E se domani, e sottolineo il se...

Democrazia dispersa annegata nel presentismo

Come contrastare i sintomi di crisi che ci affliggono e ricostruire il senso comune di una Comunità e di regole condivise nella società dell’informazione evitando il definitivo Declino dell’Occidente

di Bruno Somalvico

Democrazia non vuol dire consociativismo, ma autonomia responsabilità e capacità di decidere per il bene della collettività garantendole pari condizioni di accesso al sapere, libertà effettiva di pensiero, movimento e azione e giustizia sociale. Dopo la prima vera crisi globale del corona virus, gli Stati nazionali, l’Unione Europea, e gli altri organismi internazionali, anziché andare in ordine sparso devono convergere su un minimo comune multiplo di regole del gioco globalmente condivise. L’Occidente ha il compito di traghettare la democrazia e ripensare le sue regole i suoi valori e principi nella società dell’informazione della conoscenza. Rifuggire le scorciatoie tecnocratiche, combattere i regimi autoritari e le democrature significa progettare la Democrazia futura dando vita ad una nuova Comunità di Apoti inguaribili che desiderano uscire dal presentismo dominante e immaginare una nuova Polis.

La testata Democrazia Futura Infocivica 4.0 vuole essere un progetto editoriale originale che, intorno ai grandi temi dell’Information society e della responsabilità dei media, rappresenti una sorta di moltiplicatore di punti di vista non necessariamente ortodossi e politicamente corretti. Il meccanismo immaginato è di commissionare ad ogni il fondatore della rivista e ad ogni socio di Infocivica, a scadenza bimensile o trimestrale un contributo sintetico in grado di focalizzare l’attenzione sugli aspetti più avanzati che meritano di essere segnalati e discussi con autorevoli opinion leader. Compito dell’estensore del contributo medesimo sarà quello di sottoporlo ad un panel degli esperti più qualificati, e, raccolti i loro pareri e giudizi, farne una sintesi con una proposta finale non rituale. Compito dell’Associazione sarà quello di divulgare conclusioni, proposte e progetti per individuare insieme alle proposte tematiche più avanzate, un decalogo di buone pratiche per ridefinire la mappa dei poteri, i pesi e contrappesi necessari per difendere la democrazia, superando le nostre visioni ancora novecentesche.

Democrazia vuol dire dissenso

1.     Partiamo da Norberto Bobbio e da un suo celebre editoriale “Democrazia vuol dire dissenso”, ovvero possibilità per le minoranze di non essere d’accordo con la maggioranza, la quale ha peraltro facoltà di agire sino a quando non venga a sua volta sfiduciata da una nuova. Il programma di lavoro della testata Democrazia Futura Infocivica 4.0 sarà dunque di pensare come nel mondo digitale la democrazia continui a disporre dei necessari anticorpi contro i virus che la affliggono prepotentemente emersi in queste settimane di confinamento. Per contrastare il morbo non solo i paesi autoritari come la Cina sembrano essersi rivelati efficienti. Ma lo sono stati davvero? Anche democrazie come Israele e paesi come la Corea si stanno profondendo nella stessa finalità usando big data e Internet delle cose per tracciare i cittadini con buona pace di chi invoca ancora un minimo di diritto alla privacy. Nonostante i dubbi emersi da più fonti, Immuni, la App prescelta dall’Italia sembra presentarsi come l’unico toccasana o rimedio all’espandersi del contagio nella fase 2 che dovrebbe ben presto segnare la fine del confinamento. Per far fronte alla crisi sociale tutti suggeriscono o annunciano mega piani di iniezione di liquidità, da ultimo Mario Draghi. I guardiani del rigore dei conti in Europa i soliti olandesi e malgrado innegabili aperture gli stessi tedeschi, non sembrano avere molti argomenti validi di fronte alla “guerra” sotto i nostri occhi per impedire almeno una tantum l’emissione dei tanto agognati eurobond, recovery bond o recovery fund o comunque li vogliamo chiamare. Insomma tutti i Paesi chi più chi meno e purtroppo in ordine sparso dopo le iniziali esitazioni soprattutto anglo americane annunciano Piani di ricostruzione dell’economia e di recupero dell’ex occupazione per il dopo emergenza mettendo sul tavolo i loro rispettivi pesi. Soldi Droni Robot, Algoritmi e applicazioni potenti sembrano gli strumenti di cui non potremo più fare a meno, mentre più incerti sembrano i tempi di transizione verso la cosiddetta Green Economy. Decine di istituti ogni giorno snocciolano previsioni più o meno catastrofiche su quello che ci aspetta nei prossimi mesi e altrettanti laboratori annunciano gli agognati vaccini che una volta implementati dovrebbero farci uscire da questa pandemia che sembra essersi rivelata più devastante e letale in alcune aree del Paese di quanto lo sia stata la seconda guerra mondiale. Quelli che non si vedono drammaticamente sono i contrappesi! L’egemonia cinese e russa potrebbe davvero crescere con la complicità di quel “capitalismo della sorveglianza” che oggi controlla e disciplina i dati che raccoglie attraverso la rete. In assenza di questi contrappesi oltre ad essere tracciati e perpetuamente sorvegliati parafrasando Foucault rischiamo anche di essere pesantemente puniti e confinati ai margini della democrazia. Cornuti e mazziati se preferite. Ribellarsi è giusto contro questo confinamento della democrazia. Pan-connessi di tutto il mondo, unitevi!

