione della mortalità nella popolazione anziana.
Il numero dei malati in terapia intensiva è di 1.153 (9% degli “attualmente positivi”.) con una crescita del 12,2% rispetto ai 1.028 segnalati ieri. Il tasso di crescita giornaliero degli intensivi (variabile come si è detto cruciale per la tenta del sistema sanitario) è risultato oscillante negli ultimi giorni, il dato “medio” dell’ultima settimana è di circa il 18,5% (che proiettato nel futuro porterebbe a raggiungere la soglia dei 5.000 intensivi il 21 marzo), se l’incremento fosse ridotto al 10% l’intervallo per il raggiungimento della soglia critica si allungherebbe di una settimana.
Gli andamenti mi paiono, sostanzialmente in linea con quelli statisticamente prevedibili; auspicabilmente nei prossimi giorni dovrebbero cominciare a manifestarsi gli effetti delle misure restrittive della mobilità (riduzione del tasso di crescita dei nuovi contagi) a partire dalle 3 regioni dove sono state applicate prima.
Il numero totale dei contagi, cumulati a partire dall’inizio, rilevati dalla Protezione Civile è salito a quota 12.462 con una crescita di 2.313 unità rispetto a ieri. Tenendo conto che il dato di ieri era condizionato da alcune mancate registrazioni si può considerare la crescita in linea (anzi leggermente inferiore) a quella dei giorni precedenti. Il tasso di crescita giornaliero medio nel periodo 6-11 marzo resta comunque molto elevato (intorno al 17%).
1.862 nuovi contagi sono relativi alle regioni Lombardia, Emilia Romagna e Veneto e 451 al resto d’Italia.
Il numero degli “attualmente positivi” (rilevante per l’impatto sulle strutture e sui servizi sanitari) è salito a 10.590 unità (12.462 “contagiati” meno 1.045 guariti meno 827 decessi) con una crescita apparente del 24,4% rispetto a ieri che però va ridimensionata tenendo conto della sottostima dei dati del 10 marzo. Tra le cause dell’elevato tasso di mortalità (6,6%) vengono indicati un fattore “statistico” (la limitazione dei tamponi e quindi dell’accertamento della positività ai casi sintomatici) e un fattore “demografico” (il peso particolarmente elevato della popolazione).
I ricoverati in terapia intensiva hanno superato le 1.000 unità (1.028), il tasso medio di crescita giornaliero della ultima settimana è di poco inferiore al 20%, se non diminuisse, quota 5.000 sarebbe raggiunta entro una decina di giorni e la ancora più critica “quota 10.000” entro un paio di settimane.
Va tuttavia ricordato che viene generalmente indicato in cinque giorni il tempo necessario perché le misure di contenimento del contagio producano i loro effetti, questi dovrebbero dunque manifestarsi nelle aree della ex “zona gialla” alla fine di questa settimana e nel resto d’Italia all’inizio della prossima.
I dati resi pubblici oggi, 10 marzo, sul sito della Protezione Civile evidenziano un brusco calo nei NUOVI CONTAGI scesi dai 1.797 di ieri ai 977 di oggi. Il NUMERO CUMULATO DEI CONTAGIATI dall’inizio della rilevazione passa così da 9.172 a 10.149, con un TASSO DI INCREMENTO (nuovi casi odierni su totale cumulato di ieri) che scende dal 24,4% al 10,7%.
Ovviamente sono dati che suscitano speranze anche se, presumibilmente, prima di dedurne la conclusione di una variazione di trend bisognerà attenderne l’auspicabile consolidamento nei prossimi giorni.
Dal punto di vista territoriale circa la metà dei nuovi casi (471 unità, contro le 986 di ieri) sono concentrati nelle SEI PROVINCE CRITICHE (Bergamo, Lodi, Cremona, Brescia, Piacenza, Milano), particolarmente rilevante risulta il calo nelle altre province delle TRE REGIONI (Lombardia, Emilia Romagna e Veneto) dove si è passati da 574 a 110 nuovi casi. Molto meno confortante il dato calcolabile per il RESTO D’ITALIA dove il flusso di nuovi casi è cresciuto da 237 a 396 unità.
Il numero dei casi “ATTUALMENTE POSITIVI” – che è quello rilevante per la pressione sul sistema santario- è salito da 7.985 a 8.514 (10.149 – 1.004 GUARITI – 631 DECEDUTI). Sono state rilevate quindi 280 nuove guarigioni (contro le 102 registrate ieri) e registrati 168 nuovi decessi, contro i 97 di ieri (queste due variabili seguono strutturalmente con ritardo l’andamento dei nuovi casi quindi la loro crescita è per così dire “fisiologica”). Il TASSO DI CRESCITA degli “attualmente positivi” è bruscamente caduto dal 25,0% al 6,6%. Anche in questo caso credo che il dato di un singolo giorno vada preso con estrema prudenza potendo essere frutto di particolari circostanze nella rilevazione e acquisizione dei vari dati. Se risultasse confermato nei prossimi giorni sarebbe un elemento estremamente positivo dal punto di vista della gestione sanitaria del fenomeno (circa il 10% degli attualmente positivi devono essere trattati in terapia intensiva).
Se ne avessi la possibilità chiederei ai virologi e altri esperti di indicare le possibili ragioni dei diversi andamenti territoriali (tra province critiche, resto delle regioni corona e resto d’Italia) che mi sembra la questione cruciale.
Comunque aspettiamo, speriamo e comportiamoci con saggezza e prudenza.
N.b. I dati presentati sono frutto di un’autonoma elaborazione dell’autore delle informazioni presenti sul sito della Protezione Civile.
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