In una prima edizione dei convegni di caprienigma, che si svolsero a Capri tra il 1986 e il 2008, nonostante il fatto che il gioco non rientrasse pienamente nel concetto classico di enigmistica, il rebus ebbe comunque un rilievo particolare. Innanzitutto perché si parlò di un’invenzione quanto mai felice di una sua nuova modalità di esecuzione che segnò l’inizio di una nuova maniera con esempi detti di “nuova frontiera; e poi perché, ai margini del convegno, cui parteciparono letterati, linguisti e semiologi, ci fu uno spazio ludico con la realizzazione di rebus nelle vetrine. Nelle vetrine di alcuni negozi dell’Isola furono allestiti dei veri giochi illustrati in completa sintonia con gli articoli abitualmente esposti.
In quell’occasione l’osso più duro fu certamente quello costituito da una mela di vetro di Boemia (se ne leggeva l’origine in un adesivo posto su di essa) che faceva ben spicco in una delle vetrine. La presenza di una P permetteva la soluzione:
di vetro P pomo d’Est è = dive troppo modeste.
Nelle boutique il tipo di merce a disposizione permise di sfruttare altre chiavi e infatti
pareo nero SOL, ON è stola, V oro = pare oneroso l’onesto lavoro
era la frase desumibile da quanto esposto in un’altra vetrina, dove, insieme con altri di vario colore, v’erano un ‘pareo nero’ (SOL), una ‘stola’ (ON) e un lingotto d’oro (V).
A proposito di quel “rebus” detto di “nuova frontiera” e che, a rigore, dovrebbe definirsi «crittografia illustrata», il meccanismo risolutivo è davvero particolare poiché non si limita alla semplice definizione degli oggetti designati da una lettera, ma si spinge oltre, con una modalità non codificata e non codificabile.
Il disegno del “rebus” (“La Settimana Enigmistica”, 1985) mostrava un’arena con un gladiatore (S) nel tentativo di bloccare un indomito leone (EG), che (si vede chiaramente) ha già mietuto una vittima. L’autore (Leone Pantaleoni) intendeva così che il solutore, attraverso una chiave straordinariamente nuova, pervenisse alla soluzione:
S o doma EG o morrà = Sodoma e Gomorra.
Quella prima edizione del convegno ospitò anche un originale dialogo sulla “questione Edipo”, una sorta di processo all’antesignano dei solutori di enigmi, non solo vittorioso sulla Sfinge, ma anche responsabile di due “delitti”: l’uccisione del padre e il rapporto incestuoso con la madre, origine riconosciuta del concetto di colpa e di conflitto intrapsichico. Vi parteciparono: Mario Daniele (Edipo), Salvatore Giaquinto (l’accusa), Giuseppe Aldo Rossi (la difesa). Inutile dire che Edipo risultò totalmente innocente.
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