Democrazia vuol dire presenza di effettivi pesi e contrappesi

2.     Democrazia vuol dire – e deve voler dire anche nel futuro non solo prossimo – la “presenza reale di check and balances”, la presenza di effettivi pesi e contrappesi che rispettino nel nuovo concerto di governance globale delle sorti del nostro pianeta la separazione effettiva dei poteri, ma anche la capacità di decidere tenendo presente le nuove variabili spazio temporali che ci devono impedire di rimanere impigliati nella Rete, prigionieri di quello sterile presentismo autotelico e autoreferenziale o se preferite liquido che vorrebbe “cancellare l’avvenire” come ha scritto Pierre André Taguieff, nel suo corposo saggio L’effacement de l’avenir, ovvero rinunciare all’idea ereditata dall’Illuminismo di un futuro migliore. Democrazia vuol dire saper prendere rapidamente e nella maniera la più ampiamente condivisa (ma senza dover aspettare necessariamente un’unanimità paralizzante) le opportune decisioni senza troppo indugiare ma sempre con senno e con flessibilità, velocizzando e rendendo sempre più agili i processi decisionali, ma, laddove opportuno, sapendo con altrettanta velocità e flessibilità fare retromarcia, rispettando lo spirito delle nostre leggi fondamentali ma con la consapevolezza che ogni Costituzione è imperfetta e deve nel tempo essere riformata soprattutto come nel caso della Costituzione Italiana. Figlia di un’altra epoca in quanto omette di predisporre un quadro istituzionale coerente privo di sovrapposizioni con precise responsabilità e quindi capace di far assumere allo Stato centrale in armonia con le Regioni, l’Unione Europea e le grandi istituzioni internazionali decisioni coerenti in maniera rapida. Mai come oggi il governo italiano, ma anche il Consiglio e la Commissione dell’Unione Europea per non parlare dei vari organismi delle Nazioni Unite, appaiono spesso come anatre zoppe prive di autorevolezza o comunque di determinazione – a differenza di quanto emerso in altre aree del globo, a cominciare dalla Cina, sia per contenere l’espansione del Corona Virus nelle aree più povere del pianeta come nel caso dell’OMS, sia per assicurare una rapida iniezione di liquidità come nel caso della BCE del FMI per assicurare la ricostruzione delle nostre attività produttive, senza apparire guardiani degli interessi di precisi gruppi a detrimento di popolazioni sempre più provate da crisi finanziarie come da crisi sanitarie, ognuna essendo messa nelle condizioni di rispondere direttamente del proprio operato all’intera collettività del pianeta e non solo ai principali gruppi di pressione e ai nuovi padroni del vapore.

