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É etico raccontare bugie agli ammiratori di Trump

Recentemente la BBC America, la rete britannica che trasmette negli Usa, ha inviato un loro giornalista ad intervistare alcuni elettori dello stato della Florida che, tradizionalmente, votano repubblicano. Tra gli intervistati vi era un italo-americano che ha spiegato come il presidente Usa Donald Trump usi un linguaggio “semplice e diretto” e che questo fosse uno dei motivi della sua popolarità. Che Trump usi un linguaggio semplice é vero ed é necessario che lo usi per comunicare efficacemente con la sua base, ma non si é detto che con lo stesso linguaggio “semplice e diretto” dice un enorme numero di bugie.

Secondo il quotidiano “The Washington Post”, nei 14 mesi prima del 9 luglio scorso, il presidente ha sorpassato la quota di 20.000 bugie o 23 bugie al giorno. In particolare, il Fact Checker Database del quotidiano ha registrato 20.055 falsità da parte del presidente. Il sito PolitiFact elenca alcune delle bugie più recenti, come: “Nello stato del Wisconsin le schede elettorali vengono buttate nei fiumi”. Oppure: “Il presidente Barack Obama mi ha spiato durante la mia campagna elettorale nel 2016“. E anche: “Il coronavirus ha subito un’impennata in Nuova Zelanda” e “per il 99% dei casi, il COVID-19 é completamente innocuo“.

Ha anche detto che il candidato democratico Joe Biden é socialista (motivo principale del supporto a Trump in Florida), senza ricordare che, durante le primarie, Biden era invece stato accusato di essere troppo di destra, e che Trump non ha mai criticato il presidente socialista russo Vladimir Putin, nemmeno quando questo ha messo una taglia per ciascun soldato americano ucciso in Afghanistan. Un sondaggio da parte di YouGov, condotto dopo un’intervista con Trump della rete TV Nbc a Miami (Town Hall dello scorso giovedì) in Florida, ha rilevato che il 30% dei telespettatori pensa che il presidente sia stato “disonesto”.

Infatti Trump ha mentito su quasi tutte le risposte, come ad esempio: se avesse fatto il tampone come richiesto prima del dibattito televisivo con Biden; se conoscesse il gruppo sovversivo QAnon; sull’appoggio ai suprematisti bianchi (Fratellanza Ariana); sui mancati provvedimenti quando era stato avvertito della pandemia lo scorso dicembre, e se ancora sostenga che l’uccisione di Osama bin Laden sia stata una messa in scena del presidente Barack Obama. 

L’aspetto più interessante e significativo di questa analisi é che per i sostenitori del presidente (definibili come “Teste di Trump”) le bugie fanno parte del suo linguaggio “semplice e diretto” e che la sua “verità” (anche chiamata “fatti alternativi”) é ciò che questi vogliono sentirsi dire. Si deduce quindi che a questi sostenitori si possa raccontare qualsiasi storiella campata in aria senza la minima preoccupazione in termini di veridicità ed etica. Se lo fa il presidente Trump, lo possono fare tutti gli altri. 

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Dom Serafini

Domenico (Dom) Serafini, di Giulianova risiede a New York City ed è
il fondatore, editore e direttore del mensile “VideoAge” e del quotidiano fieristico VideoAge Daily", rivolti ai principali mercati televisivi e cinematografici internazionali. Dopo il diploma di perito industriale, a 18 anni va a continuare gli studi negli Usa e, per finanziarsi, dal 1968 al ’78 ha lavorato come freelance per una decina di riviste in Italia e negli Usa; ottenuta la licenza Fcc di operatore radio, lavora come dj per tre stazioni radio e produce programmi televisivi nel Long Island, NY. Nel 1979 viene nominato direttore della rivista “Television/Radio Age International” di New York City e nell’81 fonda il mensile “VideoAge”. Negli anni successivi crea altre riviste in Spagna, Francia e Italia. Dal ’94 e per 10 anni scrive di televisione su “Il Sole 24 Ore”, poi su “Il Corriere Adriatico” e riviste di settore come “Pubblicità Italia”, “Cinema &Video” e “Millecanali”. Attualmente collabora con “Il Messaggero” di Roma, con “L’Italo-Americano” di Los Angeles”, “Il Cittadino Canadese” di Montreal ed é opinionista del quotidiano “AmericaOggi” di New York. Ha pubblicato numerosi volumi principalmente sui temi dei media e delle comunicazioni, tra cui “La Televisione via Internet” nel 1999. Dal 2002 al 2005, è stato consulente del Ministro delle Comunicazioni italiano nel settore audiovisivo e televisivo internazionale.

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