Le foreste italiane hanno un’estensione di 10,9 milioni di ettari, il 36,4% della superficie nazionale, ma solo il 9% è certificato. Nonostante i 10,9 milioni di ettari di boschi, il settore della produzione di legno è in ginocchio.
Il Rapporto RAF Italia 2017-2018 è stato presentato dal Ministero Agricoltura il 21 marzo scorso e si pone l’obiettivo di accrescere le conoscenze e le informazioni inerenti le foreste e le filiere forestali nazionali dando così avvio ad un nuovo processo di aggiornamento per le indagini statistiche in materia, con specifica attenzione alle necessità conoscitive europee e internazionali.
La conoscenza dello stato di salute del nostro patrimonio forestale e dei settori produttivi collegati hanno importanza notevole per l’Italia. Le foreste italiane hanno un’estensione di 10,9 milioni di ettari, il 36,4% della superficie nazionale e tutte le attività collegate hanno circa 400 mila persone occupate.
Molto, si può fare sul fronte dell’utilizzazione del patrimonio boschivo, incrementando in modo sostenibile i prelievi legnosi nazionali per diminuire l’import di legna dall’estero, senza intaccare il nostro capitale naturale. A oggi è mancato in Italia un unico contenitore in cui poter raccogliere i dati e le informazioni più aggiornate disponibili sulle foreste e sul settore forestale, al fine di rafforzare la conoscenza e la sensibilizzazione sociale e politica sul tema e la sua integrazione nei processi decisionali internazionali, nazionali, regionali e locali.
Il Rapporto, redatto in attuazione di quanto disposto al comma 3 dell’articolo 15 del Decreto legislativo 3 aprile 2018, n. 34 “Testo unico in materia di foreste e filiere forestali“, è una sorta di numero zero con il quale si è fatto un primo quadro dei dati disponibili e dei soggetti che ne sono in possesso, anche grazie al lavoro di 214 esperti e professionisti della materia, tra cui il Crea.
Il Rapporto è costruito in conformità a tre sezioni distinte:
Ogni Sezione ha un suo obiettivo informativo e tutte insieme contribuiscono a fornire un quadro della situazione delle foreste e del settore forestale in Italia. Il “patrimonio verde” avanza, ma non per le politiche forestali efficienti messe in campo, ma perché gli alberi finiscono per ricoprire le aree incolte e abbandonate nella corsa verso le città. «Da Lampedusa alle Dolomiti, l’Italia ha una quantità di specie diverse pari a quella che s’incontra dal Nord Africa al Circolo polare artico», ricorda il Crea. Ma solo il 9% delle foreste è certificato. E nonostante i 10,9 milioni di ettari di boschi, il settore della produzione di legno è in ginocchio. Non solo non abbiamo imparato ancora a preservare e a gestire al meglio le foreste, insomma, ma neanche a sfruttarne le risorse in maniera sostenibile.
Infatti, i prelievi di legno nelle foreste italiane si fermano tra il 18 e il 37%, contro una media europea del 62-67%. Questo perché dipendiamo dai boschi esteri, che presentano un’organizzazione migliore della nostra. Tuttavia se “siamo uno dei Paesi con il minor tasso di utilizzo delle foreste – secondo Raoul Romano – Si può aumentare il prelievo legnoso in modo sostenibile, affinché le foreste continuino a rinnovarsi e a vivere, aiutando il settore ma anche alleggerendo l’utilizzo legnoso in altre parti del mondo”.
L’Italia è oggi al terzo posto in Europa (dopo Regno Unito e Germania) per importazione di legno, con più di 20 milioni di tonnellate di materiali importati, in gran parte dai Paesi extraeuropei. Una sproporzione che crea un danno non solo all’economia nazionale (le imprese della selvicoltura sono diminuite del 25,9% e gli occupati del 33,3% dal 2008). Il danno è anche ai Paesi dai quali arrivano i materiali, vista l’enorme area grigia che esiste nello import di legno, con il rischio di contribuire alla distruzione delle foreste altrui, oltre che al commercio di legname illegale. “Le importazioni di legno in Italia arrivano soprattutto dall’Est Europa, ma anche dal Centro Africa”.
L’Italia è il primo esportatore in Europa di prodotti in legno finiti ma con materiali perlopiù provenienti dall’estero” secondo Federlegno. Non bisogna poi dimenticare quando importante sia il lavoro forestale per le aree montane e per l’utilizzo energetico sostenibile. In sostanza il bosco va tagliato, curato, gestito e pulito, come ricordano gli addetti ai lavori. Dal governo si sta pensando all’introduzione di nuovi incentivi fiscali per le imprese del settore, che sarebbero molto utili. Mentre i sindacati, come la Uila, chiedono di riaprire il turnover dei forestali perché in intere aree boscate non c’è più un operaio forestale e l’età media è altissima. Senza dimenticare che solo 11 Regioni su 21 hanno adottato l’obbligo di una formazione specifica per lavorare nei boschi.
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