Separazione dei poteri

3.     La separazione tradizionale dei poteri deve essere assicurata ad ogni livello dal locale al globale per definire regole del gioco che favoriscano la crescita della ricchezza e una nuova alleanza dei produttori contro quei gruppi di interesse parassitari, i rentier e gli speculatori come avrebbe detto Pareto, favorendo la formazione di classi dirigenti e di élites efficaci ed efficienti quanto responsabili e investite di finalità esclusivamente tese al bene pubblico dell’intera collettività

a)     Il governo non solo sul piano nazionale deve poter governare con saggezza ma altresì con determinazione e laddove richiesto con velocità compattezza e coerenza e all’uopo essere sfiduciato purché sostituito da una nuova maggioranza. Deve assumersi le responsabilità politiche dietro i propri atti, senza scaricare su tecnici, task force, esperti e commissioni, i propri errori e fallimenti

b)     Il parlamento deve poter rappresentare effettivamente la volontà dei cittadini rispettando il vincolo del mandato loro assegnato dai cittadini, dare un indirizzo politico generale, conferire la fiducia al governo e legiferare senza lacci e lacciuoli operando con saggezza ma anche con produttività per il bene della nazione.

c)     L’ordinamento giudiziario deve poter istruire da un lato, e giudicare dall’altro in tempi ragionevoli e comunque limitati con carriere distinte e ben separate. L’autodichia non deve significare impunità ma responsabilità da parte della magistratura e riconoscimento dei propri errori nel rispetto del principio di presunzione d’innocenza sino al terzo grado di giudizio

4.     Insieme alle Leggi Fondamentali vanno aggiornati i documenti relative alle missioni di alcuni enti organi e fondazioni che concorrono al bene comune delle nazioni, fra i quali i media di servizio pubblico che devono concorrere alla coesione sociale e all’accesso effettivo di tutti gli abitanti del pianeta – per quanto possibile senza discriminazioni di sorta – ai servizi della società dell’informazione e della conoscenza. Per conferire loro una nuova responsabilità e ragione sociale, anziché ricorrere a fragili compromessi e protocolli addizionali a Trattati privi nei fatti di forza se non addirittura di validità giuridica, da anni sosteniamo l’idea di una Magna Charta per costituzionalizzare la missione del nuovo servizio pubblico crossmediale della comunicazione capace di presidiare a 360 gradi la Rete, questa grande tela globale rappresentata dal web in grado di interconnettere davvero i cittadini nei cinque continenti. Da anni sosteniamo la necessità – se non di ridefinire le Tavole di Mosè – perlomeno di ritrovare quello spirito di collaborazione fra i servizi pubblici nazionali secondo criteri perequativi che aveva dato origine a Capri nel dopoguerra all’Unione Europea di Radiodiffusione. Puntando rapidamente anche a certi concentrici e a geometria variabile alla costruzione di un servizio pubblico europeo. L’informazione e la formazione civica dei cittadini nel rispetto del pluralismo deve consentire la formazione di un sensus communis di appartenenza alla comunità nel rispetto delle differenze, delle credenze e delle convinzioni libere dei cittadini e di un’opinione pubblica consapevole assicurando pari condizioni di trattamento non solo al momento delle elezioni ma lungo tutta l’attività istituzionale espletata dal potere esecutivo, dal potere giudiziario e dal potere legislativo nel corso di una Legislatura.

