Io sono solo un macellaio e non so niente di banche e banchieri: so però che quando una persona ha bisogno di soldi va alla banca e la banca glieli da. Certo si fa pagare ma molto meno rispetto a quello che chiede Castruccio, un falegname amico mio che fa pure lo strozzino. Lui chiede l’interesse del 100% l’anno, le banche molto meno, perchè capiscono le necessità della gente. Dicono che i soldi li diano soltanto agli amici, anche se sono dei poveracci che viaggiano in Mercedes, ma è proprio perchè i capi della banca capiscono le loro necessità e gli danno quello che chiedono. Certo, succede spesso, che poi quelli che li hanno ricevuti i soldi non li restituiscono, dimenticando l’amicizia. Ma come fanno se ormai i soldi li hanno spesi (come li abbiano spesi è un discorso a parte, un po’ fantascientifico, come insegna Calisto Tanzi, quello della Parmalat, che i soldi non li ha restituiti e se ne sta tranquillo a casa nella sua villa, con il permesso di uscire 3 ore al giorno).
Succede così che le banche restino senza quattrini da restituire a quelli che li hanno depositati ai loro sportelli e che spesso sono risparmi di una vita: è a questo punto che arriva lo Stato e da alle banche i denari di cui hanno bisogno: non ci trovo niente di male. Lo so che i tre miliardi e passa di euro che costerà allo stato la Cassa di Risparmio di Genova sono anche i soldi delle imposte che io ho pagato, ma cosa altro si sarebbe potuto fare. Qualcuno dice che sarebbe stato più opportuno che pagassero quelli che hanno prestato i soldi non restituiti, ma io credo che non sarebbe stato giusto punire così dei benefattori una volta tanto dei ricchi e non dei poveri. E’ ora che l’uguaglianza tra cittadini diventi effettiva e che sia riconosciuto anche ai ricchi di ricevere denaro dallo stato, così come lo ricevono i poveracci per campare (male). Ormai questo è successo e non si torna indietro.
I soldi delle mie imposte sono andati nelle casseforti di tante banche che è difficile contarle tutte. Spero con queste mie considerazioni di guadagnarmi la benevolenza della mia banca: pe parlà franco io la carne nun la venno più come prima, perchè la gente nun c’ha quatrini e li sordi pe pagà la rata der mutuo proprio nun ce l’ho: me so fatto scrive ‘sta cosa da mi fijo che ha fatto li studi. La banca deve sta bona: i sordi se nun je li do io li pija poi dallo Stato… alla faccia de chi ce vo’ male!
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