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La data da segnare sul calendario è il 1º marzo, quando troverà piena applicazione il Grande Fratello di Stato. Ovvero quel sistema investigativo fatto di software spia che, per dirla con le parole del Garante della privacy, ha tutte le carte in regola per trasformarsi in «uno strumento di sorveglianza massiva» dei cittadini.
La novità ruota attorno al trojan, virus spia che una volta installato in un dispositivo (computer, cellulare, tablet) permette di prenderne il totale controllo dall’esterno. L’utilizzo per i pm del «cavallo di Troia» nelle intercettazioni è stato disciplinato dalla riforma Orlando del 2017 che ne permetteva l’applicazione in determinati ambiti investigativi, poi ampliati (e non poco) dalla legge Spazzacorrotti di Alfonso Bonafede. «Uno strumento irrinunciabile per le indagini», esultava il ministro grillino a dicembre. Dimenticando però le ombre di un sistema che fa sorgere perplessità e preoccupazioni.
I trojan infatti sono strumenti spia potentissimi. Una volta infettato un dispositivo permettono di attivarne dall’esterno il microfono, la videocamera, registrare il segnale Gps, fare screenshot dello schermo, carpire le password e gli scambi di messaggi. «Un livello di introduzione nella vita degli individui – scrive l’osservatorio di Eurispes – ben più pervasivo di quello teorizzato dai fautori della più cupa letteratura distopica».
Il problema è che la legge, ancora troppo astratta, disciplina l’uso dei trojan solo ai fini delle intercettazioni e non tiene conto di molte altre potenzialità dello strumento. Non è infatti escluso, per esempio, che possa essere utilizzato «per eliminare contenuti presenti sul dispositivo», «simulare conversazioni» o ancor peggio «creare materiale ad hoc». Magari inserendo file compromettenti all’insaputa del proprietario. Per combattere gli abusi occorrerebbe tracciare le operazioni eseguite sui dispositivi, ma le difficoltà tecniche lasciano perplessi anche gli addetti ai lavori. Basti infatti pensare che per il procuratore di Messina, Maurizio De Lucia, «la maggioranza dei Tribunali non risulta ad oggi disporre dei mezzi informatici né di personale adeguato ad affrontare la rivoluzione digitale». Con tutti i pericoli che ne conseguono.
Tra questi vi sono anche problemi tecnici nelle modalità di consegna delle registrazioni dalle società-spia (private) alle Procure. Il sistema automatico e i server pubblici non sono pronti e al momento l’unica soluzione sembra essere quella di caricare i file delle conversazioni su un dvd per poi portarli fisicamente al pm. Un sistema, come emerso dalle audizioni degli esperti in commissione al Senato, che «non è assolutamente in grado di garantire l’autenticità, la genuinità e la conformità di quanto prelevato dai server dell’impresa» rispetto a quanto consegnato in procura. Non solo. Perché le società dispongono di propri software e i file per essere uniformati necessiteranno di essere «convertiti», rischiando così di rendere «non originale» l’intercettazione. «L’intero sistema – si legge – potrebbe rivelarsi inefficace o inidoneo a garantire le esigenze di segretezza».
Infine, né Bonafede né Orlando si sono posti il problema di mettere nero su bianco se le conversazioni contenute nei software privati debbano essere cancellate oppure no. Col paradosso che alla fine potrebbero essere conservate in due archivi, raddoppiando così il rischio delle odiose fughe di notizie. Magari su fatti privati che nulla hanno a che fare con l’indagine in corso (Giuseppe Di Lorenzo – Il Giornale).
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Da oggi in libreria: San Giovanni Paolo Magno di Papa Francesco con Luigi Maria Epicoco (San Paolo). Domenico Agasso jr su La Stampa: «Sul celibato dei preti Francesco la pensa come Giovanni Paolo II. Lo definisce “un dono, una grazia decisiva che caratterizza la Chiesa cattolica latina. E non un limite”. E, se oggi c’è chi lo chiama “papa comunista”, a Buenos Aires Bergoglio è stato “percepito come un conservatore”, per la sua “sintonia” con Wojtyla. Altro libro: Carlo Maria Martini e gli Anni di piombo. Le fatiche di un vescovo e le voci dei testimoni di Silvia Meroni (Àncora). Al Conservatorio di Milano concerto del Trio di Parma (ore 20.30). Altri concerti: i Negrita sono al Teatro Creberg di Bergamo, i Dream Theater al Palazzo dello Sport di Roma, gli Editors all’Alcatraz di Milano.
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