Fondamenti della democrazia

5.     Ricostruire i fondamentali della democrazia significa condannare senza appello tutti i soggetti che non rispettino le regole della convivenza democratica, diffondendo false notizie, informazioni distorte, incitazioni alla violenza all’odio e alla discriminazione ricorrendo ai mass media, ai social network e a tutti quegli strumenti e soggetti che influenzano le libere scelte e convinzioni dei cittadini e le azioni di coloro che li rappresentano nelle istituzioni. Il nuovo welfare che preconizziamo deve diventare smart, intelligente, capace di assicurare pari condizioni di accesso alle cariche da parte di tutti i cittadini, capace di vigilare sulle modalità di finanziamento delle campagne elettorale, sulle condizioni di accesso ai big data relativi alle propensioni degli elettori, sulle affermazioni e sulle promesse espresse dai candidati in occasione delle elezioni e sull’operato di chi operi nei tre poteri (legislativo esecutivo e giudiziario) che debbono rimanere distinti. Come la scuola, la difesa, la sanità, la ricerca scientifica, gli operatori nel servizio pubblico, giornalisti in primis, devono esercitare il loro ruolo di smascheratori del lato oscuro delle nostre democrazie, denunciando soprusi, attività di propaganda illecita, manipolazioni legate ad un uso scorretto della ricerca scientifica, assicurando anche nell’epoca dell’internet delle cose, del crescente ricorso all’uso di algoritmi e di applicazioni non solo informatiche ma provenienti da laboratori di intelligenza artificiale, la tutela dell’anonimato, evitando violazione della privacy, coercizione, intimidazione bullismo e violenza nei confronti non solo delle categorie più a rischio ma dell’insieme dei cittadini e degli elettori, nel massimo rispetto dei diritti di tutti e in particolare delle minoranze e dei soggetti più deboli. Nel Paese più colpito dal Corona Virus gli Stati Uniti, l’uscita di scena di Bloomberg ha impedito il paventato duello fra due miliardari alle elezioni presidenziali, ma la diffusione del morbo dopo l’uscita di scena di Sanders ha praticamente sospeso il ricorso alle primarie nella selezione dei candidati alle elezioni presidenziali che per la prima volta potrebbero essere organizzate senza seggi fisici qualora l’America subisse una seconda ondata di contagi nel prossimo autunno. Non sono mancati di recente fenomeni come l’eliminazione degli avversari e dei candidati a colpi di video indebitamente postati in rete come avvenuto in Francia con il clamoroso caso del candidato macroniano al municipio di Parigi o i tentativi in Italia di esautorare il ruolo del parlamento e cavalcare tentazioni autoritarie in nome di una pur legittima aspirazione alla riduzione dei costi della politica di fronte alla crescita degli episodi di corruzione e di arricchimento personale. Fallito il referendum per la Riforma costituzionale, l’Italia a quasi tre decenni dallo scoppio di Tangentopoli nonostante le diverse leggi elettorali succedutesi nella seconda repubblica, non ha risolto la questione della propria governabilità. Che non può certo ridursi a governare a colpi di DCPM né a prescindere dal Codice degli Appalti per modernizzare le proprie infrastrutture obsolete in tempi ragionevoli senza dover ricorrere sempre all’emergenza. Certo – come osserva Panebianco sul Corriere della Sera – “In una situazione di gravissima emergenza come l’attuale è inevitabile che il potere decisionale si centralizzi e che quindi le assemblee parlamentari perdano temporaneamente peso e influenza. Di più: è, in larga misura, necessario che ciò avvenga, checché ne dicano certi puristi della democrazia privi di senso della realtà. In una condizione di emergenza il primo problema è affrontare l’emergenza, punto. Anche, quando serve (e in questo frangente è servito) con restrizioni delle libertà individuali: per esempio della libertà di movimento o del diritto di disporre liberamente delle proprie proprietà, aziende comprese. Magari sarebbe più costituzionalmente corretto (o perlomeno elegante) se certi provvedimenti non venissero presi solo per via amministrativa ma ottenessero anche la formale approvazione del Parlamento. Però l’emergenza va fronteggiata. A caval donato non si guarda in bocca, primum vivere, eccetera eccetera. Tutto ciò però – ammonisce Panebianco – riguarda il breve, brevissimo periodo. Se l’arco temporale si allunga allora cambia tutto: perché, senza che i più nemmeno se ne accorgano si va tutti a finir male, ci si ritrova ad avere abrogato di fatto (non temporaneamente sospeso) le garanzie costituzionali per via amministrativa”.

