Il fallimento su quattro fronti del 93mo premi Oscar era inevitabile nonostante la manifestazione di Hollywood si sia svolta dal vivo: il primo principale evento di Hollywood con un pubblico (seppur limitato) durante la pandemia. Il primo fallimento é derivato dalla scelta dei film e qui é interessante riportare il commento di Bill Maher, il comico piuttosto radicale che presenta il programma settimanale “Real Time” sulla rete Tv HBO: “Dopo oltre un anno di pandemia speravo che Hollywood ci offrisse un pó di divertimento [la parola usata era “escapism” o fuga dalla realtá], invece a giudicare dai film nominati, gli spettatori non avrebbero avuto un’esperienza peggiore se ci fosse stato un cecchino in sala”. Questo in riferimento ai temi deprimenti dei film in competizione. La giustificazione data é che quest’anno “é stata premiata l’arte invece che il gusto popolare.”
Poi si é messo di mezzo il “political correct”, che ha calcato la mano sulla rappresentanza afro-americana (sotto le etichette di “diversitá” e “inclusione”), tanto da definire la cinese Chloé Zhao, che ha vinto l’Oscar come migliore regista per il film “Nomadland”, “donna di colore” (termine che in genere definisce gli afro-americani). Alla fine questo taglio é andato contro gli interessi della stessa comunitá artistica afro-americana, perché ha creato il sospetto che gli attori fossero stati nominati per non far torto al colore della pelle piuttosto che al loro talento, che invece era molto meritevole.
Il cinema, inteso come le sale cinematografiche, é stato pure tra i perdenti, considerando che tutti i 32 film americani scelti per le “nominations” sono stati prodotti per le piattaforme streaming, di cui 11 per Netflix e 12 per Amazon e gli altri divisi tra Hulu. Disney + e Apple Tv.
Infine c’é stata la perdita dell’audience televisiva, diminuita del 58% rispetto al programma dell’anno scorso. che venne realizzato in modo tradizionale prima della chiusura per la pandemia. In termini di pubblico parliamo di 23,6 milioni di telespettatori nel 2020 e 9,85 milioni di quest’anno (poi aggiornato a 10,4 milioni) per un programma di 210 minuti prodotto e trasmesso in prima serata dalla rete Abc di proprietá della Disney.
Gli unici aspetti positivi sono stati il record di entrate pubblicitarie di 155,9 milioni di dollari per Abc (un aumento del 4% rispetto agli Oscar 2020), e la diminuzione del costo per i diritti di trasmissione da parte dell’Academy of Motion Picture Arts and Sciences.
Tradizionalmente Abc paga all’Academy 100 milioni di dollari, ma questa volta alla Disney i diritti per la trasmissione sono stati ridotti, anche se non é chiaro l’ammontare del risparmio. Ció che si sa é che il costo per uno spot commerciale di 30 secondi é stato di 2 milioni di dollari.
Nella foto da s. a d. i vincitori per “Nomadland”: il produttore Peter Spears, la protagonista Frances McDormand, la regista Chloé Zhao, la co-produttrice Mollye Asher ed il co-produttore Dan Janvey.
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