I piloti del Boeing 737 Max 8 che si schiantò lo scorso 10 marzo nei pressi di Addis Abeba «avevano seguito alla lettera le procedure di emergenza ma non sono riusciti a disattivare il controllo automatico di stabilità». È quanto si legge nel rapporto preliminare sull’incidente del volo 302 della Ethiopian Airlines, costato la vita a 157 persone, tra cui otto italiani. «Non si è trattato di un errore umano bensì di un difetto di software», ha dichiarato la ministra dei Trasporti Dagmawit Moges, anticipando i risultati dell’analisi che saranno resi noti integralmente entro 26 giorni, come previsto dalla norme per le indagini sugli incidenti aerei. Il rapporto finale richiederà un anno di lavoro ma, secondo la ministra, sarà in linea con quanto già esposto.
«I due piloti hanno combattuto per quasi tutti i sei minuti in quota contro il computer di bordo prima di schiantarsi quasi verticalmente contro il suolo. […] I problemi, secondo il documento ufficiale, sarebbero iniziati subito dopo il decollo a causa del sensore esterno (l’angolo di incidenza) che riceveva e trasmetteva informazioni sbagliate. Così, subito dopo aver disabilitato l’autopilota, il muso del 737 Max ha iniziato a puntare verso il basso perché il sistema anti-stallo Mcas elaborava informazioni sbagliate. Il rapporto esclude qualsiasi problema ai motori» [Berberi, CdS].
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