Uscire dal presentismo

6.     In Italia un’intera classe dirigente riconfermata proprio in queste settimanealla testa di enti e organismi pubblici eredi delle partecipazioni statali, non è stata capace in questi decenni di provvedere alla manutenzione di strade ponti e autostrade, se non dopo crolli e tragedie annunciate, né tantomeno è riuscita a trovare un accordo sulle modalità di costruzione delle nuove autostrade dell’informazione, le reti a banda ultralarga, rimaste prive di una cabina di regia. Un governo praticamente sin dalla sua costituzione in preda a risse intestine incapace di prender decisioni stabili, sembrava da diversi mesi definitivamente giunto al capolinea. Lo tsunami subito dal Paese e in particolare dal suo cuore produttivo, a cominciare dalla Lombardia con lo scoppio della pandemia, nei primi giorni gli aveva ridato fiato e consenso fra i cittadini. Ma i nodi dopo poche settimane sono venuti al pettine. Non tanto per i vari Decreti del Presidente del Consiglio predisposti da Conte – dopo le esitazioni iniziali – nella prima fase di contenimento della diffusione dei contagi facendo leva sui pareri di Task Force e Commissioni di esperti resisi necessarie per introdurre il confinamento Quanto poi per definire i percorsi di uscita da questa prima fase e criteri con cui attuare la riapertura progressiva delle attività nella seconda fase, facendo emergere gli ennesimi conflitti fra Stato e Governo centrale da un lato e Regioni dall’altro, nonché quelli interni alle Regioni, sia quelli fra quelle più colpite dalla pandemia (Nord) e quelle meno colpite (Centro-Sud), sia quelle interni ai modelli di organizzazione della sanità (profondamente diverso in Lombardia rispetto al Veneto o all’Emilia Romagna. La carta stampata– al di là delle sue simpatie – ha messo in evidenza gli errori di comunicazione compiuti da questo governo, la scarsa compattezza sia della maggioranza sia dell’opposizione manifestatasi poi clamorosamente in materia di modalità di finanziamento della ricostruzione e di ricorso a finanziamenti o prestiti provenienti dall’Unione Europea, la tentazione di scaricare le responsabilità degli errori commessi o del ritardo delle decisioni su una pletora di Task Force e commissioni di esperti, se non addirittura di mettere in quarantena il parlamento, evitando di pronunciarsi per evitare di aprire in un momento troppo delicato una crisi politica – dopo le divisioni emerse al Parlamento Europeo in seno alla maggioranza come in seno all’opposizione . Ferruccio de Bortoli ha notato quanto strida la decisione di affidarsi a questa pletora di esperti con la volontà – ahinoi professata non solo dalle forze populiste interne ai due schieramenti – di procedere ad una drastica riduzione del numero dei parlamentari, ovvero dei rappresentanti degli elettori, attraverso un referendum confermativo, senza peraltro procedere contemporaneamente ad un aggiornamento della nostra Carta Costituzionale. Ripensare la democrazia futura vuol dire non solo finirla con il corona virus assicurando un vaccino contro questo morbo devastante, ma saper intravedere e contrastare questi pericolosi sintomi, queste pericolose quanto irresponsabili scorciatoie. Uscire dal presentismo favorendo, un nuovo sbarco degli alleati, una nuova Liberazione e una disciplinata ricostruzione del Paese, sapendo bene da che parte stare per assicurare la tutela dei nostri interessi e dei valori e principi che festeggiamo con la Festa della Liberazione il 25 aprile. Difendere la democrazia e disegnare la democrazia futura è il miglior farmaco contro il grande rischio di un rapido e definitivo Declino dell’Occidente.

