Che sia il “Covid 19” a realizzare quanto non sono riuscite a fare le rivoluzioni politiche di destra e di sinistra?
Le regole di difesa dalla pandemia virale stanno producendo una serie di conseguenze sui comportamenti sociali che se da una parte mirano alla salvaguardia della salute, dall’altra producono crisi del sistema economico occidentale.
A patire di più le limitazioni imposte dalle autorità di governo del Paese sono gli abitanti delle città, di qualunque dimensione. E’ l’economia cittadina a soffrire di più la crisi economica della “prima peste” del secolo. E’ in città ad alta densità abitativa e di contatto fisico che si corrono i maggiori rischi di contagio ed è dalle città che potrebbe cominciare con lo smart working la “disurbanizzazione” che caratterizzerà la
società futura.
Il nuovo modo decentrato di lavorare mette in crisi la rete di servizi costruita nelle città per soddisfare le esigenze degli abitanti. Non solo nel commercio, e in particolare nella ristorazione, non si riesce a far quadrare i bilanci, perfino
il servizio pubblico di trasporto, compreso quello delle auto taxi, sarà messo in
ginocchio. E questo perché i centri delle città si svuotano, il lavoro si fa da casa e quindi niente più autobus, metro, caffè, snack, pausa pranzo, shopping. Ancora si lavora da casa vivendo in città ma con il rafforzamento della rete telematica non ci sarà più bisogno di stare in città dove il costo della vita è più caro.
Il declino della metropoli sarà segnato dal fenomeno inverso a quello della
gentifricazione che ha trasformato i popolari quartieri centrali in zone abitative di pregio, con conseguente cambiamento della composizione sociale e dei prezzi delle abitazioni.
I “cittadini” saranno una sorta di sfollati nella provincia a causa di un virus che ha
dichiarato guerra a gran parte del mondo. E’ su questa nuova condizione socio-economica che si misurerà il grado di “resilienza” dell’individuo dei nostri tempi: la capacità di affrontare e superare eventi traumatici.
In questo scenario tramonterà dopo mille anni quella società sorta dalla concentrazione nel “borgo” di abitanti che lasciavano le campagne. Erano, e sono, commercianti, piccoli e medi artigiani che diventeranno imprenditori, banchieri, professionisti, intellettuali, in una parola la “borghesia” nelle sua declinazione di piccola, media e grande borghesia.
Con l’abbandono delle città, gli antichi borghi, la società si scomporrà e si ricomporrà (ecco la resilienza) in altre forme e anche la borghesia come l’abbiamo conosciuta cambierà i propri connotati e il suo “fascino discreto”.
C’è un’altra parola con la b che subirà un analogo destino, la burocrazia. Con
il lavoro decentrato, individuale, impersonale anche la burocrazia diventerà altro perché saltando l’intermediazione diretta il rapporto tra istituzioni e cittadino non sarà lo stesso.
Il virus non ci ha solo ammalato, ci ha colpito!
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