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Coronavirus: Comitato Tecnico Scientifico e recriminazioni

Spesso in questi giorni si è fatto riferimento da parte degli organi di governo ad un Comitato Tecnico Scientifico dai cui pareri sono state fatte seguire molte delle decisioni approvate circa le limitazioni imposte agli italiani per rallentare l’avanzata del Coronavirus.

E’ stata una motivazione di decisioni gravose che ha fatto ritenere a molti che non si potesse fare di meglio: affidarsi a scienziati la cui serietà, competenza ed oculatezza risultava oggettivamente convalidata dalla loro nomina da parte di una autorità pubblica è apparsa una decisione quanto mai opportuna.

Una diffusa convinzione in questo senso ha soffocato le (poche) voci critiche a proposito dei ritardi con i quali la pandemia è stata affrontata e della sottovalutazione dei segnali del suo insorgere. A tagliar corto è intervenuta una dichiarazione del Prof. Luca Ricelli, pneumologo esperto del Comitato, che ha ritenuto che vi siano stati effettivamente degli errori ma che siano inutili le recriminazioni. Forse le sue dichiarazioni sono state male intese da chi le ha riferite: non è possibile che di fronte a più di diecimila morti (e purtroppo altri ne seguiranno) che è di nessuna utilità segnalare gli errori commessi nell’azione di contrasto della pandemia, se non altro per trarne ammaestramenti per il futuro. Certamente si sarebbe potuto fare di più e di meglio, ad iniziare dalla individuazione delle strutture pubbliche cui affidare compiti delicati, come nel caso del Comitato Tecnico Scientifico cui si accennava.

Costituito con ordinanza del Capo della Protezione Civile in data 3 Febbraio e poi da lui confermato con proprio Decreto una volta divenuto Commissario per l’emergenza, il Comitato è composto da 7 persone: 3 alti dirigenti del Ministero della Salute, il Direttore Scientifico dell’Ospedale Spallanzani di Roma, il Presidente dell’Istituto Superiore di Sanità ed una persona nominata dal Presidente della Conferenza delle Regioni (che ha scelto il Direttore dell’Agenzia Regionale Lombarda per l’emergenza), oltre ad un dirigente della Protezione Civile con funzioni di coordinatore.

Due medici di elevato spessore, un esperto, tre dirigenti della Pubblica Amministrazione. Si dirà che anche quei dirigenti erano e sono medici ed è certamente vero: sorge però il dubbio che la loro specializzazione sia più amministrativa che scientifica in senso proprio, che abbiano cioè dimestichezza professionale più con carte e firme che con provette e reagenti. Può darsi che le cose stiano diversamente ma il dubbio resta, ed è avvalorato dal fatto che il Comitato abbia sentito la necessità di nominare i propri esperti tra cui colui che ha fatto le dichiarazioni di cui sopra.

E’ mai possibile che l’Italia non disponesse di persone con una specializzazione tale da poter garantire una adeguata ponderazione della realtà per fronteggiare la pandemia? E’ certamente positivo il fatto che si riconosca che errori sono stati commessi: c’è il dubbio che uno di essi riguardi proprio la composizione del Comitato e si sa bene che gli errori sono come le ciliegie: una tira l’altra.

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Mario Pacelli

Mario Pacelli è stato docente di Diritto pubblico nell'Università di Roma La Sapienza, per lunghi anni funzionario della Camera dei deputati. Ha scritto numerosi studi di storia parlamentare, tra cui Le radici di Montecitorio (1984), Bella gente (1992), Interno Montecitorio (2000), Il colle più alto (2017). Ha collaborato con il «Corriere della Sera» e «Il Messaggero».

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