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Bruno Somalvico

Bruno Somalvico (Lugano, 1958) formatosi all’Ecole des Hautes Etudes en Sciences Sociales di Parigi, dal 1988 ad oggi opera presso la Direzione Generale Rai. Nella sua più che trentennale attività di studi e ricerche di pianificazione strategica ha cercato di individuare i nuovi scenari e le nuove sfide per il servizio pubblico alla luce della trasformazione dei bisogni della società indotti dalle nuove tecnologie dell’informazione e della comunicazione, della frammentazione e segmentazione del corpo sociale e della personalizzazione delle offerte, della crescita delle nuove modalità di finanziamento e di remunerazione e dei nuovi modelli di business e fenomeni di allargamento e/o concentrazione dei mercati della comunicazione, proponendo in varie occasioni di ribadire le ragioni del servizio pubblico in un documento di valore costituzionale teso in ogni caso ad esaltare il suo valore pubblico e civico. Autore nel 1993 di un Rapporto in qualità di per il Consiglio d’Europa su Acces to new telecommunication technologies and their social impact in Europe, con Bino Olivi ha poi redatto un saggio di strategie per il servizio pubblico nelle nascenti offerte multicanali La Fine della Comunicazione di massa. Dal villaggio globale alla nuova Babele elettronica (Il Mulino, 1997). Esperto per l’Italia al Consiglio d’Europa dal 1996 al 2000 nel Gruppo di specialisti su L’impatto delle nuove tecnologie della comunicazione sui diritti dell’uomo e i valori democratici. Nel 2000-2001, in qualità di esperto nominato dal Ministro delle Comunicazioni nel corso del secondo Governo Amato ha coordinato il Gruppo di lavoro sul Digitale Terrestre del Forum Permanente delle Comunicazione presentando un Rapporto finale per gestire la “difficile transizione” verso la televisione “all digital” (luglio 2001) poi trasformato in un volume collettaneo, La tv diventa digitale. Scenari per una difficile transizione (Franco Angeli, 2002). Nel 2003 ha costituito con Jader Jacobelli, Bino Olivi e altri dodici associati, Infocivica Gruppo di Amalfi, associazione senza fini di lucro per ridefinire la missione del servizio pubblico nella società dell’Informazione che nell’ottobre 2004 ha presentato ufficialmente alla Camera dei Deputati il progetto di un canale di informazione politico-parlamentare, documentazione e storia della vita istituzionale politica e culturale in previsione anche del 150esimo dell’Unità d’Italia Da questo momento ha concentrato la propria attenzione sulla ridefinizione di missione offerta finanziamento e regole dei servizi pubblici in previsione della scadenza della concessione ventennale nel 2016 Dal 2004 al 2007 ha fondato e curato la Collana di studi e ricerche Zone nell’ambito dell’Ufficio Studi della Direzione Palinsesto Tv e Marketing. Per il Mulino ha pubblicato un secondo volume: La nuova Babele elettronica: dalla globalizzazione delle comunicazioni alla società dell’informazione (2005) delineando la necessità di trasformare il servizio pubblico da broadcaster verticalmente integrato e editore cross mediale al contempo produttore e orchestratore di contenuti, reti e comunità di pubblica utilità nell’ottica di una Media Company. Dal 2007 nella Direzione Relazioni Istituzionali e Internazionali ha promosso e organizzato dal 2009 al 2015 Conferenze e Seminari presso il Prix Italia di un network di dieci accademici europei: dapprima una riflessione sulla possibilità di “costruire un servizio pubblico europeo” poi quattro seminari internazionali dal 2010 al 2014 su Missione dei PSM, riorganizzazione della loro offerta in ottica crossmediale, modalità di finanziamento e di governance, nonché un quinto seminario contenente le Conclusioni e raccomandazioni finali del Gruppo Europeo di Torino curate da Enrique Bustamante, poi raccolte in un dossier da lui curato nel numero di maggio 2016 di Mondoperaio, poi presentato nell’autunno 2016 presso la Biblioteca del Senato della Repubblica. Parallelamente in qualità di segretario generale di Infocivica ha promosso tre seminari di riflessione dedicati alla proposta di una testata unica per la Rai, di una separazione verticale fra servizio pubblico dei contenuti e servizio pubblico del trasporto, e di dar vita ad un Comitato di saggi incaricato di predisporre le linee guida di una Carta costituente di un Servizio pubblico europeo delle comunicazioni. Dal 2017 prosegue l’attività di monitoraggio su tecnologie, mercati, imprese e regole del gioco esaminando nella fattispecie gli effetti della maturazione della convergenza e dell’ascesa delle piattaforme OTT (SVoD, AVoD) sulla trasformazione del lavoro editoriale nell’età delle comunicazioni intelligenti. Per il 2024, in vista del centenario della nascita della radio e del 70esimo delle trasmissioni regolari della televisione, sta preparando un saggio di storia politica della radio e della televisione in Italia

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