Cosa mi rimane a conclusione del periodo natalizio? Qualcosa, anche se avrei desiderato meditare e capire meglio. Quest’anno mi è rimasta in mente una parola: la mangiatoia. Il Bambino è stato deposto dove mangiano gli animali. Ci può essere una nascita più modesta? Che messaggio vi è contenuto?
Stavolta mi sembra di aver capito che se Dio fatto uomo nasce così in basso, anch’io devo imparare a considerarmi uno zero. “Senza di me non potete fare nulla” dice Gesù. Senza Dio produco solo foglie, carta da imballaggio. Devo capire che chi opera in me è soltanto la grazia di Dio, io non devo fare altro che assecondarla.
E’ un pensiero molto confortante. Richiama quell’esortazione di Gesù “non vi affannate”.
“Guardate gli uccelli del cielo: non seminano e non mietono, né raccolgono nei granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre“. (Matteo 6).
D’altra parte la parabola delle vergini stolte è un invito a stare vigilanti e quella dei talenti è un esortazione a darsi da fare.
Ecco allora la miscela esplosiva: essere in missione per conto di Dio ma lasciar fare a Lui. Avere come orizzonte il mondo intero ma sapendo di essere un nulla. Non a caso il classico matto pensa di essere Napoleone. Io devo convincermi di non essere Napoleone, ma nemmeno una frazione di Napoleone. Devo capire che sono uno che merita di giacere dove mangiano gli animali. Allora farò cose grandi perché chi agirà in me è la potenza di Dio.
Apollo e Dafne (Ovidio, Metamorfosi, libro I). “Fer pater… opem… qua nimium placui mutando figuram!”.…
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