Secondo un’antica leggenda, San Francesco, giunto a Roma per recarsi in udienza dal Papa, fu invitato ad assaggiare un antico “dolcetto” romano: i mostaccioli. Nella ricetta più antica, quella usata nel XIV secolo, erano confezionati con la pasta del pane, mosto d’uva e mandorle tostate, cui veniva talvolta aggiunto qualche granello di anice, una volta mescolati i vari ingredienti, veniva stesa la pasta come per fare una sfoglia alta un paio di centimetri, tagliata poi in rombi grandi più o meno la metà di una noce e cotta in forno a bassa temperatura per circa mezz’ora. Sembra che San Francesco abbia gradito molto i “Mostaccioli”, termine derivante dal mosto usato per confezionarli.
Confesso di non aver mai assaggiato i mostaccioli della ricetta originale: la mia conoscenza si riferisce a quelli che confezionava mia nonna Adele, con il miele al posto del mosto, un pizzico di pepe invece dell’anice, farina, mandorle tostate e chiara d’uovo montata a neve per rendere più soffice il mostacciolo: per il resto tutto secondo la ricetta originale.
Il risultato, nei miei ricordi di bambino, era formidabile. Negli anni successivi provai quelli che venivano venduti nei cinema durante l’intervallo tra un tempo e l’altro dei film: non erano la stessa cosa, così come non lo sono, anche se di buona qualità, ancora oggi venduti in alcune pasticcerie romane a Trastevere. Anche il tempo dei Mostaccioli sembra molto lontano.
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